Il segreto polacco del club Bilderberg

In famiglia e tra gli amici vengo sempre preso in giro perché sostengo, con passione, che i polacchi sono ovunque, anche quando non sembra, perché il loro cognome è stato cambiato. Se si parla di Bernie Sanders, non manco di far notare che è figlio di ebrei polacchi, come la bellissima Lauren Bacall (Betty Jane Perske) e la battagliera sindacalista nonna di Lou Reed (Shirley Novick) e centinaia di altri importanti cittadini americani (non tutti riconoscibili dal cognome: come invece Zbigniew Brzezinski o il socio di Steve Jobs, Steve Wozniak); dello scrittore Joseph Conrad, non manco di far notare che in realtà era polacco e si chiamava Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski; così come gli artisti Roland Topor o la scienziata Maria Curie che, come Nicola Copernico era, appunto, polacca (e da signorina si chiamava Skłodowska)…

Ma pochi sospettano che c’entri un polacco anche con il “misterioso” Club Bilderberg, del quale in questi giorni si parla nuovamente per una riunione a porte chiuse di alcune persone “potenti e influenti”, che scatena le paronoie di coloro che ovunque vedono complotti.

Józef Retinger (1888-1960) ha avuto una vita così avventurosa e, per certi versi misteriosa, che meriterebbe un grande romanzo. Ci limiteremo a raccontarla qui per sommi capi. Ratinger nacque a Cracovia (che allora faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico), quarto figlio di Józef Stanisław Retinger, che lavorava come consulente legale presso il celebre patriota e imprenditore conte Władysław Zamoyski (1853-1924), alle cui dipendenze lavorò anche Wyncenty Szymborki, padre della poetessa, premio Nobel, Wysława. All’improvvisa morte del padre, il giovane Józef (Giuseppe) fu preso sotto la protezione del Conte Zamoyski che immaginò per lui un destino da prete e lo fece studiare in seminario. Ma Retinger, prima di prendere gli ordini, si tirò indietro “spaventato dalla prospettiva del celibato”. Rimase tuttavia molto legato, per tutta la vita, all’ordine dei Gesuiti.

Sempre finanziato del Conte Zamoyski, che era nato e avevo studiato in Francia, nel 1906 Józef si iscrisse alla Sorbona dove, brillantemente, si laureò soltanto due anni dopo. I suoi primi interessi furono legati allo studio della letteratura e la sua prima pubblicazione fu: Histoire de la littérature française du romantisme à nos jours (B. Grasset, Paris1911). Quindi si trasferì in Inghilterra e fece amicizia con il suo compatriota Józef Conrad sul quale scrisse un importante studio che ancor oggi merita di esser letto: Conrad and His Contemporaries (Minerva, London 1941 e Roy, New York 1942).

Nel 1917 andò in Messico dove si scoprì la passione per la politica e il talento per l’azione e le trame dietro le quinte. Divenne una “eminenza grigia”: consigliere del sindacalista Luis Morones e del Presidente Plutarco Elías Calles (cfr. Joseph Retinger, Memoirs of an eminence grise, a cura di John Pomian, Sussex University Press, London 1972). Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, Retinger si mise al servizio del governo polacco in esilio a Londra, guidato dal generale Władysław Sikorski. Nel 1944, all’età di 56 anni, Retinger fu paracadutato nella Polonia occupata, per la rischiosa “Opreazione Salamandra”, in aiuto alle resitenza, assieme al tenente Tadeusz Chciuk-Celt (1916-2001), che dopo la guerra sarà redattore e vice direttore della sezione polacca di radio Europa Libera, a Monaco di Baviera.

Dopo la guerra, non potendo tornare nella Polonia comunista, Retinger divenne uno dei paladini dell’unità Europea e fondò il Movimento Europeo, che portò alla nascita del Consiglio d’Europa, nel 1949, con sede a Strasburgo, dove abitava Retinger. Egli era un convinto sostenitore dell’unità, e a tal fine non aveva molta importanza come essa dovesse essere raggiunta. Apprezzava il coinvolgimento del grande business e l’influenza che esso aveva sul grande pubblico. Credeva che le differenze politiche e religiose nel mondo, che avevano provocato i conflitti tra gli stati, e persino all’interno di alcuni di essi, avrebbero potuto essere stemperate se le elite si fossero riunite insieme in un ideale aziendale: una rivoluzione guidata dal mercato. Così fu l’iniziatore, nel 1954, su iniziativa del banchiere statunitense David Rockefeller (“Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati”), delle Conferenze Bilderberg (la prima riunione si tenne il 29 maggio presso l’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi). Retinger, che aveva maturato un’autentica visione sovranazionale dei problemi politici ed economici, fu il segretario delle Conferenze Bilderberg, fino all’anno della sua morte, nel 1960.

Francesco Cataluccio

Ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e Varsavia. Ha curato le opere di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Dal 1989 ha lavorato nell’editoria e oggi si occupa della Fondazione GARIWO-Foresta dei Giusti. Tra le sue pubblicazioni: Immaturità. La malattia del nostro tempo (Einaudi 2004; nuova ed. ampliata: 2014); Vado a vedere se di là è meglio (Sellerio 2010); Che fine faranno i libri? (Nottetempo 2010); Chernobyl (Sellerio 2011); L’ambaradan delle quisquiglie (Sellerio 2012); La memoria degli Uffizi (Sellerio 2013); In occasione dell’epidemia (Edizioni Casagrande 2020); Non c’è nessuna Itaca. Viaggio in Lituania (Humboldt Books 2022).