È morto Ennio Morricone

Aveva 91 anni ed era uno dei più grandi compositori di colonne sonore di sempre

(ANSA/EPA/BALAZS MOHAI)
(ANSA/EPA/BALAZS MOHAI)

È morto Ennio Morricone, uno dei più grandi e famosi compositori di colonne sonore cinematografiche del Novecento. Aveva 91 anni. Qualche giorno fa Morricone era caduto in casa e si era rotto un femore; l’agenzia ANSA scrive che Morricone è morto durante il ricovero al Campus Biomedico di Roma per le conseguenze di quella caduta. La famiglia ha fatto sapere che i funerali si svolgeranno in forma privata.

Nel cinema, il nome di Morricone è legato innanzitutto alla collaborazione con il regista Sergio Leone, per il quale compose negli anni Sessanta le colonne sonore dei film “spaghetti-western” Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo, C’era una volta il West, Giù la testa, e poi negli anni Ottanta di C’era una volta in America, l’ultimo film della carriera di Leone. Ma Morricone fece anche moltissimo altro, nel cinema e nella musica.

Nella sua lunga carriera Morricone arrangiò diverse canzoni, comprese almeno un paio che è praticamente impossibile non conoscere, e centinaia di colonne sonore (alcune delle quali molto molto difficile da non fischiettare almeno per un po’, sentendole) e collaborando con registi italiani e stranieri: si occupò di colonne sonore per film di ogni genere, lavorando tra gli altri con Brian De Palma, John Carpenter, Barry Levinson, Mike Nichols, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci e Quentin Tarantino. Vinse un premio Oscar alla carriera nel 2007 e, nove anni dopo, un Oscar per la miglior colonna sonora per The Hateful Eight, di Quentin Tarantino, con cui aveva un rapporto di stima e amicizia.

Oltre alla carriera da arrangiatore e compositore, Morricone è stato insegnante di conservatorio, autore di diversi dischi e, come direttore d’orchestra, protagonista di tanti apprezzati concerti in Italia e nel mondo, sebbene non imparò mai l’inglese e sebbene per anni, prima di iniziare a suonare in giro per il mondo, si fosse rifiutato di volare: negli Stati Uniti, per esempio, ci andò per la prima volta nel 2007, a 78 anni.

Prima delle colonne sonore
Morricone era nato a Roma il 10 novembre del 1928. Iniziò a suonare la tromba – il padre era trombettista – e già dai 12 anni, studiò al Conservatorio di Santa Cecilia, negli anni della Seconda guerra mondiale e della Roma occupata dai nazisti. Sembra che da ragazzo fosse anche bravo a calcio (è sempre stato un tifoso della Roma) e in alcune interviste raccontò che da ragazzo aveva pensato di diventare medico e scacchista.

Dopo il Conservatorio e dopo aver studiato armonia complementare e composizione, Morricone iniziò a scrivere e comporre per il cinema nella metà degli anni Cinquanta, mentre intanto era anche arrangiatore di canzoni per la RCA Italiana, una nota casa discografica. Tra le canzoni più famose che Morricone arrangiò in quel periodo ci sono le famosissime “Pinne fucile ed occhiali”, “Abbronzatissima” e “Guarda come dondolo” di Edoardo Vianello, “Sapore di sale” di Gino Paoli e “Se telefonando” di Mina.

Con Sergio Leone
Leone e Morricone, che erano stati compagni di scuola alle elementari, iniziarono a collaborare dagli anni Sessanta. La loro prima collaborazione fu per il film Per un pugno di dollari, il primo della cosiddetta trilogia del dollaro e il primo “spaghetti-western” di Leone, in cui è evidente l’importanza della tromba, strumento con cui era particolarmente familiare. Forse per fare sembrare il film più americano, e quindi più autenticamente western, Morricone firmò inizialmente la colonna sonora con lo pseudonimo “Dan Savio” e nel 2006 raccontò al Guardian di ritenere Per un pugno di dollari il peggior film di Leone e la sua peggior colonna sonora.

Per uno dei motivi di Il buono, il brutto, il cattivo, formato da due sole note, Morricone si ispirò all’ululato di un coyote. Le note sono le stesse per i tre protagonisti, ma sono fatte da uno strumento diverso: un flauto per il buono, un arghilofono (simile a un’ocarina) per il cattivo e una voce umana per il brutto.

