La crisi del settimo anno

Una guida emotiva dopo la morte di Steve Jobs

«Scusa Fab, è uno scherzo?»
Moltissimi amici mi hanno scritto, più o meno con questo tono, stupiti, incuriositi, increduli, tutti con la convinzione che il mio legame con Apple e la tecnologia fosse qualcosa di immutabile, come una fede.
No, ecco, con la maglia della juve non mi vedrete mai, ma con in mano un telefono non Apple, sì. Proprio ora e con la stessa curiosità che mi ha sempre fatto guardare un po’ più avanti, cercare qualcosa di nuovo. Sì, perché la mia, personalissima, sensazione è che Apple, quella spinta, un po’ la stia perdendo, assecondando il mercato e non più imponendo delle scelte. Scelte quasi sempre migliori di quelle che farebbe l’utente, come diceva, appunto, Steve Jobs. Può sembrare poco democratico, ma è evoluzione tecnologica, lo è stata in maniera straordinaria fino a qualche anno fa, lo è molto meno in questi ultimi passaggi, in cui, se ci fate caso, l’offerta, non solo di Apple, è confusa e disordinata, in mano a uomini di marketing, più che di sviluppo tecnologico. Ma ne parleremo più avanti, soprattutto in relazione ai computer portatili.

Nell’acquisto di un nuovo telefono, nel mio caso la scelta è stata razionale e ponderata, ma sofferta, dopo aver avuto tutte le serie di iPhone prodotti da Apple ed averne amato l’interfaccia e il design. Negli ultimi sette anni, ho avuto in tasca, e in mano, dei compagni di gioco, complici messaggeri, aiutanti fotografi, navigatori esperti, assistenti fidati e ottimi deejay e sono stato molto bene insieme a loro. Così, quando ho messo nel cassetto l’iPhone 5, consumato dell’uso, con la batteria ormai bulimica e la memoria piena di ricordi, che non ho mai voluto cancellare, ho guardato con distacco al nuovo telefonino, con la convinzione che non sarebbe potuto essere lo stesso amore. Però l’amore ha molte forme e, dopo qualche giorno di uso intenso, ho iniziato a voler bene anche a questo nuovo compagno. Intanto il passaggio dei dati e delle app è stato più semplice del previsto, rendendo il distacco meno traumatico e, soprattutto, le infinite possibilità di personalizzazione dell’interfaccia utente mi hanno rapito e coinvolto in un nuovo gioco di ricerca del bello.

Sì, perché iOS resta più elegante, ma è limitato alla scelta estetica di Apple, mentre questo Android è completamente personalizzabile. Il mio, ora, è bellissimo.

Dicevo che la scelta è stata razionale e ponderata, anche perché ho iniziato a lavorare con NFC, una tecnologia che permette un’interazione con le app, attraverso dei chip da includere negli oggetti di uso quotidiano. Dai biglietti da visita, ai portachiavi, dal POS di un negozio all’obliteratrice dei tram. È la tecnologia che Apple usa, su iPhone 6, per il suo sistema di pagamento attraverso il telefonino. Però Apple, per questioni di sicurezza, non ha, ancora, dato accesso al chip NFC agli sviluppatori. Ha dato però un motivo in più, a me, per comprare un altro telefonino con un chip NFC libero, che mi permette di guardare un po’ oltre e cercare di fare cose nuove, con uno strumento sempre più potente fra le mani.

Fabrizio Re Garbagnati

Fabrizio, in un’altra vita, vendeva computer con la mela morsicata, aveva la barba bionda e una faccia molto seria. Adesso la barba è un po’ più bianca ma sorride molto di più, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con le sue fotografie.