Ciascuno di noi è una compagnia di assicurazioni

Per la maggior parte delle persone normali, le polizze assicurative sono una cosa noiosa. A nessuno viene naturale associarle alla grande letteratura, all’arte o alla filosofia. Eppure c’è un bel mistero letterario che mette assieme le compagnie di assicurazioni, un famoso detective, un grande filosofo americano, e una storia fulminante sull’effetto del caso nelle nostre vite. Lo racconta Mihir Desai nel suo ultimo libro, The Wisdom of Finance.

La storia la trovate a circa un terzo de Il falco maltese di Dashiell Hammett, ed è questa. Un uomo di nome Flitcraft fa l’agente immobiliare e vive una vita ordinaria e agiata nella cittadina di Tacoma, nello stato di Washington. Una mattina esce dall’ufficio per andare a pranzo, e sparisce. Nessuno sa dove sia finito. “Sparì così” scrive Hammett “come un pugno quando apri la mano”. (*)

Cinque anni dopo, qualcuno telefona alla signora Flitcraft, credendo di aver visto il marito dalle parti di Spokane. La donna si rivolge allora a Sam Spade, il detective privato interpretato al cinema da Humphrey Bogart. Spade va a cercare l’uomo e scopre che è davvero lui, Flitcraft, che adesso si fa chiamare Charles Pierce. Flitcraft ha una nuova moglie, un figlio piccolo, e gestisce una concessionaria d’auto. Ma che cosa era successo? Quel giorno del 1922, dopo che era uscito per andare a pranzo, un incidente gli aveva cambiato la vita.

    Una trave, o qualcosa del genere, cadde per otto o dieci piani d’altezza e si schiantò sul marciapiede a fianco a lui. Gli passò abbastanza vicino, ma senza toccarlo, anche se una scheggia del marciapiede schizzò su a colpirgli la guancia. […] Fu come se qualcuno avesse sollevato il coperchio della vita per mostrargli gli ingranaggi.

Flitcraft è sconvolto. Era il tipo di uomo che si “trovava maggiormente a suo agio quando era in sintonia con le cose intorno a lui”. Bravo cittadino, bravo padre di famiglia.

La vita che conosceva era un affare pulito, ordinato, sensato, responsabile. Ora una trave caduta gli aveva mostrato che la vita sostanzialmente non era nulla di tutto ciò. […] Quello che lo disturbò fu la scoperta che ordinando i suoi affari in modo ragionevole era finito in disaccordo, e non in accordo, con la vita.

La storia di Flitcraft/Pierce non ha nulla a che vedere con la trama principale del romanzo di Hammett. È buttata lì senza alcun motivo apparente. Ma a rendere le cose più intriganti è il nome del protagonista. Anzi, i nomi. La Flitcraft, ai tempi di Hammett, pubblicava le più usate tavole attuariali, cioè i dati che le compagnie di assicurazioni usano per calcolare la probabilità che un certo evento possa accadere. Charles Pierce, invece, il nome che Flitcraft si sceglie per la sua nuova vita, è quasi lo stesso nome di Charles Sanders Peirce, filosofo americano nato nel 1839 e morto nel 1914.

Ma che c’entra la filosofia con le polizze assicurative?

Peirce, fondatore del pragmatismo, aveva sempre avuto un certo interesse per le assicurazioni. Era interessato al ruolo del caso nell’universo e le assicurazioni sono proprio il modo in cui gestiamo normalmente il caso nelle nostre vite. A un certo punto, Peirce finì per scrivere addirittura questa frase bizzarra: “Ciascuno di noi è una compagnia di assicurazioni”. Vuol dire – credo – che ognuno di noi, non potendo arrivare alla verità delle cose, cerca di avvicinarcisi, di indovinarne una qualche approssimazione, di bilanciare le proprie scommesse esistenziali. Una compagnia di assicurazioni non sa se quello specifico incidente per cui sta assicurando il suo cliente si verificherà oppure no. Sa che c’è un certo rischio, e sa che altri clienti corrono altri rischi. Non ha idea se Tizio andrà a sbattere con la macchina, o se Caia morirà giovane, ma sa – più o meno – di poter prevedere la somma di tutte queste incertezze. Sui grandi numeri la statistica aiuta gli assicuratori. Ma noi, invece, che abbiamo un breve tempo da vivere e un numero limitato di scelte da compiere, come possiamo pensare di domare il caso?

Da un lato, ci dice Peirce, bisogna fare più esperienze possibili per prendere le giuste decisioni e provare a capire qualcosa del mondo. Ma neppure l’uomo con la più ricca esperienza può bilanciare le proprie scommesse su numeri così grandi come fa un’impresa di assicurazioni.  E allora? Ecco cosa pensa Peirce:

Vedo solo una soluzione [a questo problema…]. La logica inesorabilmente richiede che i nostri interessi non debbano essere limitati. Non devono fermarsi al nostro destino personale, ma devono abbracciare l’intera comunità. Questa comunità non può essere a sua volta limitata, ma deve estendersi a tutte le razze di esseri viventi con cui possiamo avere una relazione intellettuale, diretta o indiretta. […] Per essere logici, gli uomini non possono essere egoisti.

Bello, no? Dalle polizze assicurative alla fratellanza universale. Non sono sicuro, però, che Dashiell Hammett e i suoi detective duri e disincantati condividessero questa filosofia sino in fondo. Del resto Flitcraft, dopo aver rimescolato la sua vita in modo casuale, era tornato a una vita regolare, ordinata, borghese. Scrive Hammett:

Non penso che si fosse neppure reso conto che era tornato a sistemarsi con naturalezza nella stessa routine da cui era saltato via a Tacoma. Ma quella è la parte della storia che mi è sempre piaciuta. Si era adattato alle travi che cadevano, e quando non ne erano cadute più, si era adattato al fatto che non ne cadessero.

Forse Sam Spade, che racconta la storia nel romanzo, pensa che siamo troppo pigri e deboli per affrontare seriamente il caso, e dopo esserci agitati un po’ finiamo per tornare alle vecchie comodità. O forse pensa che Flitcraft, come molti di noi, aveva fatto un investimento troppo grande che non poteva permettersi di sbagliare. E una scommessa eccessiva su un singolo rischio può mandare in bancarotta anche la più grande compagnia di assicurazioni. Quella di Flitcraft era la sua comoda vita borghese. E la vostra?

(*) Le traduzioni da Hammett e Peirce sono improvvisate da me. Se qualcuno ha delle traduzioni migliori di quei brani può indicarmele.

 

Roberto Tallarita

Studia cose tra diritto e economia, ma ha sempre il cruccio della filosofia. Ha vissuto in Sicilia, a Roma, a New York, a Milano; e ora a Cambridge, Massachusetts. Gli piacciono i libri, i paesaggi americani, e le discussioni sui massimi sistemi. Scrive cose che nessuno gli ha richiesto sin dalla più tenera età. Twitter: @r_tallarita