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  • Giovedì 13 dicembre 2018

L’attentatore di Strasburgo è stato ucciso

Gli ha sparato la polizia nel quartiere Meinau di Strasburgo; poco dopo l'ISIS ha diffuso un comunicato rivendicando l'attentato

Chérif Chekatt (French Police via AP, File)
Chérif Chekatt (French Police via AP, File)

Il 29enne Chérif Chekatt, considerato il responsabile dell’attentato compiuto martedì sera a Strasburgo, in Francia, è stato ucciso durante un’operazione di polizia nel quartiere Meinau. La notizia, anticipata da diverse fonti interne alla polizia francese, è stata poi confermata dal procuratore generale di Parigi, Rémy Heitz. Nell’attentato erano state uccise 3 persone, per una terza persona era stata dichiarata la morte cerebrale e dodici persone erano rimaste ferite, sei di loro in modo grave.

Il ministro dell’Interno francese, Christophe Castaner, ha detto che Chekatt è stato riconosciuto da alcuni poliziotti in rue du Lazaret, vicino a dove si erano perse le sue tracce la sera dell’attacco: una pattuglia ha visto camminare per la strada un uomo il cui profilo corrispondeva a quello del ricercato. L’uomo ha individuato la macchina della polizia e ha tentato di entrare in un edificio, ma senza avere il codice per accedere. A quel punto i poliziotti lo hanno chiamato, lui si è voltato, ha cominciato a sparare e gli agenti hanno risposto uccidendolo.

Durante una conferenza stampa il procuratore Heitz ha detto che l’inchiesta sui fatti di Strasburgo «è appena cominciata» e che si dovrà verificare se Chekatt aveva dei complici o se qualcuno lo ha aiutato nella fuga. Heitz ha infine ricordato che dopo l’attacco sono state fermate sette persone: quattro fanno parte della famiglia di Chekatt, mentre altre tre sono a lui vicine ma non hanno legami di parentela.

Poco dopo l’uccisione di Chekatt, lo Stato Islamico (o ISIS) ha rivendicato l’attentato con un comunicato diffuso attraverso i suoi canali ufficiali. Secondo Rukmini Callimachi, giornalista del New York Times esperta di terrorismo, il testo del comunicato suggerisce che l’attacco sia stato solo “ispirato” dalla propaganda dell’ISIS, e non diretto dai vertici dell’organizzazione. Di questa differenza si parla da tempo, anche se non è sempre chiara e ben definita: se ne può leggere più estesamente qui.

Chekatt era già noto alle autorità francesi prima dell’attentato di Strasburgo: era stato condannato per diversi crimini non meno di 27 volte in Germania, Francia e Svizzera e aveva finito di scontare l’ultima condanna in Francia tre anni fa. In carcere aveva sviluppato un legame con l’Islam radicale ed era stato segnalato con la “Fiche S”, una sigla che identifica le persone che i servizi segreti francesi considerano pericolose per la sicurezza dello stato. Nel 2016 era stato anche iscritto nel registro identificato con la sigla FSPRT (fichier des signalements pour la prévention de la radicalisation à caractère terroriste), creata nel 2015 pochi mesi dopo l’attacco contro la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo con lo scopo di segnalare gli individui il cui livello di radicalizzazione è tale da rendere probabile la pianificazione di attentati terroristici.