L’hip hop tunisino

La scena del rap tunisino è vivace e molto seguita dai ragazzi delle città, ma dal momento che i dischi dei rapper più noti si trovano anche nei supermarket di provincia al costo di 1 euro, è facile sentirli suonare anche dalle autoradio in aree più periferiche.
Due sono i nomi di punta: Balti è ritenuto il leader indiscusso dell’hip hop tunisino, sia per l’ottima tecnica, in grado di padroneggiare fluidamente arabo, francese e inglese, sia per la capacità di raccontare credibili storie di strada della gioventù locale. La povertà e la mancanza di opportunità per i ragazzi tunisini sono gli argomenti ricorrenti delle sue canzoni, che hanno toni seri e ritmi solenni, sui quali la voce cavernosa e il magistrale flowing di Balti ottengono effetti che poco hanno da invidiare ai migliori prodotti anglosassoni e francesi.
Tunisiano invece è un tunisino d’oltremare, nato e cresciuto in Francia in una famiglia e in una comunità araba, che a 31 anni ha raggiunto una buona popolarità anche a Parigi ed estende il suo repertorio al reggae-dancehall. Al tempo dell’elezione di Sarkozy, Tunisiano produsse un disco di dura contestazione della politica transalpina verso gli immigrati (“Itinéraire d’une polémique”) che fece sensazione e viene ancora ricordato tra gli studenti tunisini, poco avvezzi a occuparsi apertamente di politica, sotto l’eterno regno di Ben Ali. Più recentemente Tunisiano ha ammorbidito i toni, con diversi brani di carattere sentimentale e un’evidente propensione alle collaborazioni, sia con artisti della musica tradizionale tunisina, ma perfino con gruppi metallari scandinavi. Dagli appassionati locali è visto come l’imprevedibile istrione, peraltro di passaporto francese. Al contrario del rispettatissimo Balti, che resta il grande padre dell’hip hop della costa tunisina.

Stefano Pistolini

Stefano Pistolini fa il giornalista e lo scrittore ed è autore radiotelevisivo. Collabora con Il Foglio.