4 luglio: l’indipendenza da ACTA

Il Parlamento europeo,
…..
visto il progetto di Accordo commerciale anticontraffazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, l’Australia, il Canada, il Giappone, la Repubblica di Corea, gli Stati Uniti messicani, il Regno del Marocco, la Nuova Zelanda, la Repubblica di Singapore, la Confederazione svizzera e gli Stati Uniti d’America,
vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio …,
visti l’articolo 81 e l’articolo 90, paragrafo 7, del suo regolamento,
visti la raccomandazione della commissione per il commercio internazionale e i pareri della commissione per lo sviluppo, della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, della commissione giuridica e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

rifiuta di dare la sua approvazione alla conclusione dell’accordo;

incarica il suo Presidente di informare il Consiglio che l’accordo non può essere concluso;

Questa la raccomandazione in votazione mercoledì 4 luglio nella sessione plenaria del Parlamento Europeo.
Se sarà approvata, l’accordo ACTA potrà dirsi definitivamente morto, a livello mondiale.
Le premesse paiono esserci tutte, poiché le diverse commissioni permanenti interpellate dal Parlamento hanno espresso, tutte, netta contrarietà al trattato.
Le lobby che premono per approvare ACTA stanno in queste ore giocando le loro carte per tirare a se il maggior numero di parlamentari. Sono l’industria dell’entertainment con le sue varie associazioni, le imprese farmaceutiche, l’ampia schiera di titolari di diritti industriali, e gli Stati Uniti che hanno fatto della loro proprietà intellettuale il principale bene da esportare e tutelare.
Vedremo mercoledì ciò che accadrà. Comunque vada, due considerazioni possono sin d’ora esser fatte.

1) E’ ormai evidente che confondere la contraffazione (che implica l’esistenza di un falso) con le nuove modalità di circolazione dei contenuti, delle idee e delle informazioni costituisca essa stessa una forma di contraffazione. Tutelare marchi, brevetti e opere dell’ingegno è fondamentale, ma il mondo è mutato. Tracciare i confini tra i) la protezione dei diritti di proprietà intellettuale o industriale, ii) la libertà di impresa, iii) la libertà di espressione – che assume oggi connotazioni nuove e si declina in rete nei diritti di accesso e di informazione- e iv) il diritto alla protezione dei dati e alla riservatezza delle comunicazioni, implica scelte fortemente “politiche” e non banali opzioni tecniche o commerciali. Si smetta di far passare come accordi commerciali o come meri atti amministrativi, provvedimenti che incidono su nuovi diritti fondamentali e richiedono scelte ad elevato tasso di democraticità.

2) Il “popolo della rete” non esiste, ma esistono popoli che usano la rete, e grazie ad internet quei popoli beneficiano di maggior democrazia.
Il tentativo di ACTA, con anni di negoziazioni segrete e reticenze, di sottrarre il dibattito alle necessarie sedi democratiche è fallito, ed è fallito grazie ad Internet ed a quella rete informativa costituita dalle università, dai centri di ricerca, dalle varie associazioni e da migliaia di cittadini. La rete genera nella società digitale nuove ed inedite modalità di partecipazione democratica.
PiPhone: call your MEPs, free of charge, and make yourself heard!
Chiama (gratis) un parlamentare europeo e digli di respingere l’accordo commerciale ACTA è una campagna de La Quadrature du Net che fa capire, meglio di molte dotte dissertazioni, il rapporto tra internet e democrazia.
P.S.: c’è tempo fino a mercoledì mattina.

Carlo Blengino

Avvocato penalista, affronta nelle aule giudiziarie il diritto delle nuove tecnologie, le questioni di copyright e di data protection. È fellow del NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino. @CBlengio su Twitter