Dimenticare l’Unione

Non voglio riaprire l’annosa disputa tra prodiani e antiprodiani, tra nostalgici di quella breve esperienza del centrosinistra e critici dei suoi fallimenti: è una disputa su cui si sono accatastate troppe incrostazioni indipendenti tra loro, e sui cui non si riesce più a essere distaccati né a evitare irritazioni aggressive.
Invece dirò una cosa semplificatrice e sbrigativa, ma che qualche valore ce l’ha, a fronte di una rinnovata vulgata di questi giorni – dopo l’apparizione di Prodi sul palco milanese del PD – che ci sarebbe qualcosa di replicabile in quell’esperienza utile a conseguire una vittoria, perché “Prodi è stato l’unico a battere Berlusconi”.

Non è stato Prodi a battere Berlusconi: a battere Berlusconi fu un’inedita e straordinaria capacità di mettere insieme una coalizione che così gonfiata si portò a casa un sacco di voti (ma pochissimi più degli avversari, e al Senato persino meno): ma era una coalizione che non poteva durare nella fase di governo, come si dimostrò. Quindi è ingenuo scindere il successo elettorale dal fallimento di governo, come se il secondo fosse stato un accidente evitabile e indipendente. Era invece figlio del primo, un prezzo che si pagò per aver voluto vincere innanzitutto (e si conferma che vincere non può essere la priorità). Niente di diverso da un atleta che faccia uso del doping per vincere, e poi venga squalificato per doping. Mica può dire, a distanza di anni, “però avevo vinto!”.

Se una cosa dimostrò, la coalizione Prodi, fu il proprio fallimento: e lo dimostrò così chiaramente, che un’ipotesi di una simile coalizione non è più stata credibile né praticabile. Alle elezioni successive col PD (che prese da solo il 33,2%, ricordiamolo) c’era solo l’IdV; a queste si è capito subito che non si poteva tenere insieme SEL e UdC, e con Di Pietro abbiamo visto com’è andata a finire.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).