Il pappagallo più grande mai scoperto

Visse almeno 16 milioni di anni fa in Nuova Zelanda, era alto quasi un metro e non poteva volare

L'Heracles inexpectatus in un'illustrazione grafica (Brian Choo, Flinders University)
L'Heracles inexpectatus in un'illustrazione grafica (Brian Choo, Flinders University)

Analizzando alcuni fossili trovati in Nuova Zelanda, un gruppo di ricercatori ha identificato il pappagallo più grande mai scoperto. Vissuto almeno 16 milioni di anni fa, nel Miocene, l’Heracles inexpectatus pesava quasi 7 chilogrammi ed era alto poco meno di un metro. Era un pappagallo enorme, se confrontato con le 350 specie di questi uccelli oggi esistenti, compresa quella cui appartiene il cacapò (Strigops habroptila), uno dei pappagalli viventi più grandi e nativo proprio della Nuova Zelanda.

I fossili dell’Heracles inexpectatus erano stati scoperti nel 2008 nei pressi di St Bathans, una vecchia città mineraria che si trova ai margini di un lago estinto nell’Isola del Sud, una delle due isole principali che costituiscono la Nuova Zelanda. La zona era nota da tempo per ospitare una grande quantità di fossili del Miocene, sia di animali – come coccodrilli, pipistrelli e decine di specie di uccelli – sia di piante di vario tipo. Tra i numerosi ritrovamenti, furono catalogate anche le ossa che costituivano parte delle zampe (tibiotarso) di un grande uccello.

Per una decina di anni, quei fossili furono mantenuti insieme a quelli di altri uccelli esistenti, presumibilmente grandi aquile vissute in tempi remoti sull’isola. In seguito, incuriosito dalla loro forma, il paleontologo Trevor Worthy (Flinders University, Australia) si mise ad analizzare con più attenzione i reperti, notando che erano piuttosto diversi da quelli attribuiti alle aquile. Si convinse che fossero di una specie di pappagallo ormai estinta e si mise al lavoro con alcuni colleghi per approfondire e verificare la sua ipotesi.

Il tibiotarso fossilizzato fu confrontato con quello di altri uccelli estinti conservati nei musei di storia naturale, e con quelli di alcune specie dei giorni nostri. La ricerca comparata portò Worthy e colleghi a concludere che i loro fossili fossero appartenuti a un uccello dell’ordine dei psittaciformi, quello dei pappagalli.

Conoscendo le misure di parte delle zampe e il probabile ordine di appartenenza, Worthy ha in seguito stimato dimensioni e caratteristiche dell’Heracles inexpectatus, con un discreto grado di approssimazione. Avendo dimensioni così grandi e un corpo tozzo, difficilmente il pappagallo gigante poteva volare.

La figura di un essere umano messa a confronto con le dimensioni di una gazza, a sinistra, e di un Heracles, a destra (Paul Scofield, Canterbury Museum)

Come spiegano nel loro studio pubblicato sulla rivista scientifica Biology letters, i ricercatori ritengono che il pappagallo fosse terricolo e che vivesse quindi negli strati più bassi delle foreste. Probabilmente si nutriva della vegetazione che riusciva a raggiungere dal suolo, come del resto facevano altri uccelli giganti di cui siamo riusciti a ricostruire meglio le abitudini grazie a una maggiore quantità di fossili.

Il clima della Nuova Zelanda nel Miocene era piuttosto diverso dall’attuale e simile a quello delle zone tropicali: l’Heracles inexpectatus poteva quindi fare affidamento su numerose piante da frutto. Mantenersi solamente con piante e frutta non doveva essere comunque semplice per un uccello di quelle dimensioni, quindi non è escluso che si nutrisse anche di piccoli animali.

Worthy e colleghi ora confidano di trovare altri fossili appartenuti a esemplari di Heracles inexpectatus, in modo da farsi un’idea più chiara sulle sue caratteristiche. Se per esempio riuscissero a ritrovare il becco, potrebbero capire dalla sua forma quali fossero le effettive abitudini alimentari di questo ingombrante pappagallo. Il problema è che ci sono comunque spiccate differenze tra i becchi degli uccelli odierni e quelli vissuti milioni di anni fa, quindi i ricercatori dovrebbero trovare fossili di altre parti del corpo per completare il loro studio.

La scoperta dell’Heracles inexpectatus conferma quanto fosse variegata e particolare la fauna della Nuova Zelanda 16 milioni di anni fa circa. Essendo rimasta scollegata dagli altri continenti per molto tempo, la Nuova Zelanda rimase a debita distanza dai grandi mammiferi che si svilupparono in altre parti del mondo. In assenza di predatori e di specie di mammiferi che consumano risorse, gli uccelli arrivati e presenti sull’isola ebbero l’opportunità di prosperare e di diversificarsi in una grande varietà di specie, riflesse ancora oggi nella fauna neozelandese.