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  • Venerdì 20 agosto 2021

I talebani stanno cercando “casa per casa” chi ha collaborato con gli occidentali

Sono ormai diverse le testimonianze che raccontano di ritorsioni contro i civili, nonostante i talebani avessero promesso il contrario

Miliziani talebani a Kabul (AP Photo/Rahmat Gul)
Miliziani talebani a Kabul (AP Photo/Rahmat Gul)

Secondo diverse testimonianze, i talebani hanno iniziato ad arrestare molti afghani che negli anni scorsi avevano collaborato con i paesi occidentali presenti con i loro militari in Afghanistan, soprattutto gli Stati Uniti. Secondo diverse testimonianze raccolte nei giorni scorsi da giornalisti e organizzazioni internazionali, i talebani hanno iniziato a perquisire le case, gli uffici degli ex funzionari governativi e le sedi degli organi di stampa, e hanno effettuato controlli sui telefoni cellulari dei civili alla ricerca di prove di contatti con il governo o materiale compromettente che potesse essere contrario alla rigida interpretazione della sharia.

Questi primi racconti sono stati confermati anche da un rapporto confidenziale stilato dal RHIPTO Norwegian Center for Global Analyses, organizzazione no-profit norvegese che si occupa di fornire all’ONU consulenze in ambito di intelligence, in cui si dice che i talebani hanno una «lista prioritaria» di persone da arrestare che cercano «casa per casa», e che stanno minacciando di mettere in prigione o uccidere i loro familiari se queste persone non si consegnano spontaneamente.

«C’è un gran numero di persone che sono attualmente prese di mira dai talebani, e il pericolo che corrono è evidente», ha detto a BBC Christian Nellemann, a capo del gruppo che ha realizzato il rapporto, secondo cui potrebbero avvenire anche delle esecuzioni di massa.

Quello che sta succedendo è esattamente il contrario di quanto i talebani avevano detto martedì nel corso della loro prima conferenza stampa da quando hanno riconquistato il potere in Afghanistan: avevano infatti cercato di mostrare un lato più moderato promettendo un processo di riconciliazione nazionale e un’amnistia generale per tutti quelli che negli anni della guerra avevano combattuto contro di loro.

Tra le testimonianze più riprese nei giorni scorsi c’era stata quella di una donna ripresa mentre era aggrappata disperatamente alla recinzione dell’aeroporto di Kabul: gridava «aiuto», «i talebani stanno venendo a casa».

Le irruzioni dei talebani nelle case dei collaboratori degli Stati Uniti e degli altri paesi occidentali erano state confermate anche da una ex dipendente dell’Eupol, la missione europea di polizia in Afghanistan che negli anni della guerra si era occupata anche di addestrare la polizia afghana, e da un ex funzionario dell’ambasciata olandese, che avevano detto a Euronews che i talebani stavano entrando nelle case di molti civili alla ricerca di informazioni.

Giovedì, inoltre, l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle ha detto che i talebani avevano ucciso un familiare di un suo giornalista e che ne avevano ferito gravemente un altro a colpi d’arma da fuoco. Secondo Deutsche Welle, i talebani stavano facendo irruzione in diverse case alla ricerca del giornalista, di cui non è stata diffusa l’identità e di cui si sa solo che al momento si trova in Germania. L’emittente ha detto anche che sono state perquisite le case di altri tre suoi giornalisti.

– Leggi anche: Il caos, le violenze e la disperazione attorno all’aeroporto di Kabul