Draghi si è definito «un nonno al servizio delle istituzioni»

Nella conferenza stampa di fine anno, rispondendo all'ennesima domanda sul Quirinale, ha fatto capire di essere disponibile

(AP Photo/Gregorio Borgia)
(AP Photo/Gregorio Borgia)

Nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Mario Draghi ha risposto con una certa evasività alle diverse domande che gli sono state rivolte sulla sua possibile elezione a presidente della Repubblica, al termine del mandato di Sergio Mattarella, ipotesi di cui si discute da mesi. Ma pur scherzando e evitando di esporsi troppo, ha detto per la prima volta alcune cose che fanno capire cosa ne pensa. In un commento esplicito sul tema, Draghi ha detto:

«Io non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro. Sono un uomo, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni. Un nonno. La responsabilità della decisione è interamente nelle mani delle forze politiche»

Più avanti, ha sostenuto che «è difficile immaginare» una maggioranza che si divide sull’elezione del presidente della Repubblica, e che torna poi a unirsi per sostenere il governo. Ha aggiunto che esiste la possibilità che a breve il suo governo possa cadere, spiegando che nei mesi scorsi ha «creato le condizioni» per utilizzare efficacemente i finanziamenti del cosiddetto Recovery Fund, a patto che il prossimo governo sia sostenuto dalla stessa maggioranza.

Sono considerazioni interpretate da molti come una dichiarazione di disponibilità a essere candidato dai partiti come presidente della Repubblica: Draghi sarebbe uno dei pochi a poter essere votato da tutto il Parlamento, e le sue parole suggeriscono che secondo lui qualcuno potrebbe prendere il suo posto come presidente del Consiglio sostenuto dalla stessa maggioranza. È un’ipotesi che circola da un po’, sui giornali le ipotesi più accreditate sono quelle del ministro dell’Economia Daniele Franco o della ministra della Giustizia Marta Cartabia.

La votazione per eleggere il successore di Mattarella si terrà nella seconda metà di gennaio, in tempo per avere un nuovo presidente della Repubblica per il 3 febbraio, la scadenza naturale del mandato di Mattarella. Da oltre un mese i giornali dedicano attenzioni quotidiane alle discussioni e alle strategie dei partiti, quello che nel gergo giornalistico viene chiamato “toto-nomi”. Fino a qualche tempo fa, l’eventuale elezione di Draghi era considerata difficile perché avrebbe stravolto gli equilibri politici, segnando la fine dell’attuale maggioranza e comportando forse le elezioni anticipate. Anche per via delle dichiarazioni di oggi di Draghi, questa interpretazione è oggi meno condivisa.

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