Ho visto una partita tutta intera

(Tre considerazioni a margine di Italia-Paraguay)
Per la prima volta in vita mia ho visto tutta una partita di calcio. Dall’inizio alla fine. Non so perché l’ho fatto. Della finale del 2006 avevo visto il secondo tempo, il primo ero in treno tornando da Bologna. Viaggio tranquillo, ricordo, con un Eurostar piacevolmente poco affollato. La finale del 1982 uguale: secondo tempo a casa davanti alla tivù, primo in vespa sulla statale 66 da Maresca, montagna pistoiese. Viaggio tranquillo, statale deserta come in un film di Wim Wenders. Ma cosa c’ero andato a fare sulla montagna pistoiese? Anche stasera, ho ricostruito poi, devo essermi assentato per qualche minuto nel primo tempo. È stato per annaffiare le piante sul balconcino. Non ho così assistito al goal del Paraguay, i miei familiari non hanno ritenuto di avvisarmi, io non ho consultato con la dovuta attenzione il bollino sullo schermo e ho capito solo alla fine del primo tempo che non si era sullo zero a zero. Devo avere problemi nei primi tempi.

Prima considerazione
Infernale il rumore delle trombette sudafricane. Lo dico da figlio di tessitori, abituato al rumore dei telai nelle orecchie per tutta la giornata e da padre di adolescenti. Che sono uguali ai telai, ma senza i telai.

Seconda considerazione
I nostri calciatori sputano come lama. A Prato verrebbero multati senza pietà, perché è fatto divieto di sputazzare in pubblico.

Terza considerazione
Ma quanti telecronisti e commentatori ci sono?

Massimo Cirri

Da venticinque anni divide le giornate in tre: psicologo al mattino; conduttore radiofonico (Radio Popolare, poi a Radio2 Rai con Caterpillar) al pomeriggio. La sera, spesso, è impegnato come autore teatrale.