La Russia ha un enorme problema coi rifiuti

La raccolta differenziata non esiste, le discariche a cielo aperto occupano la superficie della Svizzera e rischiano di raddoppiare entro dieci anni, tra grosse proteste

Alcuni abitanti di Kolomna, una città a 100 chilometri a sud di Mosca, bloccano un camion diretto alla discarica locale per protesta contro la gestione dei rifiuti, 20 aprile 2018 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Alcuni abitanti di Kolomna, una città a 100 chilometri a sud di Mosca, bloccano un camion diretto alla discarica locale per protesta contro la gestione dei rifiuti, 20 aprile 2018 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

La Russia è un paese con problemi enormi dal punto di vista della democrazia, dello stato di diritto e della libertà di espressione, e in cui la qualità e l’aspettativa di vita sono decisamente inferiori rispetto ai paesi occidentali. Negli ultimi anni, però, molti cittadini russi, soprattutto nelle zone più lontane dalle città, fanno i conti con un altro enorme problema meno noto all’estero: la gestione dei rifiuti.

Essendo il paese con il territorio più esteso al mondo, la Russia si è sempre occupata dei rifiuti nella maniera apparentemente più immediata ed economica: aprendo discariche a cielo aperto. Mentre i paesi europei riciclano in media il 36 per cento dei loro rifiuti, in Russia la raccolta differenziata è quasi inesistente e il riciclo si ferma al 4 per cento del totale (stime più ottimiste parlano del 5 per cento). Già oggi, scrive l’Economist, le discariche occupano in Russia la superficie della Svizzera. Nei prossimi anni la situazione diventerà insostenibile: alcuni esperti citati da Politico stimano che il territorio occupato dalle discariche raddoppierà entro il 2030, ponendo enormi problemi per l’ambiente e la salute delle persone.

Alcuni cittadini ne pagano le conseguenze più di altri. Nella città di Klin, che si trova a 100 chilometri a nordovest di Mosca, la discarica comunale ha un cumulo di rifiuti alto come un palazzo di sei piani, scrive Politico, e si trova a 400 metri da una scuola. A Likino-Dulyovo, un centinaio di chilometri a est di Mosca, moltissimi abitanti stanno protestando per la costruzione di una discarica dentro a una foresta di torba. A Shives, ancora più a est, gli abitanti sono riusciti a bloccare la costruzione di una discarica dopo aver occupato per sei mesi un terreno nei pressi di una foresta di pini.

Sin dall’inizio dell’anno, racconta il Financial Times, «decine di migliaia di persone in tutto il paese hanno manifestato contro misure che secondo loro inonderanno [di rifiuti] le loro città, inquineranno l’ambiente e renderanno invivibili le loro case». In realtà i problemi sono noti da tempo: già nella primavera del 2018 alcuni funzionari del governo avevano ammesso che le discariche in dieci regioni stavano affrontando «catastrofici» traboccamenti, e che era a rischio la salute di 17 milioni di russi.

Da allora il governo russo guidato da Vladimir Putin ha provato a fare qualcosa, almeno in apparenza, per esempio chiudendo alcune controverse discariche nella regione di Mosca e aumentando le tasse sulla raccolta dei rifiuti. Ma i problemi rimangono. Vladimir Kuznetsov, il capo di una ong ambientalista di San Pietroburgo, ha raccontato al Moscow Times che in Russia la maggior parte delle regioni «ha una quota annuale di rifiuti per persona da smaltire, e un certo budget allocato. Se la produzione di rifiuti pro capite si abbassa, l’autorità regionale otterrà meno soldi».

Anche le società che ricevono in appalto la gestione dei rifiuti sono incoraggiate a costruire discariche al posto che impianti di trattamento, dice un esperto di ecologia al Financial Times. Anche loro, come le autorità regionali, vengono pagati a seconda del volume di rifiuti trattati, e la soluzione più economica per gestire la maggiore quantità possibile di rifiuti è quella di lasciarli in discarica. A peggiorare le cose ci sono la corruzione e il nepotismo, tipici della Russia di Putin: l’anno scorso un ricco appalto da 500 milioni di euro per la gestione dei rifiuti nella regione di Mosca è stato vinto da Igor Chaika, figlio di Yury Chaika, procuratore generale della Russia e già invischiato in vari sospetti casi di corruzione.

Qualche mese fa il New York Times aveva provato a legare le manifestazioni contro le discariche al declino di consensi per Putin, il cui tasso di popolarità è passato dall’80 per cento del 2018 al 64 per cento di inizio 2019, probabilmente anche per via di una impopolare riforma delle pensioni. In un paese normale il diffuso scontento verso i leader politici dovrebbe tradursi nell’elezione dei loro avversari, o perlomeno nell’aumento dei consensi per l’opposizione, ma in Russia le cose non funzionano così. A settembre si terranno elezioni locali in varie zone del paese, ma come avviene da alcuni anni a questa parte le persone che scelgono di candidarsi in opposizione a Russia Unita, il partito di Putin, vengono spesso escluse per ragioni di facciata.