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  • Venerdì 7 dicembre 2018

Quello che resta della finale di Copa Libertadores

River Plate-Boca Juniors si giocherà, infine, ma a 10.000 chilometri da Buenos Aires e contro il volere delle due squadre

Gli spalti dello stadio Monumental di Buenos Aires lo scorso 24 novembre (Marcelo Endelli/Getty Images)
Gli spalti dello stadio Monumental di Buenos Aires lo scorso 24 novembre (Marcelo Endelli/Getty Images)

Domenica sera, ventotto giorni dopo la partita di andata, le squadre di calcio argentine del River Plate e del Boca Juniors giocheranno la finale di ritorno di Copa Libertadores, l’equivalente sudamericana della Champions League. Ma la giocheranno a oltre diecimila chilometri dallo stadio del River Plate a Buenos Aires, il Monumental, dove si sarebbe dovuta disputare due settimane fa. La partita più attesa nella storia recente del calcio argentino verrà infatti ospitata non solo in un altro paese, ma addirittura in un altro continente. Si giocherà in Europa, allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid, dopo che la CONMEBOL – la confederazione calcistica sudamericana – ha voluto trasferirla lontano dal Sud America per i disordini che tre settimane fa ne avevano causato il rinvio.

La finale, dunque, dovrebbe giocarsi regolarmente domenica sera a Madrid, dove le due squadre di Buenos Aires si trovano in ritiro da mercoledì. Ma ci sono ancora molte contraddizioni, tanto che risulta difficile ritenerla una finale valida a tutti gli effetti, o perlomeno dello stesso valore che avrebbe avuto se fosse stata disputata in condizioni normali e secondo programma. Per la prima volta nella storia, il titolo del calcio sudamericano non verrà assegnato sul suolo sudamericano.

Il controsenso più recente è il comunicato con cui lo scorso fine settimana il River Plate ha annunciato il suo rifiuto di giocare a Madrid. La dirigenza del club non si ritiene responsabile dei disordini avvenuti all’esterno del Monumental e la sua posizione è legittima, poiché le autorità statali di Buenos Aires si sono assunte la responsabilità per le carenti misure di sicurezza. Per evitare sanzioni, però, la squadra è comunque volata a Madrid, dove è ospitata nel centro tecnico federale spagnolo. Prima di partire, l’allenatore Marcelo Gallardo è stato molto chiaro: «Tra un po’ ripenseremo a tutto quello che sta succedendo e lo ricorderemo come una vergogna assurda. Oggi non possiamo fare nulla, perché dobbiamo giocarla questa partita. Ma hanno fatto un furto ai nostri tifosi. Hanno tolto loro un’enorme possibilità. […] Abbiamo perso la possibilità di-giocare-la-finale-in-casa, ragazzi!».

Anche il Boca Juniors si è opposto all’organizzazione della finale a Madrid, e non la vorrebbe proprio giocare. La sua dirigenza ritiene infatti che l’aggressione al pullman della squadra avvenuta a pochi metri dall’ingresso del Monumental sia stata anche responsabilità del River Plate, per cui ha chiesto lo stesso trattamento subito tre anni fa, quando in un ottavo di finale di Copa Libertadores disputato nello suo stadio, i giocatori del River vennero aggrediti da alcuni tifosi con del gas urticante nel tunnel fra gli spogliatoi e il campo. La partita venne sospesa e il Boca escluso dalla competizione. E il River alla fine vinse la coppa.

I disordini del Monumental, però, non sono stati considerati allo stesso modo dalla CONMEBOL poiché avvenuti fuori dalla zona di competenza della società. La confederazione ha respinto prima il ricorso e poi l’appello per la vittoria a tavolino presentati dal Boca, che nel frattempo ha accettato di giocare a Madrid per non incorrere in sanzioni. Le ultime indiscrezioni sostengono che il Boca sarebbe pronto a rivolgersi al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, il cui giudizio però non potrà sovvertire il verdetto del campo.

Quel fine settimana a Buenos Aires

Dopo il pareggio nella finale di andata, giocata alla Bombonera domenica 11 novembre, la partita di ritorno era originariamente prevista al Monumental nel pomeriggio di sabato 24 novembre. Il fatto che si giocasse lì, nello stadio argentino più “europeo”, in una zona relativamente moderna e spaziosa di Buenos Aires, e non tra i vicoli che circondano la Bombonera nel quartiere portuale della città, era considerato rassicurante sul piano dell’ordine pubblico. Inoltre non era prevista la presenza di tifosi del Boca Juniors, per via del divieto di trasferta per le tifoserie ospiti in vigore in Argentina.

