Apple Watch è il telecomando, non la tv

Mi chiedo spesso come fu quando arrivò il telecomando della tv: mi ricordo il primo che vidi, lo si incastrava in una specie di alloggiamento del televisore dei miei nonni, quando non era usato. Era grosso e pesante, più largo che lungo, con sedici tasti colorati per sedici canali. Ma non mi ricordo bene la percezione del cambiamento, probabilmente si accompagnò alla crescita del numero dei canali visibili. Prima c’erano pochi canali da cambiare, non si faceva zapping, e ci si alzava poco per andare a premere il tasto sul televisore (un CGE, a casa mia). Poi non ci si alzò più, e non ci siamo ancora alzati.

L’equivoco in cui si cade prima di usare un Apple Watch, è che sia un nuovo gadget onnipotente e rivoluzionario, come le cose che Apple ha fatto finora: da inserire nella discendenza d’uso e culturale di iPod, iPhone, iPad.
Invece Watch è il telecomando, non il televisore. Dopo poche ore che lo usi e non hai mai dovuto estrarre iPhone della tasca – né in alcuni casi premere o toccare niente – per leggere i messaggi arrivati, vedere che prossimi impegni hai, rispondere al telefono e telefonare, cambiare canzoni in cuffia, comunicare su Skype, e altre cose ancora, capisci che quello che è arrivato è il telecomando del televisore, come quella volta là.

Il televisore è ancora iPhone. Watch non lo rimpiazza, ve lo fa usare più comodamente. E naturalmente non è un telecomando tradizionale, che si limita a dare delle istruzioni senza estrarre iPhone o senza muovere le mani: traduce anche alcune di quelle istruzioni e le esegue, direttamente su Watch. In diversi casi, per restare sulla metafora, non avete bisogno neanche di guardarlo, il televisore, o accenderlo.

Ma le leggi della fisica e le nostre capacità sensoriali (la nostra vista, la dimensione delle nostre dita) hanno ancora un peso e un valore: e non si possono fare su uno schermo così piccolo tutte le cose che si fanno sullo schermo di iPhone. Leggere e guardare cose più impegnative, per maggiori durate. Già l’uso delle mappe suggerisce – salvo esigenze minime – di usare lo schermo più grande. Non è questo l’approccio con cui va valutato, Watch.
Io lo uso da un giorno e ad alcune cose mi sto già abituando e viziando: come fu allora coi telecomandi, che poco dopo ci sembrava già impensabile alzarci dal divano per cambiare canale. Per ultima, anche guardare che ore sono, su cui tutti abbiamo fatto gran battute ma intanto la maggior parte di noi non riteneva valesse più la pena portarsi un coso al polso solo per quello, e così passavano il tempo a cercare in tasca o in borsa iPhone per sapere che ore sono. Ora c’è un coso che oltre a dire che ore sono si illumina mostrando un messaggio quando arriva, e permette di rispondere con solo due o tre tap sul coso. Non so quanto durerà, questa riconversione ad avere un coso sul polso – d’estate, poi – ma è comodo, il telecomando.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).