Il relatore dell’ONU sulla libertà d’espressione difende Assange

Il relatore speciale dell’ONU sulla libertà d’espressione Frank La Rue ha detto oggi ad ABC che Assange non dovrebbe essere perseguito legalmente dagli Stati Uniti. Secondo La Rue, se il fondatore di Wikileaks venisse condannato diventerebbe «un martire della libertà d’espressione». Di La Rue avevamo già scritto, in occasione delle sue critiche al ddl sulle intercettazioni proposto dal governo Berlusconi a luglio, ampiamente riprese da tutti i media italiani.

Se c’è un reato, ha detto La Rue, è stato commesso da chi ha trafugato le informazioni, non da chi le ha pubblicate, «la trasparenza funziona così, e così è stata trattata la corruzione in casi simili». L’inchiesta sulle presunte violenze sessuali di Assange non ha nulla a che vedere con il caso Wikileaks, e La Rue si aspetta «che in Svezia o in qualsiasi altro stato in cui verrà processato gli verrà data la totale garanzia di un processo equo».

Gli Stati Uniti non avrebbero quindi molte basi su cui appoggiarsi per denunciare Assange, a meno che la pubblicazione di documenti non abbia messo in pericolo la sicurezza della nazione o degli individui. Questo aspetto andrà analizzato nel dettaglio, ha detto La Rue, ma finora non gli sembra che le pubblicazioni di Wikileaks abbiano recato danno a qualcuno. E in ogni caso, ha specificato, questo aspetto va oltre le sue competenze, limitate alle controversie sulla libertà d’espressione.

Sul sito delle Nazioni Unite è specificato il ruolo di La Rue, attivista per i diritti umani, proposto per il Nobel nel 2004, titolare di un master alla Johns Hopkins University.

Frank la Rue è stato nominato Relatore Speciale sulla promozione e la protezione del diritto alla libertà di opinione ed espressione ad agosto del 2008 dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Nel suo ruolo è indipendente da qualunque governo o organizzazione e risponde a se stesso. L’Onu ha deciso di nominare un Relatore Speciale per eseaminare le questioni relative alla libertà di opinione ed espressione nel 1993. Il mandato, rivisto ed esteso nel 2008, prevede rapporti annuali al Consiglio per i Diritti Umani su questioni relative alla libertà di opinione ed espressione.

Aggiornamento: anche l’alto commissario per i diritti umani dell’ONU Navi Pillay ha parlato in difesa di Wikileaks: «sono preoccupata delle pressioni che starebbero avvenendo su aziende private, incluse banche, compagnie di carte di credito e provider di servizi internet, spinte a terminare i rapporti con Wikileaks».