I disordini, tuttavia, erano ugualmente iniziati a un paio di ore dalla partita, quando alcune centinaia di tifosi del River Plate appartenenti alla barra brava, il gruppo organizzato equivalente agli ultras europei, ma con una connotazione più criminale, avevano tentato di sfondare gli ingressi del Monumental per entrare senza biglietto. Il conseguente intervento della polizia aveva causato scontri lungo i viali adiacenti allo stadio. La vera causa del rinvio della finale è stata però l’aggressione al pullman del Boca Juniors a circa cinquecento metri dall’ingresso dello stadio. Lì un centinaio di tifosi del River avevano lanciato oggetti contro il pullman della squadra, sfondandone i finestrini. L’autista del mezzo e due giocatori, Pablo Perez e Gonzalo Lamardo, erano stati ricoverati in ospedale con lesioni al volto e agli occhi causate da schegge di vetro. I lacrimogeni sparati dalla polizia avevano inoltre causato difficoltà respiratorie e vomito ad altri sei giocatori del Boca, tra cui l’ex attaccante della Juventus Carlos Tevez.

Dopo l’aggressione al pullman, circa 66.000 persone – tutti tifosi del River – avevano atteso all’interno del Monumental per più di tre ore una comunicazione definitiva da parte della CONMEBOL, che voleva far giocare la finale per motivi di ordine pubblico, nonostante le condizioni dei giocatori del Boca non lo permettessero. Gli stessi giocatori avevano poi confermato alla stampa, per voce dei capitani Fernando Gago e Carlos Tevez, la loro intenzione di non giocare, denunciando anche di non aver incontrato alcun dirigente della confederazione dopo gli incidenti e di aver ricevuto pressioni per scendere in campo. In serata i presidenti delle due squadre si erano impegnati a giocare la domenica seguente, a patto che ci fossero le condizioni per farlo (si era parlato di “condizioni di parità”). I giocatori del Boca, tuttavia, continuavano a rifiutarsi di giocare. Il loro rifiuto aveva provocato il rinvio della finale a data da destinarsi.

I disordini di sabato 24 novembre sono stati considerati una sorta di vendetta da parte del tifo organizzato del River Plate, dopo che nella settimana precedente la polizia di Buenos Aires aveva fatto irruzione in un loro ritrovo sequestrando più di 100.000 dollari e circa 250 biglietti per la finale, la cui provenienza è sotto indagine e inguaia la società. La polizia di Buenos Aires sta identificando i responsabili dei disordini e in questi giorni sta procedendo con i primi arresti.

La finale sudamericana, in Europa

La doppia finale tra i due club di Buenos Aires era considerata un evento straordinario per tutto il calcio sudamericano. Avrebbe potuto segnare la storia della competizione ma soprattutto quella di River e Boca, fondate nello stesso quartiere di Buenos Aires più di un secolo fa ma divise da una delle rivalità più sentite nel mondo del calcio. La squadra perdente non avrebbe potuto prendersi nessuna rivincita, se non in un’altra improbabile finale di coppa, considerando che prima di quest’anno i due club non si erano mai affrontati in una finale continentale. Il risultato sarebbe stato ricordato e rievocato per decenni.

I 66.000 spettatori del Monumental attendono l’inizio di una finale che lì non verrà mai giocata (Getty Images)

I giocatori che scenderanno in campo domenica lo faranno probabilmente con lo stesso spirito, così come i tifosi presenti a Madrid vivranno comunque una giornata unica. Ma dopo tutto quello che è successo, il valore dell’evento non può più essere lo stesso. Lo testimoniano le posizioni dei due club: entrambi contrari, seppur con motivazioni diverse, all’organizzazione dell’incontro a Madrid, ma in un certo senso costretti a giocarci. E lo testimoniano le parole e le opinioni di giocatori, allenatori e personaggi influenti del calcio sudamericano, come Juan Roman Riquelme, storico ex giocatore del Boca, che ha definito la finale di Madrid “l’amichevole più costosa mai organizzata”.

Lo stadio Santiago Bernabeu sarà comunque esaurito. La scelta di Madrid è stata favorita dalla lingua, dai frequenti voli fra le due città e dal prestigio del Bernabeu. In questo modo Madrid si troverà a ospitare le finali dei due più importanti tornei calcistici continentali a sei mesi di distanza, dato che a maggio lo stadio dell’Atletico ospiterà quella di Champions League. Per River Plate-Boca Juniors il presidente del Real, Florentino Perez, proprietario del Bernabeu, ha concesso lo stadio gratuitamente. I costi dell’organizzazione verranno coperti dalla CONMEBOL. I tifosi di River e Boca saranno circa ventimila, equamente divisi, e disposti principalmente nelle due curve dell’impianto. Dei 66.000 spettatori che avevano acquistato il biglietto per entrare al Monumental, solo pochi saranno presenti anche a Madrid. Tutti gli altri verranno rimborsati.