Il mistero dei compagni scomparsi

Forse è stato per un presagio, forse per distrazione, ma fino a ieri avevo sempre accuratamente evitato di commettere l’errore in cui era caduto un miliardo di persone prima di me: cercare su Facebook i compagni di elementari e medie. Non so quale masochistica nostalgia mi abbia spinto, perché nel profondo lo sapevo che non avrei più trovato nessuno. Su 41 compagni di classe complessivi, più due insegnanti, ne ho trovati solo cinque, escluso me: una sola alle elementari – Elena Z., sorridente, con figli – e quattro delle medie – Sabrina M., Francesco L., Sandra C. e Sarah U, che peraltro è diventata titolare di un’avviata attività di estetista. Gli altri 38 sono svaniti nel nulla– flush – inghiottiti dal tempo senza che l’Immenso catalogo dei viventi e dei vissuti sia riuscito a trattenerli. Fantasmi. Le Medie sono una categoria dello spirito, in senso hegeliano. Non una categoria di spiriti. Ombre. Com’è possibile? Qualcuno sa dove sono finiti?

quinta

Gli utenti attivi ogni mese su Facebook a tutto il 2015 sono stati 1 miliardo 591 milioni, di cui 25 milioni in Italia – quasi la metà della popolazione, inclusi utrasettantenni e bambini – e 2 milioni 200 mila nell’area di Milano, dove secondo l’ISTAT abitano 3 milioni 196 mila 824 abitanti, escluso me. L’analisi statistica è sommaria, ma da questi dati risulta che il 68,81 per cento degli abitanti di Milano e provincia va su Facebook almeno una volta al mese. Del restante 31,19 per cento non è dato sapere, anche se qualcuno probabilmente ha aperto un account ma non lo frequenta. Il mio personale campione statistico scolastico, invece, parla di una presenza complessiva su Facebook di appena l’11,63 per cento. Posso avere fatto errori, qualcuno mi è certamente sfuggito o si è registrato con un altro nome o con il nome del marito, qualcun altro potrebbe perfino essere morto nel frattempo, ma la distanza tra le due percentuali rimane statisticamente inspiegabile. Un baratro di assenza che mi getta nel panico. Dopo avere scoperto che la mia infanzia era sparita, ho chiesto un po’ in giro, senza svelare le ragioni della mia curiosità perché mi vergognavo, e con mia grande sorpresa ho scoperto che molte altre persone avevano avuto esperienze simili alla mia, ma avevano reagito in altri modi: ridendoci sopra o non pensandoci più. A me, invece, è venuto il dubbio di non essere esistito davvero.

terza

Per non impazzire ho provato a buttare giù un elenco di cause possibilii:

1 – È una coincidenza assurda, ma statisticamente possibile.

2 – Sono andato a scuola così tanti anni fa che quando è arrivata Internet, i miei ex compagni erano troppo vecchi per accorgersene. (Però avevano 25 anni, più o meno)

3 – Ho frequentato scuole ai margini della modernità, popolate di drop-out ed emarginati che avrebbero continuato a relazionarsi con il mondo in modo analogico. Oppure di figli di hippy e luddisti, addestrati dai genitori a odiare le macchine e a tenersene lontano. (Però poi mi sono ricordato che alla fine delle medie molti si iscrissero all’Istituto tecnico).

4 – È stato il tempo a cambiarli, ma è impossibile che li abbia ringiovaniti.

5 – I miei compagni delle elementari e medie si sono sottoposti in massa a operazioni di chirurgia estetica radicali. Gli omonimi che ho trovato su Facebook erano proprio loro, resi irriconoscibili dal bisturi e botulino (una delle rivelazioni epocali di Facebook è l’enorme quantità di omonimi che si aggirano nel mondo).

6 – Un mio compagno – non so perché ma mi è venuto in mente Cristiano A. – è diventato un guru pazzo della chirurgia plastica, ed è stato lui a operarli tutti dopo averli plagiati.

7 – Quasi tutti i miei compagni facevano parte di un’organizzazione segreta – tipo il Gruppo Bilderberg – e alla fine della scuola dell’obbligo sono entrati in clandestinità.

8 – Mark Zuckenberg mente, ha truccato i dati per ragioni pubblicitarie e di vanagloria personale, ma in realtà Facebook è una cosa piccolina – tipo il Gruppo Bilderberg –, quello che so è falso, quello che è falso è vero, le scie chimiche, l’uomo non è mai stato sulla luna, gli alieni sono tra noi, Jim Morrison è vivo.

9 – Facebook è così grande perché ogni utente si è fatto 100 account per avere almeno 100 amici. Gli utenti reali non sono 1 miliardo 591 milionii, ma 15 milioni 910 mila – come gli abitanti del Guatemala – che se la cantano e se la suonano.

10 – Il mio passato non esiste, la mia memoria è frutto di innesti artificiali, anche le foto di classe sono contraffatte, sono un replicante ignorante come la povera Rachel in Blade Runner. È l’ipotesi che ritengo più plausibile.

Poi ho pensato che c’è tutto un mondo, là fuori.

Facebook in sé è un innesto, una mappa di relazioni umane che scambiamo per l’umanità. Nell’universo di Facebook e dei social non c’è più ombra, stiamo tutti vicini sotto il sole, come in una festa sulla spiaggia. È uno stato di prossimità che riscalda e rassicura e riscalda perché sembra che tutto rimanga, ma si porta via molte cose, oltre agli addii. È sempre più raro chiedere a qualcuno come stai perché le novità della sua vita le hai già lette su Facebook. Invece quelli che hai conosciuto da bambini non crescono mai. Mi hanno detto che un ragazzo con cui giocavo a pallone in cortile si è ucciso. Non lo vedevo da quarant’anni. Non riesco a immaginarlo da grande. Vedo un suicida bambino, ancora sudato e rosso in faccia come dopo le partite. La sua assenza lo ha custodito.

Alla fine ho riascoltato una vecchia canzone.

Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Il suo ultimo romanzo si intitola Happydemia, quello precedente Il censimento dei radical chic. Qui la lista dei suoi articoli sui libri e sull’editoria.