L’alternativa del volonturismo

Il concetto di vacanza-lavoro sembra una contraddizione in termini, eppure l’ampiezza del fenomeno del “volonturismo” dimostra il contrario. Dagli anni Novanta, partire per partecipare attivamente e senza scopo di lucro a un progetto umanitario, a una ricerca scientifica, a una causa di sostenibilità o pacifista, è diventato un modo di spendere le vacanze per un numero crescente di persone, soprattutto giovani fino a 35-40 anni.

Nel 2006 c’è stato il boom. Gli studi pubblicati quell’anno da Euromonitor International prevedevano che il volonturismo sarebbe stato uno dei settori di viaggio in maggior sviluppo fino al 2010-2012; sempre nel 2006, una ricerca di Travel Industry Association of America (TIA) evidenziava che il 24% dei viaggiatori è potenzialmente interessato a svolgere attività di volontariato in vacanza (www.imvoluntourism.com). Di nuovo nel 2006, Bill McMillon pubblicava la prima edizione di Volunteer Vacations: Short-Term Adventures that Will Benefit You and Others (Chicago Review Press), prima guida con 200 organizzazioni no profit per aiutare volonturisti ai primi passi e quelli più navigati a scegliere tra la moltitudine di progetti in tutto il mondo. Da allora, associazioni e organizzazioni si sono moltiplicate e specializzate.

Passando alla pratica, a chi ci si rivolge per partecipare a un progetto? Quanto costa?

Il primo passo è individuare associazioni e organizzazioni nell’area d’interesse: per esempio, Coopi (coopi.org) ha già realizzato 700 progetti in 50 Paesi ed è attiva su altri 180 progetti di sviluppo ed emergenza; la United Nations Volunteers (unv.org) ricerca invece figure professionali nel settore agroalimentare, tecnico e medico per progetti di pace e sviluppo nel Terzo Mondo, mentre Wwoof (wwoof.it) mette in contatto chi offre manodopera (woofer) e fattorie che in cambio danno ospitalità, pasti, training su agricoltura e allevamento bio.

In generale, il lavoro dei volonturisti non è retribuito, e anzi implica alcune spese, come il trasporto per raggiungere il luogo del progetto. Di gratuito al 100% non c’è nulla; ma ciò può essere considerato un elemento virtuoso che promuove una consapevole, ben integrata combinazione di volontariato e dei valori tradizionali del turismo sostenibile: conoscenza profonda dei luoghi, incontro con culture diverse, scoperta di storia e tradizioni dall’interno, esperienza, partecipazione, rispetto ambientale.

Un esempio in Italia
In Toscana, nella campagna di Pitigliano, Solidòr (solidor.it) è un’azienda agricola biodinamica con un uliveto e un orto nutriti con il composto conservato nel corno di bue e seppellito sotto terra a fermentare per mesi. Qui il lavoro è immenso, non c’è mai requie e c’è sempre bisogno di mani in più: raccogliere le olive, potare le piante, accatastare i rami tagliati, zappare, arare, piantare il cavolfiore e le rape, raccogliere pomodori, peperoni, melanzane e zucchine che vanno puliti, cucinati, conservati per l’inverno. Wwoof è l’unica associazione a cui Solidòr è affiliata, «perché è seria, storica (opera dal 1971) e soprattutto ha l’obiettivo di divulgare l’agricoltura organica», dice Lorenzo Andi, il proprietario che con la moglie Luciana ha lasciato Milano 15 anni fa per dedicarsi a una vita rurale. È il sogno di tanti cittadini, ma poi pochi hanno il coraggio di fare il salto, perché non è facile convertirsi alla campagna, adattarsi ai suoi ritmi faticosi, a volte ostili, anche troppo per chi non è abituato. Eppure l’idea esercita sempre un’attrazione forte, nutre l’immaginario di concetti che si inseguono volentieri come una vita più sana. E spesso è questo lo spirito che spinge i woofer a trascorrere un periodo (da due settimane a qualche mese) lavorando con zappa e trattore per apprendere sul campo i principi dell’agricoltura biodinamica. A istruirli ci pensa Lorenzo, agronomo steineriano, dopodiché si passa alla pratica: sei ore al giorno di attività e un giorno di riposo alla settimana. Si dorme in roulotte (ciascuno la sua) e si pranza tutti insieme. Le tavolate sono spesso conviviali, perché intorno ai proprietari gravitano amici intellettuali, musicisti, scrittori, che arricchiscono piacevolmente le giornate tra gli ulivi, e gli ospiti dell’agriturismo che animano la corte e la vita della tenuta (8 camere; 30 € notte e colazione; 50 € in mezza pensione).

Sara Magro

Fa la giornalista di viaggi e scrive di turismo. Il suo sito è The Travel News