Le strane alleanze del Movimento 5 Stelle in Europa

Nella lista di Luigi Di Maio ci sono attivisti antisfratto e pro-marijuana croati, antiabortisti polacchi, liberali finlandesi e gli immancabili gilet gialli francesi

Questa settimana il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio è stato a Bruxelles per incontrare una serie di potenziali alleati con cui formare un gruppo parlamentare dopo le elezioni europee che si terranno alla fine del prossimo maggio. Su Instagram ha pubblicato una fotografia che ritrae i tre leader politici con cui l’accordo sembra oramai quasi raggiunto. Come ha detto lo stesso Di Maio, nel gruppo ci sono diversità di vedute su molti argomenti ed è ancora da vedere se la foto che si sono scattati insieme sarà davvero il primo passo della formazione di un gruppo comune al prossimo Parlamento Europeo.

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Quello che nella fotografia compare subito a destra di Di Maio è il più eccentrico e il più famoso dei tre: Pawel Kukiz, 55 anni, ex cantante rock-punk, ex attore e da circa un decennio controverso personaggio della politica polacca. Dopo essersi convertito al cattolicesimo ed essere diventato un fervente religioso, Kukiz è entrato in politica a metà degli anni Duemila. All’inizio era un sostenitore del leader del centrodestra moderato Donald Tusk, oggi presidente del Consiglio dell’Unione Europea, ma in pochi anni si è spostato molto più a destra. Oggi sostiene posizioni ultranazionaliste e conservatrici, è contrario al Gay Pride, è antiabortista e favorevole ad aumentare i poteri del presidente della Repubblica.

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Grazie a una campagna elettorale in cui mischiava sentimenti anti-establishment e conservatorismo religioso e nazionale, nel 2015 è riuscito a ottenere il 21 per cento alle elezioni presidenziali, arrivando terzo. Successivamente si è schierato a sostegno del piano del governo per mettere sotto controllo la magistratura polacca. Quando decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare, Kukiz ha accusato i manifestanti di essere pagati dai «banchieri ebrei», attirandosi così forti accuse di antisemitismo (un pregiudizio ancora molto diffuso nel paese). Kukiz si presenterà alle europee con il suo partito Kukiz ’15 e secondo i sondaggi dovrebbe ottenere intorno all’8 per cento dei voti.

Nella fotografia, a destra di Kukiz c’è Ivan Vilibor Sinčić, leader del partito croato Živi zid, “Muro Vivente” o “Barriera Umana”. Nel 2011, Sinčić è stato tra i fondatori del partito, nato da un gruppo di attivisti che si opponevano agli sfratti occupando gli edifici e formando una “barriera umana”, da cui il nome del partito. Oggi Živi zid è un partito della sinistra populista che, oltre alla moralizzazione della vita pubblica e la cacciata dei corrotti da posizioni di potere, chiede il blocco degli sfratti, la nazionalizzazione del sistema bancario e il controllo pubblico sulla circolazione di moneta, la legalizzazione della marijuana e la proibizione degli OGM. Alle presidenziali del 2014, Sinčić raccolse il 16 per cento dei voti, arrivando terzo, mentre secondo i sondaggi alle prossime elezioni europee il suo partito dovrebbe raccogliere il 17 per cento dei voti.

L’unica donna presente nella foto è anche la meno nota del gruppo. Si tratta della finlandese Karoliina Kähönen, studentessa ed ex assistente parlamentare: è una dei sette fondatori di Liike Nyt, un nuovo partito finlandese creato lo scorso aprile da Harry Harkimo, un deputato fuoriuscito da uno dei principali partiti di centrodestra del paese. Il partito, che non ha mai partecipato ad un’elezione e che al momento conta solo un parlamentare (lo stesso Harkimo) è a favore delle liberalizzazioni, della democrazia diretta e al rinnovamento della classe dirigente finlandese. Al momento, i suoi risultati non sono rilevati dai sondaggi in vista delle elezioni europee, né da quelli per le elezioni parlamentari che si terranno ad aprile.

Nel frattempo è proseguito con qualche difficoltà il tentativo di Di Maio avvicinarsi ai “gilet gialli“, il frammentario movimento francese nato per protestare contro il governo del presidente Emmanuel Macron. Uno dei leader del Movimento, Eric Drouet, un autotrasportatore di 33 anni, ha già respinto le offerte di alleanza da parte di Di Maio, il quale però ha confermato che la prossima settimana incontrerà alcuni leader del movimento (non ha però specificato quali).

Di Maio ha ancora più di quattro mesi per perfezionare la rete di alleanze prima delle elezioni europee. Prendere contatti con altri movimenti e stringere legami internazionali è fondamentale per esercitare un qualche ruolo all’interno del Parlamento Europeo dopo il voto. Secondo i regolamenti servono almeno 25 parlamentari provenienti da 7 paesi differenti per formare un gruppo parlamentare. Partiti e singoli europarlamentari che non fanno parte di un gruppo non ricevono fondi e non possono esercitare quasi nessuna influenza nei lavori parlamentari.

La necessità di rimanere in un gruppo ha causato parecchi problemi al Movimento nel corso dell’ultima legislatura. Dopo che una serie di gruppi rifiutarono di accoglierlo al loro interno, il Movimento fu costretto ad allearsi con l’ultraliberale, euroscettico e antiambientalista UKIP del britannico Nigel Farage. Successivamente, il Movimento tentò senza successo di entrare nell’ALDE, il più liberale ed euroentusiasta dei gruppi europei. Per evitare il ripetersi della stessa situazione, il Movimento dovrà accelerare la sua costruzione di una coalizione, oppure prepararsi a trascorrere un’altra legislatura molto movimentata.