La rivoluzione, quando non russa, tifa (e sorride e non dà la mano)

Una tornata amministrativa epocale, ok. Ma cosa faccia l’epocalità di una tornata amministrativa (a parte le vittorie inaspettate per chi vince e le sconfitte inattese per chi perde) non è chiaro. Forse rimangono le immagini – che sempre più l’idea di cosa vada fatto in questi tempi barbarici passa attraverso il riconoscimento visivo della strada giusta: un’ansa inclinata come un sorriso, un angolo familiare, un panorama che è l’incastro del pezzo giusto del puzzle. Immagini che messe una accanto all’altra fanno l’immaginario personale e l’immaginazione collettiva e che ho provato a mettere in fila in numero di cinque, a futuro monito e memoria – in ordine inverso.

5. La scrutatrice votante (e sorridente)
È l’ultima impietosa (per B.) istantanea della campagna milanese e coinvolge uno scrutatore non votante – qui giovane donna e qui non “indifferente alla politica che poi non scende dalla macchina” come quello cantato da Bersani – il Bersani che non fa il segretario del PD. Berlusconi entra baldanzoso nel seggio elettorale, tutti si alzano con rispetto istituzionale e milanese compostezza tranne una scrutatrice, che rimane seduta e tende la mano di malavoglia. Il premier non trattiene l’urgenza seduttrice e, mosso dal psss perpetuo e cateterico che è per uno come lui la sorpresa di non essere amato da tutti, stuzzica la scrutatrice: “Lei è sempre poco sorridente”. La donna lo rassicura: che ride, che riderà. E bene fa You Reporter, le cui telecamere hanno ripreso la scena, a montare subito dopo il sorriso arcobaleno della scrutatrice, fotografata alla festa per l’elezione di Pisapia a sindaco di Milano. Una piccola storiella morale vecchio stile, in 30” netti.4. De Magistris, il Masaniello sterminatore
Angelo sterminatore e Masaniello” è il mix mitologico testualmente evocato da un Cicchitto versione ancora-non-ci-credo la sera stessa dei risultati del ballottaggio, seduto sulla poltrona – mai così scomoda – di Porta a Porta. E De Magistris, il sindaco con la bandana che scassa (e costruisce, dice lui) ha costruito scientemente il suo profilo popolano durante tutta la campagna, menando a destra e a manca, zigzagando tra i rifiuti della politica napoletana e scansando le comunicative bucce di banana. Senza mai però rifiutare lo scontro diretto con un Lettieri sempre più mesmerizzato dallo sguardo piacionesco del rivale, ingoiato dalle sabbie mobili della lotta nel fango televisivo. I due contendenti al ballottaggio non si sono negati televisivamente nulla – spuntavano a finestre più o meno affiancate da ogni trasmissione: Ballarò, le Iene, Porta a Porta, Otto e Mezzo, Sky Tg 24, In Mezz’ora e giù fino alle televisioni locali dove, novello Kennedy versione anni ’60, De Magistris faceva valere un physique du rôle più adattivo del suo rivale: giacca sgualcita, sorriso da buon guappo, seduta scivolata sulla sedia – come s’usa nel bar di casa, quello di sempre, davanti a un peroncino. Lettieri, hai voglia a sbottonare la camicia: non era cosa.

3. Il trucco di Letizia e il braccio immoto di Giuliano
L’errore degli errori, la sciocca tracotanza di chi vuole fare il furbo sperando che nessuno se ne accorga (che appunto non c’è niente di più sbagliato che eseguire un trucco che tutti capiscono): l’accusa infondata di ladrocinante coinvolgimento lanciata all’ultimo minuto da Letizia Moratti a Giuliano Pisapia su Sky rischiava di rimanere rinchiusa nei recinto dorato dei pochi tg che non hanno fatto finto di niente fischiettando, e invece è esondata sui pc di mezz’Italia grazie anche al passaparola dei social network. Che in questo caso hanno imposto, con un’archimedica mossa di ju-jitsu, il tema “Moratti ‘nfame” fin dentro l’agenda prima locale e poi nazionale. Ma poi alla fine, come sempre, contano i dettagli. E qui, in questo video, il dettaglio che a parer mio ha contato è la reazione di Pisapia. Il quale, scansata l’intellettuale pigra tentazione d’indulgere all’esprit d’escalier, ha fatto velocemente l’unica cosa giusta: non ha dato la mano alla Moratti. Un gesto forte, quello di non dare la mano a qualcuno che te la porge – che infatti può essere tollerato solo come scherzo bimbo (si fa ancora?). Un gesto che ha detto molto di Pisapia, a prescindere dai contenuti e universalmente: che era uno che non accettava le ingiustizie, e che stava ben lontano dal proverbiale e correttissimo sconfittismo di certa sinistra. Da quel braccio fisso che non si scolla dal fianco è iniziato forse l’effetto Pisapia.

2. Piazze vuote e urne uguale
Parla senza bisogno di sottotitoli, questo video raccolto da Il Fatto Quotidiano. Forse la testimonianza più impressionante di quello che stava accadendo a Milano – al di là delle cause della malattia, il sintomo chiarissimamente esposto. Tipo bubbone.

1. L’eco della lista di Berlusconi: “chi non salta milanista è”
La scena che più mi ha comunicativamente colpito è però quest’ultima, relativa al concerto di chiusura della campagna elettorale di Gianni Lettieri (che, narra una retroscenica cronaca diventata presto il pissi-pissi principe di fine campagna, abbia pregato fino all’ultimo i vertici del partito di NON far scendere Berlusconi). Il premier sale sul palco e tenta il giochetto dell’eco olalica da concerto, spesso fatto in passato – ma con platee ben controllate, come quella inscatolata a suon di bus dentro il Palasharp di Milano per l’evento principale della campagna della Moratti, per esempio. “Volete voi un sindaco così?”, “Volete voi un sindaco colà”, e così via con una simile sfilza di domande retoriche (e una faccia di Lettieri che diceva tutto). La risposta attesa era “No!”, quella reale un coro da stadio, anti milanista. Va a finire che quando la rivoluzione non russa, tifa.

Antonio Sofi

Giornalista e consulente politico, lavora come autore per Agorà su Rai Tre, per cui cura anche uno spazio dedicato alla tv politica del giorno prima. Ha un blog dal 2003, Webgol