Il Nintendo 3DS e i mondi paralleli

Io sono un videogiocatore della prima ora, una specie di pioniere che cercava di mettere in fila i pixel e rincorreva i bit, a cavallo fra gli anni 80 e gli anni 90. Ho sempre amato la filosofia Nintendo e la loro capacità di non inseguire le tecnologie per avere effetti grafici e potenza di calcolo e di favorire, invece, il divertimento e la semplicità.

In questi giorni ho ripreso in mano la nuova versione di Zelda, Ocarina of Time, che mi aveva regalato notti di gioco appassionato, quasi quindici anni fa, ed è un bellissimo viaggio nel tempo, in tutti i sensi. Per chi non ha avuto l’età, il tempo, o la passione, per giocarci quando era stato pubblicato, è un titolo che da solo vale l’acquisto di un Nintendo 3DS.

Ho sempre giocato, ma la passione degli anni novanta è stata soffocata della corsa al lavoro degli anni successivi e mi ritrovo, oggi, un po’ spaesato nel nuovo ecosistema Nintendo, che mi sembra disegnato per un pubblico molto giovane, ma questo è un discorso complesso, che mi riprometto di riprendere uno dei prossimi giorni, insieme ai dubbi sull’utilità e la fruibilità del 3D e a come l’intero sistema soffra delle scelte di interfaccia che non sempre condivido.
Parlo del sistema operativo, del negozio virtuale, delle cose in più, come la fotocamera 3D che questa console ha.
I giochi, quelli a cui sto giocando, sono invece dei veri mondi paralleli, pieni di ironia, di complessità e divertimento che si riflettono nelle mie occhiaie e nel mio sorriso di questa mattina.

Il mio tempo, dedicato ai giochi, e rubato al sonno, si divide fra le piste di Kart, sfidando, a colpi di guscio di tartaruga, Mario e Principesse che si collegano da tutto il mondo; a Hyrule, viaggiando nel tempo e cercando di salvare Zelda; facendo, infine, il sindaco di una città incredibile, in Animal Crossing: New Leaf, che è il seguito di un gioco cult di molti anni fa, rinnovato e ripensato in chiave odierna.

Il mondo di Animal Crossing: New Leaf è surreale e bellissimo, anche se all’inizio lo schema del gioco può sembrare un po’ troppo faticoso e lento, dopo un po’ che ci si gioca ci si ritrova immersi e emotivamente coinvolti nella gestione e nella costruzione della città che governiamo, fra animaletti antropomorfi, battute continue, la gestione del tempo che scorre e il dubbio che tutto questo non sia frutto solo di una buona programmazione, ma che la nostra città e i suoi buffi abitanti, abbiano una volontà e un’anima propri. Certo vi hanno scambiato per il sindaco e tutto quello che andrete a fare è frutto di un grande fraintendimento, ma, anche per questo è molto divertente.

Il gioco è un po’ lontano dagli schemi a cui si è abituati: niente violenza, niente corse, niente mostri, principesse o draghi. Però collezionare farfalle, pescare, portare avanti il mio lavoro ogni giorno, ascoltando i miei cittadini virtuali e le loro battute, ha, su di me, un effetto calmante, che nelle corse della vita reale, è una buona medicina.

Fabrizio Re Garbagnati

Fabrizio, in un’altra vita, vendeva computer con la mela morsicata, aveva la barba bionda e una faccia molto seria. Adesso la barba è un po’ più bianca ma sorride molto di più, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con le sue fotografie.