Alfonso Papa e l’occasione persa dal Parlamento

Con l’autorizzazione a procedere all’applicazione della misura cautelare in carcere per Alfonso Papa, il Parlamento ha perso un’altra occasione. Il Parlamento, ammesso che sia composto da veri partiti e da veri politici, ha perso un’altra occasione per ripristinare la legalità, il rispetto della legge, nel nostro Paese.

Un’illegalità che si manifesta con l’uso improprio della misura cautelare in carcere. Un’illegalità che, al di là di Papa, travolge e sconvolge la vita di circa 15 mila persone che ora stanno in carcere e che in carcere attendono un primo giudizio. Un’attesa di un primo giudizio che per questi 15 mila presunti non colpevoli si protrae per mesi e mesi. 15 mila persone che, pur essendo ancora in attesa di giudizio, subiscono tutte le afflizioni, le privazioni, le punizioni (legali e non) del carcere. 15 mila persone che solo sulla carta sono presunti non colpevoli, ma che in realtà sono trattati come i peggiori tra i colpevoli. 15 mila persone che, a differenza di chi è condannato e conosce la fine della condanna, patiscono il carcere senza sapere se e quando quella specie di pena finirà.

In questo contesto degradato e illegale, il Parlamento, nell’occuparsi della misura cautelare in carcere per Papa, ha perso un’altra occasione. “Deputati” che fuori dall’Aula urlano allo scandalo sull’abuso della misura cautelare, ma che in Aula votano sì alla misura cautelare. La peggiore. Quella carceraria. Ha ragione Filippo Facci nel dire che il Parlamento nel verificare il fumus persecutionis avrebbe dovuto anche verificare se c’erano i presupposti della custodia cautelare in carcere. Ha ragione da vendere!

E infatti per quanto riguarda il caso Papa, il fumus persecutionis non è nei gravi indizi di colpevolezza, che francamente appaiono assai rilevanti. Nel caso di Alfonso Papa il fumus persecutionis è proprio nella richiesta di mettere Papa in carcere prima della sentenza. Sproporzionata richiesta. È lì la persecuzione, neanche tanto fumosa. È lì l’illegalità, neanche tanto nascosta. Illegalità ben conosciuta da innumerevoli detenuti senza nome che il Parlamento non ha saputo arginare approfittando del caso Papa.

Personalmente sono certo che Papa verrà condannato. E dopo aver letto le carte, lo ritengo anche giusto. Ma dopo aver letto le carte, ritengo anche che giusto sarebbe stato applicare nei suoi confronti gli arresti domiciliari. Ritengo che giusto sarebbe stato processare immediatamente Papa. Il punto è: perché, al di là di indagati violenti e realmente pericolosi, ammettere il carcere prima del giudizio? Perché si preferisce la galera agli arresti domiciliari o ad altre misure meno afflittive? Come mai, a parità di gravità di reati, non si riesce a fare un bilanciamento di pericolosità sulla singola persona?

La verità è che la misura cautelare in carcere deve essere riportata nell’alveo della legalità, di ciò che la legge prevede. Quelle 15 mila persone che ora sono in carcere in attesa di giudizio, marcano invece il livello di illegalità. La peggiore. La decisione del Parlamento su Papa, segna l’ennesima occasione persa di quella che ancora si fa chiamare “politica”. Ma, purtroppo, non c’è da stupirsi.

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.