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  • Sabato 11 agosto 2018

Cosa sta facendo Melania Trump come First Lady?

Come le mogli dei presidenti che l'hanno preceduta ha presentato una campagna di sensibilizzazione per sfruttare la propria influenza, ma per ora non ha fatto granché, concretamente

La first lady americana Melania Trump durante una visita all'Ospedale Pediatrico Monroe Carell Jr. di Nashville, in Tennessee, il 24 luglio 2018, parte della sua campagna Be Best (SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
La first lady americana Melania Trump durante una visita all'Ospedale Pediatrico Monroe Carell Jr. di Nashville, in Tennessee, il 24 luglio 2018, parte della sua campagna Be Best (SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

Negli Stati Uniti ci si aspetta che le mogli dei presidenti, le First Lady, usino l’influenza della propria posizione per portare avanti delle campagne di sensibilizzazione su temi sociali, che spesso riguardano i bambini o categorie di persone in difficoltà, come quelle colpite da un disastro naturale. Quello della First Lady non è un titolo ufficialmente codificato, ma è diventato col tempo un ruolo riconosciuto – a cui ci si riferisce spesso con la sigla FLOTUS, First Lady of the United States – regolato da una certa prassi, che prevede anche uno staff dedicato e un’ala della Casa Bianca.

La prima First Lady visibilmente impegnata politicamente fu Eleanor Roosevelt , moglie di Franklin Delano Roosevelt, mentre è a partire dagli anni Sessanta, dai tempi di Lady Bird Johnson, che le mogli dei presidenti si dedicano a portare avanti, durante i mandati dei mariti, specifiche campagne sociali. Michelle Obama ad esempio portò avanti la campagna contro l’obesità Let’s Move, mentre Nancy Reagan si impegnò contro l’uso di droghe a scopo ricreativo con la campagna Just Say No. Anche Melania Trump ne sta portando avanti una, ma dopo che la settimana scorsa la sua direttrice Reagan Hedlund si è dimessa (non di sua spontanea volontà, secondo una fonte anonima), il Washington Post ha notato come finora non abbia in realtà organizzato granché.

La campagna di Trump si chiama Be Best e riguarda il benessere dei bambini, in particolare rispetto all’uso dei social network e al diffuso problema dell’abuso dei farmaci oppioidi. È stata presentata a maggio e finora Trump ha partecipato solo a tre eventi pubblici della campagna: il primo è stato un viaggio a Nashville, in Tennessee, dove ha incontrato alcune famiglie colpite dalla crisi degli oppioidi; il secondo è stato un viaggio nel Regno Unito, dove ha parlato ai bambini delle scuole elementari dell’importanza della gentilezza; il terzo è stato un incontro con un gruppo di adolescenti a Washington dedicato all’educazione nelle conversazioni online. Inoltre Trump ha tenuto due discorsi diretti agli studenti, uno dei quali in videoconferenza, sempre sul tema della gentilezza.

Secondo il Washington Post queste iniziative della First Lady sono poca cosa se confrontate con quanto fatto dalle mogli dei precedenti presidenti. È vero che solo una settimana dopo la presentazione di Be Best Trump ha subito un’operazione chirurgica a un rene, e che poi per settimane è stata convalescente: ma ci sono anche altre ragioni per cui finora le iniziative della campagna sono state limitate. La principale è che lo staff di Melania Trump è molto ridotto: per Michelle Obama e Laura Bush lavoravano 25 persone alla Casa Bianca, mentre per Trump solo una decina. È il più piccolo staff che una First Lady abbia mai avuto dai tempi di Mamie Eisenhower, negli anni Cinquanta.

Normalmente i membri dello staff sono esperti di politica che hanno lavorato per anni al Congresso e alla Casa Bianca e sanno come sfruttare l’influenza di una First Lady per fare lobbying e portare avanti con successo determinate campagne politiche. Grazie alla collaborazione con il proprio staff, nel 2010 Michelle Obama riuscì a far passare una legge per finanziare i pranzi gratuiti nelle scuole; Laura Bush ottenne invece dei finanziamenti per contrastare la diffusione dell’AIDS in Africa, mentre Hillary Clinton fece estendere i programmi federali per dare cure mediche ai bambini.

Katherine Jellison, una docente di storia alla Ohio University, ha detto al Washington Post che finora a Be Best è mancata la forza di Just Say No e di Let’s Move, e la campagna sembra mancare di contenuto. Sembra, insomma, che Trump non preveda di impegnarsi nella campagna quanto fecero le precedenti First Lady, come ha in parte confermato la stessa portavoce di Melania Trump, Stephanie Grisham. Grisham ha detto al Washington Post che lo scopo di Be Best è promuovere le organizzazioni, gli enti e i programmi che aiutano i bambini e che in futuro la First Lady potrebbe anche sostenere una proposta di legge «se pensasse che potrebbe avere un impatto reale sulle vite dei bambini». Grisham ha anche anticipato che a settembre Trump farà un «grosso annuncio», senza però scendere nei dettagli.