Cos’è cambiato un anno dopo la chiusura degli OPG

«Oggi si supera una vergogna italiana». Così il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, un anno fa, giorno della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (ovvero gli ex manicomi criminali). Chiusura degli Opg che doveva essere accompagnata dall’apertura di piccole strutture regionali, a esclusiva gestione sanitaria, chiamate Rems.
Ebbene è passato un anno e la “vergogna italiana” non è stata affatto superata. Gli Opg non sono stati chiusi (come voleva la legge), ma restano aperti e ospitano al loro interno centinaia di persone, la cui detenzione desta non poche perplessità. Ma non solo. Le famose Rems (che dovevano sostituire gli Opg), sono poche perché molte regioni non le hanno ancora istituite. La conseguenza? C’è chi resta negli Opg, c’è chi, pur essendo malato, sta in carcere e c’è chi è libero.

Le Rems, non solo sono poche, ma manifestano serie falle nella sicurezza. E infatti la legge prevede che queste Rems siano gestite esclusivamente da personale sanitario e abbiano una sorveglianza solo esterna. Tradotto: nelle Rems non è prevista una vigilanza all’interno e solo sporadicamente passa all’esterno una pattuglia dei Carabinieri o della Polizia. Insomma, Rems dove le porte sono aperte per scappare e dove non è garantita alcuna sicurezza.
Non a caso, e a distanza di un anno, si è scoperto che spesso le persone lì ricoverate escono liberamente. Tra questi, qualcuno rientra e altri no. Il che, trattandosi di persone affette da malattie psichiatriche (alcune delle quali pericolose), non è poco e meriterebbe un intervento legislativo, prima che ci scappi il morto.
Ma questa legge, scritta male e in fretta, appare anche essere priva di organicità. È una legge che non guarda all’intero sistema penale e che di conseguenza crea non pochi problemi ai magistrati che la devono applicare ogni giorno.

Ad esempio, può andare in una Rems chi è stato riconosciuto incapace di intendere al momento del reato. Invece, chi, dopo la condanna, è detenuto e manifesta una patologia psichiatrica resta in carcere, o peggio, viene messo nelle sezioni psichiatriche delle carceri che sono forse luoghi peggiori degli Opg. Morale, altro che vergogna superata. Oggi, e a distanza di un anno dalla chiusura degli Opg, regna più confusione di prima. E così molte persone affette da patologia psichiatrica restano detenute nelle carceri, altri restano rinchiusi negli Opg, pochi sono quelli che hanno trovato posto nelle Rems, mentre altri vivono come in un limbo: dovrebbero stare in una Rems mentre di fatto restano liberi.

Un’ultima chicca. Nella capienza regolamentare delle carceri, vengono inseriti anche i posti disponibili presenti negli Opg. Come dire, luoghi che per legge non esistono più, non solo esistono ancora, ma vengono anche utilizzati per gonfiare le statistiche. Viva l’Italia.

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.