La prima ricostruzione ufficiale della morte del carabiniere a Roma

È quella fatta dalla gip di Roma, dai carabinieri e dalla procura, in base alle testimonianze raccolte fin qui: ma lascia ancora dubbi e non è detto che sia definitiva

(Vincenzo Livieri - LaPress )
(Vincenzo Livieri - LaPress )

Le prime ricostruzioni ufficiali sulla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega arrivano dall’ordinanza con cui la giudice per le indagini preliminari (gip) di Roma, Chiara Gallo, ha convalidato l’arresto dei due statunitensi accusati dell’omicidio, e dalla conferenza stampa di martedì in cui procura e carabinieri hanno aggiornato sullo stato delle indagini in corso. La ricostruzione di Gallo è basata sulle testimonianze raccolte tra venerdì e domenica, sui risultati dell’autopsia sul corpo di Cerciello Rega e sugli altri documenti disponibili (video e registrazioni di telefonate). La ricostruzione di procura e carabinieri – che hanno deciso di parlare al pubblico insieme, benché abbiano ruoli diversi a questo punto della storia – si basa verosimilmente sugli stessi elementi, ma non è stata mediata dall’analisi di un giudice (che ha un ruolo di garanzia). Non è quindi detto che queste ricostruzioni siano corrette – sarà il processo a stabilire come sono andate le cose – e in alcuni passaggi cozzano tra loro: offrono però la prima ricostruzione completa che prova a mettere in ordine le cose dall’inizio alla fine, e quella con il minor numero di “buchi”.

La vicenda, per quel che ne sappiamo oggi, è andata così. Giovedì sera due giovani statunitensi, Gabriel Christian Natale-Hjorth e Finnegan Lee Elder, in Italia per turismo, hanno deciso di comprare della cocaina. Il loro albergo era nella zona di piazza Cavour e loro si sono spostati nel vicino quartiere di Trastevere, molto trafficato e noto per la vita notturna e i locali. In piazza Trilussa hanno incontrato Sergio Brugiatelli, un 47enne romano con piccoli precedenti che i giornali descrivono come un “broker del piccolo spaccio” e un “mediatore” degli spacciatori. Brugiatelli ha raccontato di essere stato avvicinato dai due intorno alle 23.30 e la sua versione sembra essere stata confermata da un’altra persona, un cittadino egiziano identificato come Meddi. Brugiatelli ha raccontato di aver spiegato ai due statunitensi di non avere droga ma di essere in grado di portarli da uno spacciatore. Un video mostra i tre insieme, probabilmente intorno a quest’ora.

Circa un’ora più tardi, intorno a mezzanotte e mezza, Brugiatelli si è messo in contatto con uno spacciatore che aveva da poco conosciuto, un altro italiano che i giornali identificano come Italo Pompei. Pompei ha dato appuntamento a Brugiatelli in piazza Mastai, sempre a Trastevere, poi gli ha detto di raggiungerlo dall’altra parte della strada, all’incrocio con via Cardinale Merry del Val. All’appuntamento Brugiatelli è arrivato accompagnato solo da uno dei due statunitensi, descritto da lui come “quello con i capelli biondi” e identificato dalla gip come Natale-Hjorth; Elder è rimasto invece in piazza Mastai, dice Brugiatelli, e con lui ci sono la bicicletta di Brugiatelli e il suo zaino, che contiene le chiavi di casa, documenti e un cellulare. Il Corriere della Sera dice che ci sono due video che mostrano Brugiatelli, Pompei e Natale-Hjorth insieme, alle 00.53 e poi all’1.12: i video non sono stati diffusi e non è chiaro se siano citati direttamente nell’ordinanza della gip.

Quindi: a questo punto in piazza Mastai c’erano Elder con la bici e lo zaino di Brugiatelli; dall’altra parte della strada, invece, c’erano Brugiatelli, Natale-Hjort e Pompei, lo spacciatore. La ricostruzione di cosa succede a questo punto è basata sulla testimonianza di Italo Pompei, lo spacciatore, e su quella dei carabinieri. Durante il suo interrogatorio, citato dalla gip, Pompei ha raccontato che mentre trafficava con Brugiatelli e Natale-Hjorth erano arrivati due carabinieri in moto e lo avevano fermato per identificarlo sospettando che fosse uno spacciatore.

