Falcone, non Berlusconi

Torno sulla faccenda Berlusconi & Gomorra perché conosco qualche particolare di più, che in parte ho scritto e in parte no. Anzitutto la frase di Berlusconi sulla mafia italiana («risulta la sesta del mondo») non è neppure di Berlusconi: è di Luca Josi, ex delfino di Bettino Craxi, mio caro amico. A esser precisi non è neppure di Luca Josi, perché è di Giovanni Falcone. E’ andata così: Falcone rilasciò una lunga intervista televisiva (nel 1992) e alla domanda «Mi può parlare della mafia più potente del mondo?» deluse la sua interlocutrice: «Mi dispiace signorina, ma purtroppo siamo solamente settimi». Neppure sesti: settimi. Poi spiegò: «Vede, il mistero è che la nostra mafia è l’unica che gode di letteratura». Come a dire che da Tomasi di Lampedusa a Mario Puzo sino alla Piovra, in effetti, non ci siamo risparmiati nulla. Josi riferì la frase a Berlusconi l’estate scorsa: era in Sardegna assieme alla moglie Luisa Todini (che in origine doveva candidarsi alla Regione Lazio al posto della Polverini) ed ebbe a replicarla di recente a un incontro dell’Aspen, presente un ministro, Tremonti, che poi l’ha ripetuta ancora a Berlusconi. Il quale. morale, l’ha fatta propria con l’aggiunta di quella variante che non c’entra un accidente: Saviano e Gomorra, che in realtà ha citato molto di sfuggita. La differenza è sostanziale. Gomorra è un’inchiesta coi controfiocchi che ha rivelato al mondo delle cose che neanche tanti giornalisti italiani sapevano, La Piovra è la caricatura in fiction di una mafia immaginifica che non è neppure mai esistita, ma viene replicata all’infinito per buona grazia del tafazzismo nostro e dello sciovinismo d’oltreconfine. Gomorra è molto più che letteratura – anche se contiene degli elementi di fiction, in omaggio al saggio-romanzo ottocentesco – e, se Saviano lascerà la Mondadori, Berlusconi se la sarà proprio cercata. Anche se l’impressione è che Saviano, pressato da tutta una serie di rompicoglioni settari, non aspettasse altro.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera