Ashley Judd potrà continuare la sua causa contro Weinstein solo per diffamazione e non per molestie sessuali

Harvey Weinstein e il suo avvocato Benjamin Brafman arrivano al tribunale di New York, 20 dicembre 2018 (Spencer Platt/Getty Images)
Harvey Weinstein e il suo avvocato Benjamin Brafman arrivano al tribunale di New York, 20 dicembre 2018 (Spencer Platt/Getty Images)

Un giudice federale di Los Angeles ha stabilito che per requisiti di forma non è ammissibile l’accusa di molestie sessuali presentata dall’attrice Ashley Judd contro il produttore Harvey Weinstein, ma ha stabilito che l’attrice può invece proseguire con la causa civile per diffamazione e interferenza illecita. La legge in base alla quale Judd ha denunciato Weinstein per molestie non si può applicare al caso: era stata rivista anni fa per includere anche le relazioni lavorative con registi e produttori, ma non può essere applicata in modo retroattivo.

Judd è stata tra le prime attrici ad accusare Weinstein di molestie sessuali, all’interno di quello che poi è diventato il movimento #MeToo. Judd ha raccontato di essere stata invitata circa 20 anni fa da Weinstein all’hotel Peninsula di Beverly Hills per quella che doveva essere una colazione di lavoro, durante la quale però Weinstein la fece salire nella sua stanza, si presentò in accappatoio e le chiese se poteva fargli un massaggio o guardarlo mentre si faceva una doccia. Lei rifiutò e disse poi che il suo rifiuto ebbe delle conseguenze sulla sua carriera. Dopo la denuncia di Judd, il regista neozelandese Peter Jackson raccontò in effetti al sito di notizie Stuff che i produttori cinematografici Harvey e Bob Weinstein lo spinsero a non prendere in considerazione per i suoi film Ashley Judd e anche Mira Sorvino, che a sua volta aveva accusato Harvey Weinstein di molestie sessuali.