Il disco che Dylan fu creato per comporre

Saved (1980)

(Il disco precedente: Slow Train Coming
Il disco successivo: Shot of Love).

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Come probabilmente ormai sospettavate, il mondo non esiste più. È finito all’incirca intorno al 1990, quando l’Unione Sovietica, l’Iran e la Repubblica Popolare Cinese hanno attaccato le basi Nato in Medio Oriente. Durante la battaglia di Armageddon, esattamente 40 anni dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, il Cristo si è manifestato nella Sua gloria, portando i suoi prescelti con Sé in paradiso. Tra loro il reverendo Hal Lindsay, che leggendo la Bibbia queste cose le aveva previste e rivelate in un best seller già nel 1970: e il grande cantautore cristiano Bob Dylan, che alla predicazione di queste verità aveva dedicato i suoi dischi migliori, nel decennio precedente.

Come probabilmente a questo punto sospettate, voi non siete stati prescelti; bensì condannati a vivere nel peggiore degli inferni: un simulacro del mondo, simile per tutto e per tutto a quello che esisteva prima della Fine, con la differenza che non finirà mai, e ruoterà per sempre trascinando nell’oscurità tutto il suo peccato. In questo simulacro di mondo esiste anche un simulacro di Bob Dylan, che ha dimenticato le sue verità e si è rimesso a cantare canzoni d’amore terreno o di tenebra. Qualche suo vecchio disco cristiano circola ancora, ma lui stesso non capisce perché li ha incisi, perché li ha cantati. In effetti non li ha incisi lui, non li ha cantati lui.

“Vi voglio raccontare una storia. Quattro mesi fa stavamo suonando in un campus, o in un college, non so. Non ricordo neanche dove eravamo… In Arizona, mi pare.
Comunque, si dà il caso che io legga un sacco la Bibbia, e la Bibbia dice alcune cose precise di cui sono diventato consapevole solo di recente, e alle università c’è gente che tipo ha un’istruzione superiore, sapete, gli insegnano diverse cose come… le filosofie, così studiano tutte quelle filosofie, come quella di Platone e… chi altro? Beh, mica posso ricordare tutti quei nomi, non so, Nietzsche, gente così… Ma insomma, la Bibbia dice cose precise… nel Libro di Daniele, nell’Apocalisse, si parla di cose che potrebbero proprio riferirsi ai nostri tempi. Dice che ci saranno presto delle guerre – non saprei dire esattamente quando, ma comunque presto. In quel tempo, beh, cita un Paese all’estremo nord, che ha come simbolo “l’orso”. E si scrive R-O-S-H. Nella Bibbia, ora, è un libro che è stato scritto un bel po’ di anni fa. Beh, non può che riferirsi a una nazione che io sappia… se voi sapete di un’altra nazione a cui si potrebbe riferire… magari voi ne conoscete un’altra, io no”.

Bob_Dylan_-_Saved

Se Self Portrait è, per definizione, il disco più brutto di Dylan, Saved è facilmente il più ignorato. Siamo nel punto più profondo della palude meno frequentata della sua discografia: la trilogia cristiana. Il primo episodio (Slow Train Coming) godeva del vantaggio della novità, e di una produzione fin troppo professionale e radiofonica; il terzo episodio (Shot of Love) contiene già rassicuranti segnali di ritorno al secolarismo. Saved è senza compromessi, già dalla copertina originale, che nel suo Kitsch esibito è una delle più efficaci mai autorizzate da Dylan: questo è un disco per gente che si sente salvata dal Sangue dell’Agnello. Non vi sentite salvati? Trovate la cosa ridicola? Lasciate perdere questo disco. Tanto il mondo sta per finire – vendere qualche milione di copie in più o in meno non è la priorità

Siete pronti a incontrare Gesù?
Siete al posto che vi è stato assegnato?
Quando vi vedrà, Egli vi riconoscerà
O dirà: “Allontanatevi da Me”?

Questa assenza di compromessi lo rende meno antipatico dei suoi due fratelli, concepiti per rendere testimonianza davanti a un pubblico di non credenti – un pubblico al quale Dylan in fondo non aveva molto più da dire che “pentitevi stolti”. Anche Saved è una predica, ma ai convertiti: praticamente priva di quei fervorini moralistici che Slow Shot dispensano, incuranti del ridicolo. È un disco che è quasi pura estasi: o la senti o lasci perdere. Lo puoi capire solo se per un attimo ti sforzi di crederci – se non in Gesù Cristo, almeno nel fatto che Bob Dylan ci abbia creduto davvero: sì, risorgerò, i miei occhi vedranno il Salvatore. Non in qualche nuvola lontana, come in certe fantasie cattoliche: questa è la rivelazione evangelicale, una cosa molto più concreta e immediata: il mondo sta per finire e Cristo sta per arrivare, e io lo vedrò con questi occhi – ma sono pronto per una cosa del genere? In Saved Dylan ha più dubbi su sé stesso che su Gesù.

Sono pronto a dare la vita per i miei fratelli,
e a caricarmi la croce?
Mi sono arreso alla Sua volontà
o sto ancora facendo il boss?

Con Saved Dylan sbarca anche negli anni Ottanta, il suo decennio terribile. Ci arriva con un deliberato suicidio commerciale: sarà il suo primo disco dai tempi dell’esordio a non entrare nella top 50 americana. Il primo a non conquistare nemmeno un disco d’oro (500.000 copie). Su Spotify, i nove brani di Saved sommati ottengono un milione e trecentomila ascolti. È una cifra minuscola anche se confrontata ad altri dischi poco brillanti di Dylan – per dire, è meno della metà di Shot of Love. (Ma Saved e Shot of Love, sommati, non raggiungono i sei milioni di ascolti del primo brano di Street-LegalChanging of the Guards). Anche chi ha simpatia per i dischi cristiani di Dylan, e non siamo in tanti, ascolta Saved meno della metà di quanto non ascolti Shot of Love; meno di un terzo di quanto non ascolti Slow Train Coming. D’altro canto è pur vero che il dylanita medio non è un tizio da streaming – in molti casi deve ancora assorbire il trauma del passaggio da vinile a cd.

“E poi c’è un’altra nazione che si chiama… non mi ricordo, ma è nella parte orientale del mondo e ha un esercito di 200 milioni di fanti, ora: c’è una sola nazione che potrebbe aver un esercito del genere. Così stavo raccontando queste cose a quella gente… non avrei mai dovuto, mi sono lasciato trascinare… Ho detto loro, attenti! perché la Russia sta per scuotersi e attaccare il Medio Oriente, c’è scritto nella Bibbia! E io ho letto ogni genere di libri in vita mia… riviste libri, e qualsiasi cosa mi capitasse sottomano, e a essere sincero non vi ho mai trovato nessuna verità, se volete sapere la verità. Ma sembra che queste cose nella Bibbia mi abbiano svegliato, e mostrato la verità. Così ho detto che una certa nazione si sarebbe riscossa e avrebbe attaccato, e tutta quella gente… saranno stati cinquantamila persone, qualcuno c’era? No, non so, non ce n’erano cinquantamila, cinquemila magari… beh loro mi hanno fatto: “buuuuuuuh”, come fanno di solito, un intero auditorium… Ho detto: “La Russia sta per invadere il Medio Oriente”, e “buuuuuuh”, non potevano ascoltare, non ci credevano. Beh, un mese dopo, ecco che la Russia invade il… il coso, l’Afghanistan credo, e tutto cambia, sapete”.

Da un punto di vista tecnico, descrivere Saved come un buco nell’acqua è abbastanza semplice: si tratta di un disco inciso in fretta, nel posto sbagliato: certo, questo non ha impedito in altre occasioni a Dylan di produrre capolavori, ma a quanto pare non è il caso di Saved. In questa fase del resto Dylan pensa più all’apostolato che al prodotto finito: sta perfezionando uno show tutto gospel, senza un solo brano del vecchio repertorio, con un sacco di inediti. Vuole addirittura farne un film. A metà tour la Columbia gli propone di incidere un disco: lui non fa una piega e torna in Alabama da Jerry Wexler, il mago della Stax che aveva levigato così bene l’album precedente. È una mossa sensata: produttore che vince non si cambia. Ma nel frattempo è cambiato Dylan, come al solito: in fondo non gli è ancora riuscito di incidere due dischi con lo stesso team, neanche quando ci si è impegnato. In questo caso i brani arrivano in Alabama già arrangiati e perfezionati dalla band che sta seguendo Dylan in tour: non c’è più spazio per aggiungere un granché. Per Wexler è un ritorno alle origini: come ai tempi in cui Ray Charles gli telefonava e gli diceva: “tieniti pronto tra tre settimane, facciamo un disco”. Stavolta le settimane di preavviso sono ancora meno, e Dylan quando arriva è un po’ giù di voce (ma se ne frega) (tanto la fine dei giorni è vicina). I brani sono quasi tutti gospel traboccanti di emozioni, e Wexler quelle emozioni in studio non riesce a ricrearle; neanche ci prova. A lui piacciono i suoni puliti, è un cesellatore; farlo lavorare con un pasticcione come Dylan era stato un esperimento interessante, ma come molti esperimenti la seconda volta il risultato è meno convincente. I brani più trascinanti, come Saved Solid Rock, ringhiano come leoni in gabbia.

