La Giunta per le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere per Salvini

Dopo il risultato della consultazione sulla piattaforma Rousseau, il M5S ha votato per difendere il ministro dell'Interno sul caso Diciotti: ora deve votare il Senato

Matteo Salvini, ministro dell'Interno, nell'aula della Camera dei Deputati durante il Question Time, Roma 13 febbraio 2019. ANSA/FABIOFRUSTACI
Matteo Salvini, ministro dell'Interno, nell'aula della Camera dei Deputati durante il Question Time, Roma 13 febbraio 2019. ANSA/FABIOFRUSTACI

La Giunta per le Immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso della nave Diciotti. Hanno votato contro l’autorizzazione 15 membri della giunta, compresi i sei presenti del Movimento 5 Stelle, e hanno votato a favore in sei. Entro il 24 marzo il Senato dovrà quindi votare per confermare o respingere la decisione della giunta.

Lunedì, gli iscritti alla piattaforma online “Rousseau” del Movimento 5 Stelle avevano votato con maggioranza del 59 per cento per negare l’autorizzazione, decidendo così la posizione che avrebbero tenuto i membri del partito nella giunta. In tutto avevano votato circa 52mila persone. Le modalità con cui era stato posto il quesito, giudicato contorto e parziale, erano però state criticate, tra gli altri dal fondatore del M5S Beppe Grillo. Oltre ai senatori del M5S, hanno votato contro l’autorizzazione i 4 della Lega, i 4 di Forza Italia, il senatore di Fratelli d’Italia e quello delle Autonomie. Hanno votato a favore i quattro senatori del Partito Democratico, Piero Grasso e Gregorio De Falco del gruppo misto.

Salvini è accusato di sequestro di persona a scopo di coazione, omissione di atti d’ufficio e arresto illegale. Il caso cominciò lo scorso agosto, quando il ministro ordinò alla Diciotti, nave militare della Guardia Costiera, di rimanere nel porto di Catania senza far sbarcare nessuna delle 190 persone partite dalla Libia e dirette in Italia che si trovavano a bordo. Il reato sarebbe stato commesso da Salvini “nell’esercizio delle funzioni di ministro”, cioè come parte dell’attività istituzionale. Per questa ragione la vicenda ha seguito una procedura giudiziaria particolare: è passata prima dal cosiddetto “tribunale dei ministri” e poi attraverso l’autorizzazione a procedere della giunta della camera di appartenenza del ministro. In questo caso, il Senato.