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  • Venerdì 7 dicembre 2018

I pescatori scozzesi e Brexit

Nelle foto di Jeff Mitchell, che raccontano un pezzo delle trattative per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, lontano da Bruxelles

(Jeff J Mitchell/Getty Images)
(Jeff J Mitchell/Getty Images)

Il fotografo Jeff Mitchell ha scattato per l’agenzia Getty Images una serie di foto ai pescatori della Radiant Star, un peschereccio scozzese che opera al largo delle Isole Shetland nel Mare del Nord. Oltre che per gli aspetti affascinanti e avventurosi del lavoro dei pescatori tra onde e gabbiani, le foto sono interessanti perché raccontano un pezzo delle faticose trattative sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’industria britannica della pesca, relativamente piccola, è diventati infatti un simbolo dei sostenitori di Brexit e di chi voleva che il Regno Unito riottenesse maggiori autonomie, anche se ora gli scenari possibili non sembrano più così promettenti.

La questione che gira intorno all’industria della pesca è legata alle “quote” di pescato che ogni anno vengono stabilite dall’Unione Europea, e che di fatto non permettevano ai pescatori britannici di pescare più del 30 per cento dei pesci che vengono catturati ogni anno nelle acque britanniche. Con grande frustrazione, i pescatori dovevano quindi spesso gettare in mare parte del loro pescato per rispettare le quote europee e tra loro ha avuto molta presa l’idea che lasciando l’Unione Europea si sarebbero risolti i loro problemi. Con Brexit, si diceva, il Regno Unito avrebbe ottenuto nuovamente piena sovranità sui suoi mari e non ci sarebbero più state imposizioni e limiti al lavoro dei pescatori. La Federazione dei pescatori scozzesi è stato uno dei gruppi che più entusiasticamente hanno sostenuto la campagna per Brexit e – più in generale – i pescatori hanno votato in massa per l’uscita dall’Unione Europea.

Le cose, naturalmente erano più complicate di come spesso venivano raccontate. Tre quarti del pesce pescato dai pescatori britannici viene venduto ai paesi dell’Unione Europea e di fatto l’industria britannica della pesca non può fare a meno di dipendere dagli altri paesi per sopravvivere. Ma impedire ai pescatori europei di lavorare nelle acque britanniche, come chiesto dai pescatori scozzesi, significherebbe quasi certamente perdere l’accesso al mercato europeo. È una questione su cui si è molto trattato negli ultimi mesi di negoziati su Brexit, perché anche molti paesi del Nord Europa hanno grossi interessi legati all’industria della pesca e ognuno vuole uscire da queste trattative con il miglior accordo possibile.

L’accordo trovato tra l’Unione Europea e il Regno Unito, che dovrà essere approvato dal parlamento britannico e da quello europeo, prevede che il Regno Unito esca dalla politica comune sulla pesca dell’Unione Europea per stipulare entro il 2020 nuovi accordi specifici con l’UE. È molto probabile che i leader europei chiedano e ottengano l’accesso alle acque territoriali britanniche e delle quote di pescato per le proprie imbarcazioni, in cambio dell’accesso del Regno Unito nel mercato europeo e non è certo che il Regno Unito avrà la forza per trattare condizioni particolarmente favorevoli per i suoi pescatori.