Persino Dylan deve essersene conto, al punto di proporre alla Columbia un piano B: un disco con lo stesso materiale inedito, ma registrato dal vivo, da pubblicare col film. Probabilmente alla sola parola “film” i commerciali della Columbia devono averci visto rosso – Dylan aveva appena finito di pagare i debiti di Renaldo & Clara. Ci credeva talmente da proporre di inciderlo a sue spese: niente da fare. Anche il film, girato a Toronto, uscirà dai cassetti solo abusivamente. Si trova su Youtube ed è film-concerto completamente privo dei fronzoli artistoidi del Renaldo. Ed è… strepitoso.

Abbiamo altre testimonianze, altre registrazioni che ci dicono che a volte Dylan fu davvero villano col suo pubblico (“Lo spirito dell’Anticristo è tra voi stasera!” “Bruce Springsteen è nato per correre, ma non c’è nessun posto in cui potrete correre per nascondervi!”), il quale pubblico del resto spesso lo ricambiava con fischi e battute. Ma Toronto fu una di quelle sere miracolose in cui tutto sembra funzionare, tutto sembra avere un senso. Le coriste ci danno dentro come se fosse davvero l’ultimo giorno dell’umanità, la band è disciplinata e ispirata, Dylan canta come se finalmente avesse trovato un motivo per cantare.

Ero accecato dal demonio, ero nato già in rovina.
Ero un morto che cammina già nel grembo di mia madre.
Lui mi toccò con la Sua grazia, mi curò con la Sua parola,
mi liberò con la Sua mano, mi segnò con il Suo spirito…
SONO STATO SALVATO! DAL SANGUE DELL’AGNELLO!
E sono così felice… voglio ringraziarti Signore, grazie Signore, grazie Signore!

Ti viene da chiederti se abbia mai fatto un concerto così. I brani sono per lo più quelli di Slow Train e Saved, ma dal vivo risultano trasfigurati. Il pubblico è in estasi – se ci fossi stato anche tu, quel giorno, non avresti sentito la Presenza del Signore? Almeno per due ore? Ok, ma non c’eri. Puoi comunque per un attimo osservare Saved dall’unico punto di vista sensato: quello della Fine dei Tempi. Se smetti di considerarlo un episodio tra tanti, se riesci per un attimo a immaginarlo come l’ultimo disco realizzato sulla Terra da Bob Dylan, il punto d’arrivo di tutta una carriera, per un attimo ti rendi conto che sì, potrebbe essere il suo capolavoro sconosciuto. Il disco che gli angeli stanno cantando in paradiso in heavy rotation, il disco che Dylan è stato creato per comporre. Dio ha voluto che esistesse il blues perché Dylan potesse cantare Saved. Dio ha consentito che prosperasse l’hard rock, perché Dylan da quella miseria morale di riff sguaiati potesse estrarre quel diamante puro e tagliente che è Solid rock. And I won’t let go and I can’t let go! I won’t let go and I can’t let go! I won’t let go and I can’t let go no more! Dio ha voluto che Dylan scrivesse tutte quelle ridondanti canzoni d’amore terreno, affinché un giorno fosse pronto a mettere insieme Covenant Woman. E poi a Dio piace il gospel, ovviamente, e quindi Dylan ha scritto Pressing On e Saving Grace. Ma Dio voleva anche qualcosa di insolito, e così Dylan ha concepito In the Garden, una banale requisitoria dei crimini commessi dall’uomo contro Gesù, resa straordinariamente drammatica da una delle progressioni più originali e martellanti che Dylan abbia tentato in tutta la sua carriera. Quando vennero a prenderLo nell’Orto, Lo avevano riconosciuto? Lo sentirono quando disse a Pietro: “Metti via la spada?” Quando parlò a loro in città, Lo ascoltarono? Quando sanò il cieco e lo storpio, Lo videro? E parlarono contro di Lui, davvero osarono? E quando risorse dai morti, essi credettero?

Non viene voglia di buttare le stampelle sul palco e mettersi a ballare?

