• Giovedì 16 aprile 2020

I posti del Post

Dieci anni, due redazioni, un trasloco, una quarantena

(Peter Macdiarmid/Getty Images)
(Peter Macdiarmid/Getty Images)

La prima cosa esistita del Post fu la sua redazione, nel senso dello spazio: un monolocale con bella vista sul parco Sempione di Milano che fu adattato a ospitare il primo gruppo di sette persone, intorno a un gruppo di tavoli di cartone assemblati insieme e col conforto di un divano di Ikea ereditato da un precedente uso (e che ha viaggiato verso la successiva redazione del Post dove è tuttora prezioso). Divano che pur nella sua rigidità ha svolto funzioni di giaciglio notturno per diversi redattori e collaboratori, nel tempo.

Lo spazio limitato fece sì che un mondano ma gradevole bar all’angolo della strada fosse eletto a sala riunioni e mensa aziendale per diversi anni: le origini dell’affezionato custode dello stabile spiegano invece una certa quota di articoli del Post dedicati allo Sri Lanka, in quegli anni. Durante i quali il gruppo si estese, strizzandosi negli angusti spazi che però hanno sempre favorito una grande sintonia e complicità tra le persone: inevitabile, nei fatti.

Il Post andò online con qualche minuto di anticipo sulla data prevista del 20 aprile 2010, per un eccesso di efficienza tecnologica che accorciò i tempi e fece sì che la data ufficiale di nascita sia divenuta il 19 aprile. A presentare il progetto ci furono “una specie di editoriale” e un disegno di Gipi che ne ritraeva un aneddoto. Nel gruppo iniziale c’erano persone tuttora al Post e persone che sono andate a fare altro e a cui il Post resta debitore grato. La grafica e il logo furono opera di Samuele Grimandi, che raccolse una preferenza della redazione per il carattere Gotham allora in voga e la mediò con una esse da testate giornalistiche storiche. Gli sviluppi grafici, tecnici e progettuali vennero seguiti dalle persone di una importante e inventiva società digitale, Banzai: molte meriterebbero una citazione, e loro sanno chi sono.

Alla fine del 2015 l’affollamento del monolocale divenne un problema, e il Post traslocò.

Il nuovo spazio fu trovato a sud, nella zona di Porta Genova, un open space di dimensioni molto più accoglienti. Nella tradizione del “tutti fanno tutto”, la redazione del Post si occupò del trasloco, furgone a noleggio compreso (nel frattempo i tavoli non erano più quelli di cartone) e si insediò la sera del 10 febbraio 2016.

Il maggior spazio ha consentito di creare una preziosa sala riunioni (e telefonate) dedicata ufficialmente a Charlie Skinner, un angolo macchine del caffè, e uno studiolo podcast in un ripostiglio. Dall’inizio di marzo 2020 la redazione del Post è vuota, con i redattori in “smart working” da casa. A occasionali verifiche, la pianta di aloe sta bene.

Questo articolo fa parte di una serie che vuole raccontare il Post nei giorni in cui compie dieci anni.