Di questi due carabinieri – che erano entrambi fuori servizio, e dicono di essere arrivati per caso – solo uno è citato per nome dalla gip: il maresciallo Pasquale Sansone, della stazione di Piazza Farnese. È Sansone che, secondo la gip, poco dopo avrebbe chiamato sul cellulare privato il suo sottoposto Andrea Varriale per chiedere aiuto «per la ricerca di un soggetto che si era sottratto all’identificazione dandosi alla fuga dopo aver consegnato ai militari un involucro di color bianco contenente una compressa di tachipirina». Secondo la gip, quindi, i primi carabinieri intervenuti dopo aver osservato il presunto scambio di droga avevano chiamato in loro aiuto Varriale, che quella sera era in servizio nella zona. Una nota di servizio diffusa dai carabinieri lunedì sera, ma non citata dalla gip, spiega che insieme a Varriale c’era anche Cerciello Rega: e questo spiegherebbe perché inizialmente si era parlato di quattro carabinieri intervenuti e non due.

Il comandante provinciale dei carabinieri Francesco Gargaro, durante la conferenza stampa di oggi, ha spiegato che Sansone e il suo collega fuori servizio avevano individuato Brugiatelli e due altre persone (probabilmente Natale-Hjorth e Pompei) e li avevano seguiti trovando il loro comportamento sospetto. Dopo averli persi di vista, ha spiegato Gargaro, i tre erano stati trovati nuovamente e questa volta uno di loro (che poi si è scoperto essere Natale) era stato visto cercare qualcosa, chino tra due auto parcheggiate. Alla domanda dei due carabinieri su cosa avesse raccolto da terra, Natale-Hjorth aveva risposto che era Bentelan, un farmaco comune a base di cortisone; mentre i carabinieri si spostavano in una zona illuminata per controllare meglio l’oggetto raccolto, però, Natale-Hjorth era scappato.

Il «soggetto che si era sottratto all’identificazione» citato da Sansone al telefono con Varriale sembra quindi essere Natale-Hjort, ma non è chiaro a questo punto cosa sarebbe successo a Brugiatelli e allo spacciatore (non è chiaro per esempio se Brugiatelli sia inizialmente scappato per poi tornare indietro e denunciare il furto dello zaino che aveva lasciato a Elder, per esempio). Quello che sappiamo dalle testimonianze è che Pompei, lo spacciatore, stava cercando di vendere a Natale-Hjorth qualcosa che non era droga e per questo i carabinieri non lo avevano arrestato, limitandosi a identificarlo.
Sappiamo inoltre che anche Brugiatelli ha parlato con Varriale e Cerciello Rega, che era stato identificato e aveva spiegato loro di aver subito il furto del suo zaino. Sembra quindi che i due americani fossero scappati con lo zaino di Brugiatelli (un video lo mostrerebbe), al quale Varriale e Cerciello Rega hanno consigliato allora di sporgere denuncia in caserma. Nella prima denuncia del furto fatta a questo punto, scrive la gip, Brugiatelli aveva detto che i due ladri avevano l’accento inglese. I carabinieri oggi hanno invece detto che fino a venerdì sera Brugiatelli ha sempre sostenuto di aver avuto a che fare con nordafricani.

Martedì i carabinieri hanno anche detto che la finta droga che Pompei aveva venduto a Natale-Hjorth è stata identificata in quel momento come “aspirina” ma non è stata poi recuperata. Non è chiaro che fine abbia fatto.

Da qui in poi la ricostruzione della gip si basa sulla testimonianza di Natale-Hjorth, che secondo una registrazione di una telecamera di sicurezza era rientrato con Elder in albergo all’1.27 di notte. Natale-Hjorth ha raccontato che aveva dato a Brugiatelli 80 euro per comprare della cocaina e che, una volta tornato in albergo, era squillato il cellulare nello zaino che avevano rubato. A quel punto aveva risposto e si era accordato con Brugiatelli per restituirlo in cambio degli 80 euro. Non è chiaro dalla ricostruzione del gip che telefono Brugiatelli stesse usando per chiamare il suo cellulare (contenuto nello zaino rubato); i carabinieri hanno detto invece che Brugiatelli ha usato i telefoni di più persone per fare le telefonate di quella sera.

