Verso la fecondazione eterologa

C’è stato il tempo assurdo delle crociate, del furore ideologico, delle proibizioni insensate e punitive contrapposte alle pretese egoiste e insofferenti d’ogni limite. Ora, si spera, arriva per la complicata e rovente questione della fecondazione eterologa l’ora della ragione, della prudenza, dell’equilibrio, della generosità, del rispetto di tutti gli esseri umani coinvolti.
Il decreto Lorenzin può rappresentare il passo avanti decisivo verso un sistema moderno, civile.
Sono storia del passato i divieti inumani di analisi pre-impianto che mettevano a rischio la salute delle donne. È stata alzata sacrosanta barriera contro le tentazioni di eugenetica, abominio che non dobbiamo invidiare ad altri sistemi. Il punto chiave che rimane aperto è quello del diritto dei bambini nati in provetta a conoscere, nella maggiore età, la propria ascendenza biologica.
Può darsi che in questo modo donazioni altrimenti facili divengano più difficili (anche se il donatore non avrà doveri e potrà anche rifiutare i contatti). Pazienza. Anzi, meglio così: le cose importanti e volute possono non essere facili, per gli adulti. Ma nulla è più importante del diritto fondamentale da garantire a chi non è in grado di rivendicarlo da sé.
Senza nulla togliere alla paternità affettiva, che sarà sempre quella decisiva, non so immaginare diritto più inalienabile di quello all’identità genetica. A potersi riconoscere nel volto di qualcuno, nei suoi occhi, nei suoi colori.
La vita può avere angoli bui, stanze che rimarranno misteriose. È impensabile che possa essere una legge dello stato a renderle tali quando non siamo ancora neanche nati.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.