Le finali NBA 2011

Un vecchio broccardo NBA dice che una serie non inizia veramente finché una delle due squadre non vince in trasferta. Benvenuti alle Finali NBA 2011, allora, dopo che in gara-2 i Dallas Mavericks hanno espugnato Miami portando la sfida al meglio delle sette partite sull’1-1 e strappando così agli Heat il vantaggio del fattore campo. E come hanno vinto! Dallas ha rimontato 15 punti negli ultimi 7 minuti, per il godimento di quella – larga – parte di America che a queste finali chiede soprattutto una cosa: la sconfitta di LeBron James. Il fenomeno degli Heat, che ha “portato i suoi talenti a South Beach” all’inizio della stagione – scatenando infinite polemiche – è senza dubbio il personaggio catalizzante dell’ultimo atto del campionato NBA 2011. Chi lo ama si mette davanti alla TV nella speranza di vederlo arrivare al primo titolo NBA della sua carriera, inseguito otto per anni; chi lo odia vede questa opportunità come i maya l’arrivo del 21 dicembre 2012.

Intanto, però, nessuno si perde la finale. Così gara-1 ha fatto registrare il miglior rating TV per una Finale NBA dal 2004 nonostante in campo non ci siano i Lakers e i Celtics (come nel 2008 e nel 2010) o altri nomi nobili del basket americano ma le stesse due squadre che si erano già ritrovate una di fronte all’altra nel 2006. Solo che, allora, la percentuale di gente davanti allo schermo per la prima palla a due della serie era stata il 15 per cento in meno e la differenza sta tutta nella presenza del numero 6 degli Heat. Per il grande seguito generato in America il rematch della sfida tra Miami e Dallas è stato subito ribattezzato “the hottest Finals ever” ma oltre che all’effettivo interesse, nazionale e mondiale (gare visibili in 215 Paesi, oltre 2.000 giornalisti accreditati, di cui 315 da fuori gli Stati
Uniti), si strizza anche l’occhio alla colonnina di mercurio del termometro, appena sotto (Miami) o parecchio sopra (Dallas) i 30 gradi centigradi.

Nel 2006 ebbe la meglio una Miami trascinata da un fenomenale Dwayne Wade, che allora faceva coppia con quel Shaquille O’Neal appena ritiratosi e quest’anno invece ha recitato il ruolo del padrone di casa nell’accogliere LeBron James e Chris Bosh, nuovi membri del “terzetto” più chiacchierato della storia NBA. I Mavs invece ribussano alla stessa porta, cercando maggior fortuna, guidati oggi come 5 anni fa dal loro leader di sempre, Dirk Nowitzki, assoluto protagonista del finale di gara-2 (suoi gli ultimi 9 punti della partita per il coronamento della rimonta). Per tanti il tedesco di Wurzburg è la faccia buona di queste Finali, l’uomo che ha scelto di non lasciare Dallas (dove ha iniziato la sua carriera NBA nel 1998) per cercare di portare in Texas il primo anello della storia (sarebbe il primo anche per lui, malignamente apostrofato come Dirk NoRingsky dai detrattori). Proprio tutto il contrario del “traditore” LeBron James, per chi ama vederla così. Ma, si sa, lo sport non sempre premia i “buoni”.

Mauro Bevacqua

Nato a Milano, nel 1973, fa il giornalista, dirige il mensile Rivista Ufficiale NBA e guarda con interesse al mondo (sportivo, americano, ma non solo).