Qui arriva un altro punto fermo della storia, le due telefonate di Brugiatelli al 112. Dopo aver parlato una prima volta con Varriale e Cerciello Rega, e dopo aver parlato con Natale-Hjorth al telefono, Brugiatelli alle 2 di notte ha chiamato il 112 e – messo in comunicazione con la caserma dei carabinieri di Monteverde – ha spiegato di aver subito il furto e il successivo ricatto. C’è una seconda telefonata con i carabinieri, che fanno poi intervenire una pattuglia in divisa in piazza Gioacchino Belli, dove Brugiatelli si trovava a questo punto (sempre a Trastevere). I carabinieri, dicono sia la gip che i carabinieri, hanno deciso allora di fare intervenire nuovamente Varriale e Cerciello Rega, che erano in borghese ancora in zona. Brugiatelli aveva preso appuntamento con Natale-Hjorth e aveva accompagnato sul posto i due carabinieri, aspettandoli in disparte. La telefonata con cui è stato preso appuntamento è stata fatta con il telefono di Varriale, hanno detto martedì i carabinieri, ed è stata registrata.

L’incontro tra Cerciello Rega, Varriale e i due americani è avvenuto alle 3.13 di venerdì mattina, dice la gip, in via Pietro Cossa. Varriale ha raccontato che lui e Cerciello Rega si erano subito identificati con gli statunitensi, che questi avevano provato a scappare e che dal loro tentativo di fermarli era nato un breve tafferuglio. Varriale aveva provato a bloccare Natale-Hjorth, fallendo, mentre Cerciello Rega aveva afferrato Elder: quest’ultimo aveva impugnato un coltello che aveva con sé e aveva colpito più volte Cerciello Rega, uccidendolo. Nella sua ricostruzione dell’omicidio, il gip scrive che Elder ha detto di aver usato il coltello per autodifesa, dopo essersi sentito strangolare da qualcuno alle sue spalle; il gip però ha scritto che sul collo di Elder non sono stati trovati segni compatibili con uno strangolamento, anche se naturalmente una breve presa da dietro può avvenire anche senza lasciare segni.

I carabinieri hanno detto che Cerciello Rega era disarmato, mentre Varriale aveva con se l’arma di servizio. Cerciello Rega, hanno detto i carabinieri, era in servizio quella sera e avrebbe dovuto avere con sé la sua pistola: che invece è stata ritrovata nel suo armadietto in caserma, non è chiaro per quale motivo. L’ipotesi dei carabinieri è che Cerciello Rega se la fosse dimenticata a inizio turno.

Cosa non è ancora chiaro
– Non è chiaro come siano andate le cose esattamente al momento del primo intervento dei carabinieri contro lo spacciatore.

– Non è chiaro come mai, se lo spacciatore era stato identificato già giovedì notte, sia stato fermato solo domenica.

– Non è chiaro perché Brugiatelli abbia deciso di chiamare i carabinieri, benché coinvolto nello spaccio di droga.

– Non è chiaro come mai i carabinieri intervenuti per primi non abbiano conservato la finta droga che avevano recuperato da Natale-Hjorth.

– Non è chiaro se Varriale e Cerciello Rega siano andati all’appuntamento soli o se ci fossero altre pattuglie di rinforzo nelle vicinanze: il comandante provinciale dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro ha detto che c’erano altre quattro pattuglie vicino a Varriale e Cerciello Rega, a distanza di sicurezza per non essere viste. Questo vorrebbe dire che l’operazione per recuperare uno zainetto aveva coinvolto almeno 10 carabinieri.

– Non è chiaro come mai Cerciello Rega non avesse la sua pistola.

– Non è chiaro se Varriale e Cerciello Rega si siano identificati come carabinieri (Varriale sostiene di sì, i due statunitensi dicono il contrario).

– Non è chiaro come mai inizialmente Varriale avesse identificato i due americani come “nordafricani”, visto che li aveva visti e sapeva del loro accento americano (Francesco Gargaro ha spiegato a Repubblica che Varriale «si è confuso. Era in stato di choc. Bisogna capirlo»).

– Non è chiaro da dove arrivi il coltello usato dagli americani (Elder, è stato detto durante la conferenza stampa, ha detto di averlo portato con sé in aereo dagli Stati Uniti).