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In molti casi Morricone componeva le musiche prima che Leone girasse il film (e infatti Leone parlò di Morricone come del suo “sceneggiatore”): successe, per esempio, con C’era una volta il West.

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Morricone e Leone continuarono a collaborare, spesso con un’intesa e una correlazione tra scene e musiche con pochissimi paragoni nella storia del cinema, fino a C’era una volta in America, ultimo film di Leone.

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Con tutti gli altri
Morricone collaborò con diversi altri registi, non solo italiani e non solo di western. Scrisse – tra le tantissime altre – le musiche per I giorni del cielo di Terrence Malick, Mission di Roland Joffé, The Untouchables – Gli intoccabili, di Brian De Palma,  Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento, Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, La cosa di  John Carpenter, Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore e La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Si racconta che un giorno Pontecorvo andò da Morricone per proporgli una melodia che aveva in testa. Prima che potesse suonarla Morricone gli disse di aspettare, che anche lui ne aveva pensata una. La suonò ed era molto simile a quella di Pontecorvo. Morricone spiegò poi che l’aveva sentita fischiettare a Pontecorvo mentre saliva le scale per andare da lui, e gliel’aveva suonata così, sul momento.

Capitò anche che Morricone si lamentasse un po’ del fatto che tante sue altre importanti collaborazioni siano spesso finite in secondo piano per via di quanto fatto con Leone. Gli capitò di dire, come riporta il Corriere della Sera: «Ho scritto più di cinquecento pezzi e mi chiedono solo degli spaghetti western».

Morricone non è mai stato autore di una colonna sonora di Eastwood (il più noto protagonista dei western di Leone), una cosa di cui si era detto dispiaciuto e Hollywood Reporter ha scritto che a iniziò anni Settanta fu vicino a collaborare con Stanley Kubrick alla colonna sonora di Arancia Meccanica ma che non lo fece perché «Leone si oppose dicendo che Morricone era troppo impegnato a finire le musiche per uno dei suoi film».

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Gli Oscar
L’Oscar alla carriera gli fu consegnato da Clint Eastwood, con standing ovation e lungo applauso del pubblico di addetti ai lavori, e Morricone lo dedicò «a tutti quelli che lo hanno meritato e non lo hanno mai avuto». Dopo l’Oscar per The Hateful Eight Morricone disse invece di credere di aver scritto colonne sonore migliori di quella per la quale vinse l’Oscar.

Morricone vinse quell’Oscar diventando la persona più anziana ad aver vinto un Oscar competitivo (cioè non alla carriera): un record che poi è stato superato nel 2018, quando lo sceneggiatore James Ivory vinse l’Oscar a 89 anni. L’Oscar arrivò dopo cinque candidature: per I giorni del cielo, Mission, The Untouchables – Gli intoccabili, Bugsy e Malèna.

Fuori dal cinema
Oltre che nel cinema e nella serialità televisiva (per diverse stagioni si occupò della colonna sonora della Piovra) Morricone ha lasciato un grande segno anche nella musica vera e propria, anche in questo caso sperimentando e svariando tra generi e attività tra loro molto diverse. A fine anni Ottanta collaborò con i Pet Shop Boys alla canzone “It Couldn’t Happen Here” (poi colonna sonora di un omonimo film musicale); diversi grandi artisti, tra cui il chitarrista degli U2 The Edge, hanno parlato di lui come del loro musicista preferito e di una delle loro principali influenze artistiche. Come ha ricordato il New York Times, “L’estasi dell’oro”, famoso brano di Il buono, il brutto, il cattivo è stata la canzone scelta dai Ramones per chiudere i loro concerti e dai Metallica per aprirli. Nel 2007 al disco We All Love Ennio Morricone parteciparono, tra gli altri Bruce Springsteen, Roger Waters, Quincy Jones e Andrea Bocelli.

Sempre il New York Times ha ricordato che Morricone, che viveva a Roma, quando doveva comporre per un nuovo film spesso si chiudeva in casa per settimane e lavorava alla scrivania, e non al pianoforte, perché sosteneva di sentire la musica nella testa e poteva scriverla direttamente a penna, senza bisogno di suonarla.

Nel 2014, rispondendo a Repubblica alla domanda “Cos’è il potere della musica”, Morricone disse:

«È la sua natura evocativa, ma cosa evochi resta chiuso nel sentimento di ciascuno. Ma al tempo stesso è un potere che crea un legame collettivo, una comunità dell’ascolto. O, più paradossalmente, del silenzio».