Ok, so che con certa gente non funziona. Il cristianesimo è come certe sostanze, c’è chi le prende bene, chi farebbe meglio a starne lontano, e chi proprio non riesce a trovarci nulla, sarà una questione di chimica. Ma anche chi non ha intenzione di provare un tiro di Gesù, giusto per sperimentare l’effetto che fa, può comunque godersi un documento davvero interessante del periodo in cui Dylan cantava soltanto gospel e tra un pezzo e l’altro predicava alla folla che la fine del Tempo era vicina. Senz’altro esistono telepredicatori dalla parlantina più sciolta, ma sentire quei discorsi dalla bocca di un Bob Dylan born-again è un’esperienza illuminante. Cosa significa rinascere, chiedeva Nicodemo a Gesù? Osservando il Dylan predicatore, sarei portato a concludere che rinascere significa tornare alle radici. Gesù non ha dato a Dylan nulla che Dylan non portasse già in sé. L’ostentato anti-intellettualismo, la malcelata aggressività verso la popolazione universitaria a cui doveva gran parte del suo successo, Dylan li aveva già espressi dieci anni prima, ai tempi della sua temporanea conversione al country. L’apocalisse era stata sempre una sua ossessione, sin dai tempi del Village; ora il reverendo Hal Lindsey gli fornisce i riferimenti biblici necessari a sentirla ancora più imminente – del resto l’interpretazione lindseyana del libro di Ezechiele è ancora condivisa da milioni di elettori cristiani e repubblicani. Alla fine Gesù stava permettendo a Dylan quello che Dylan ha sempre cercato di fare: aggredire il suo pubblico. Al tempo del folk li aggrediva col rock, nel ’74 li martellava stravolgendo le sue canzoni, e adesso li può accusare di empietà e complicità con l’Anticristo.

Siete pronti? O avete ancora qualche lavoro da finire?
C’è qualcosa che vi trattiene?

State pensando con la vostra testa o state soltanto seguendo la mandria?

Bob_Dylan_-_Saved_(re-release)Saved avrebbe potuto finire con Amazing Grace, una dei più puri ringraziamenti che il Dylan devoto rende al suo Salvatore. Termina invece con Are You Ready, il rock del penultimo giorno, un anticlimax che lascia l’amaro in bocca ma è coerente con la situazione: Gesù sarà qui a momenti, e molti di voi ancora devono accettare la cosa. Anche Dylan non è sicuro di farcela: sarà pronto per l’Armageddon, o sta ancora giocando a fare il divo, il boss? Noi oggi sappiamo la risposta: di lì a poco Dylan avrebbe ripreso a suonare i suoi vecchi successi, dimenticandosi rapidamente di tutto il suo periodo gospel. La versione in cd di Saved sarebbe stata pubblicata con una copertina alternativa. Insomma, no: non era pronto. Del resto è Dylan, un pessimo testimonial delle sue idee. Così come non riusciamo a prendere sul serio Masters of War The Times They Are A Changin’, pensando a quanto rapidamente si sarebbe defilato dalla politica; così come non possiamo riascoltare le sue canzoni sulla gioia coniugale senza ricordare quanto disastroso fu il suo divorzio: allo stesso modo ci è impossibile prendere sul serio una svolta religiosa che non durò più di quattro anni. D’altro canto.

D’altro canto: è davvero colpa di Dylan, stavolta? Lui in fondo il suo dovere di buon cristiano lo ha fatto. Quando ha capito che i tempi stavano per finire, si è spogliato di ogni vanità mortale, ha rinnegato la sua discografia e ha montato uno spettacolo di due ore di canzoni religiose, senza preoccuparsi di mandare all’aria la carriera. Ogni sera aggrediva il pubblico: se volete ascoltare il rock, andate a vedere i Kiss. Ma nel frattempo, Gesù cosa aspettava? Perché non arrivava? Perché non si manifestava nella gloria? E i quattro cavalieri, i sette sigilli, cosa aspettano? C’è sempre questo problema con Gesù, che non arriva mai. Chi è nato nella fede manco ci riflette: è abituato a sentire Gesù come parte del paesaggio da quando è nato. Ma chi scopre Gesù da adulto ha spesso una fretta dannata. Deve arrivare, insomma, lo ha promesso! perché ci mette tanto?

(Gli altri pezzi: 1962: Bob Dylan, Live at the Gaslight 19621963: The Freewheelin’ Bob DylanBrandeis University 1963Live at Carnegie Hall 19631964: The Times They Are A-Changin’The Witmark Demos, Another Side of Bob DylanConcert at Philharmonic Hall1965: Bringing It All Back HomeNo Direction HomeHighway 61 Revisited1966: The Cutting Edge 1965-1966Blonde On BlondeLive 1966 “The Royal Albert Hall Concert”, The Real Royal Albert Hall 1966 Concert1967: The Basement TapesJohn Wesley Harding1969: Nashville Skyline1970: Self PortraitDylanNew MorningAnother Self Portrait1971: Greatest Hits II1973: Pat Garrett and Billy the Kid1974: Planet WavesBefore the Flood, 1975: Blood on the TracksDesireThe Rolling Thunder Revue1976Hard Rain1978: Street-LegalAt Budokan1979Slow Train Coming1980: Saved, 1981: Shot of Love).

Leonardo Tondelli

Da Modena. Nel 1984 entra alla scuola media, non ne è più uscito. Da 15 anni scrive su uno dei più verbosi blog italiani, leonardo.blogspot.com. Ha scritto sull'Unità e su altri siti. Sul Post scrive di Dylan e di altri santi del calendario.