Il Senato ha salvato Salvini

L'autorizzazione a procedere per il caso Diciotti è stata respinta da una maggioranza formata da Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Fratelli d'Italia

(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Oggi intorno alle 13 il Senato ha respinto l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. Le votazioni rimarranno aperte fino alle 19, ma al momento una maggioranza di 232 senatori ha già votato no all’autorizzazione. Contro l’autorizzazione hanno votato Lega e Movimento 5 Stelle insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, due partiti all’opposizione che avevano già votato contro l’autorizzazione nella Giunta per le autorizzazioni nel corso di un passaggio preliminare. Nel suo intervento prima del voto, Salvini ha ringraziato il Movimento 5 Stelle per il sostegno: «Ringrazio il Movimento 5 stelle. Queste cose si fanno in due». Il risultato finale delle votazioni dovrebbe arrivare intorno alle 19.

Salvini è accusato di sequestro di persona per aver costretto la nave Diciotti della marina militare italiana a rimanere per cinque giorni nel porto di Catania, senza far sbarcare nessuna delle 177 persone recuperate dalla nave, migranti partiti dalla Libia tra cui c’erano anche donne, malati e minorenni. Salvini aveva impedito il loro sbarco fino a che altri paesi europei avevano assicurato che si sarebbero fatti carico della loro accoglienza.

Il reato contestato a Salvini era stato commesso però “nell’esercizio delle funzioni di ministro”, cioè come parte dell’attività istituzionale. Per questa ragione la vicenda ha seguito una procedura giudiziaria particolare: è passata prima dal cosiddetto “tribunale dei ministri” di Catania, che per poter rinviare a giudizio Salvini ha dovuto chiedere l’autorizzazione a procedere alla sua camera di appartenenza. In questo caso, il Senato. È una procedura prevista dall’articolo 96 della Costituzione, pensato per salvaguardare e garantire l’indipendenza del potere esecutivo dal potere giudiziario.

Il voto dell’aula del Senato è stato preceduto – come accade per quasi tutti i voti del Parlamento – da un voto di una delle molte commissioni che gestiscono e organizzano il lavoro della camera. In questo caso, la Giunta per le immunità presieduta dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha votato una relazione dello stesso Gasparri sulla richiesta di autorizzazione a procedere (un voto non vincolante). Nella relazione presentata alla Giunta e poi approvata, Gasparri sosteneva che Salvini avesse agito «per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo», una delle due circostanze per cui secondo la legge italiana il Parlamento può negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di un membro del governo.

Inizialmente, all’arrivo dell’avviso di garanzia della procura di Catania, Salvini aveva detto che intendeva farsi processare e che non avrebbe usato i voti della Lega in Senato per salvarsi. Alla fine di gennaio, però, aveva cambiato idea e ha detto che si aspettava che che il Senato respingesse la richiesta. Successivamente ha minacciato la crisi di governo se il Movimento 5 Stelle non avesse votato insieme alla Lega.

Il Movimento 5 Stelle ha avuto grosse difficoltà a trovare una posizione unitaria sul caso. Dopo un’iniziale incertezza, il capo politico si è apertamente schierato per salvare Salvini e la sua posizione è stata confermata da un voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Il voto ha deluso molti dirigenti e militanti del Movimento e alcuni senatori hanno annunciato che oggi non parteciperanno al voto o che voteranno a favore dell’autorizzazione a procedere. Bisognerà aspettare la fine del procedure di voto alle 19 per conoscere esattamente quanti senatori del Movimento 5 Stelle si sono astenuti o hanno votato contro.