È grande la confusione sotto questo pop cielo

Lo ammetto: sono confusa. Ed è tutta colpa di Fabio Fazio. Di lui e del suo Festival. Intanto gli ascolti pazzeschi, un successo incredibile, numeri da partita di calcio. Ma non doveva essere un festival snobbissimo, altissimo, con numeri piccolissimi? Tutto sbagliato. Vabbè, ma i numeri non vogliono dire niente, dirà qualcuno. I numeri significano che Sanremo è un contenitore che si mangia anche il contenuto e che la gente guarda a prescindere da quello che c’è dentro. Ammesso che sia vero, la confusione rimane. Il problema è che con il suo discorso iniziale sul volere restituire dignità al pop inteso come popolare Fazio ha fatto una dichiarazione d’intenti che poi non ha mantenuto, o ha mantenuto solo a metà. Credo. La verità è che non ci capisco più niente. La canzone di Silvestri è pop? Elio è pop? Bollani no, ok. O forse sì? Annalisa sì, dai, Annalisa sì. Mengoni? E se Mengoni non è pop, ma non è neanche nicchia perché nella nicchia ci sta Antony & the Johnsons e su questo siamo tutti d’accordo, allora Mengoni cos’è? Boh. Anche Verdi, ad esempio: cioè per me Verdi è pop, molto pop. O no? Oppure Verdi è pop se lo suonano alla Scala, ma cambiandogli contesto non è più pop? Giuro che non ci capisco più nulla. Forse il pop non esiste più, forse non è mai esistito, forse dobbiamo semplicemente smetterla di dividere in alto e basso, forse alto e basso come dimensioni non bastano e dobbiamo aggiungerne delle altre. E comunque il problema non è neanche quello. Il problema è che mi sono annoiata. Io che in curriculum ho estati passate alle feste di Cuore, concerti di Guccini e di Conte, film di Nanni Moretti, insomma io che come consumi culturali sto da quella parte lì. Era un Festival che doveva essere fatto per me e per quelli come me, no? Invece niente, una noia mortale. Senza trottolini amorosi e maledette primavere, senza neanche un intuttiiluoghiintuttiilaghi, a me il Festival ha annoiato. Non mi ricordo una canzone che sia una, non sono in grado di fischiettare un motivetto che sia uno, a parte forse la Canzone Mononota, che però dai, non è una vera canzone nel senso che finito Sanremo, chi avrà più voglia di ascoltarla? Io no di certo. L’anno scorso, dopo una sola serata, avevo già imparato a memoria La notte di Arisa, ero in grado di cantare il ritornello di  Per sempre di Nina Zilli, mi svegliavo con in testa Sono solo parole di Noemi. Senza contare le litigate su twitter per difendere la dignità artistica di Ninì di Pierdavide Carone. Quelle dell’anno scorso erano più pop di quest’anno? Non lo so, ditemelo voi. Poi giovedì sera mentre con un occhio guardavo il Festival, con l’altro mi sono imbattuta in un giochino pre elettorale: rispondi a una serie di domande e scopri per chi votare. Ovviamente l’ho fatto. Il risultato è che sono molto vicina al PD, sospiro di sollievo, ma neanche troppo distante da Giannino. Aiuto. Poi mi è venuto in mente il confronto tra i candidati alle Primarie del Centro Sinistra – ricordate? sembra passato un secolo – e quella domanda su chi c’è nel tuo Pantheon e il fatto che l’uomo che dovrei votare nel suo Pantheon ci aveva messo un Papa (e all’epoca neanche si potevano ancora dimettere, sembra davvero passato un secolo). Insomma, sono andata ancora più in confusione e ho pensato: ma se io vi dico chi c’è nel mio Pantheon e che musica ascolto e chi trovo divertente e chi invece noioso, ecco se io vi fornisco queste informazioni voi potreste gentilmente dirmi per chi votare? Intanto per chiarirmi le idee ho fatto questo. Magari aiuta, vai a sapere.

(in progress: i nomi li aggiungo man mano che mi vengono in mente)

Simona Siri

Vive a New York con un marito e un cane. Fa la giornalista e ha scritto due libri: Lamento di una maggiorata (Tea, 2012) e Vogliamo la favola (Tea, 2013). Segue la politica americana, il cinema e le serie tv. Ama molto l'Italia e gli italiani, ma l'ha capito solo quando si è trasferita negli Usa.