Il più grande crollo di sempre per un’azienda a Wall Street

Facebook ha perso il 19 per cento del suo valore in un solo giorno: perché e cosa rischia

Giovedì 26 luglio le azioni di Facebook in borsa sono crollate del 19 per cento, con una riduzione della capitalizzazione di 120 miliardi di dollari, la perdita più grande in un solo giorno per qualsiasi azienda nella storia degli Stati Uniti. Il valore di mercato della società si è ridotto in un giorno di così tanto soprattutto a causa del grande scetticismo tra investitori e analisti suscitato dai dati diffusi mercoledì sulla sua ultima trimestrale di cassa. Negli ultimi tre mesi Facebook ha mancato le previsioni di crescita dei ricavi; i suoi utenti sono cresciuti ancora, ma del valore minimo nella sua storia (e sono rimasti fermi o sono calati tra Europa e Nordamerica). I risultati erano inattesi, nonostante da due anni la società sia alle prese con scandali di vario tipo, e hanno portato al pessimismo degli ultimi giorni e alle speculazioni sul titolo in borsa.

La grande perdita di ieri era stata anticipata già mercoledì, quando Facebook aveva perso circa il 23 per cento del proprio valore in borsa nelle ore di contrattazione a mercati chiusi. In un giorno il valore di un’azione è passato da 217,50 dollari a 176 dollari. L’azienda mantiene comunque una capitalizzazione notevole e superiore ai 503 miliardi di dollari. Lo scorso marzo, nel pieno del caso Cambridge Analytica, le azioni avevano raggiunto un minimo di circa 152 dollari. Il titolo si era poi rapidamente ripreso nei giorni seguenti, con un aumento che era proseguito fino a mercoledì indicando le aspettative positive da parte degli investitori, poi disattese.

La perdita di 120 miliardi di dollari in un giorno delle azioni Facebook ha superato i crolli record giornalieri di molte aziende, comprese quelle che più patirono lo scoppio della bolla finanziaria della cosiddetta “new economy” nel 2000. All’epoca il produttore di microprocessori Intel arrivò a perdere 91 miliardi di dollari in un giorno; Microsoft arrivò a perderne 77. Entrambe le aziende sono naturalmente sopravvissute e sono ancora oggi tra le più grandi e solide del comparto tecnologico statunitense.

(Bloomberg)

La pessima giornata in borsa di Facebook ha influenzato l’andamento giornaliero delle altre grandi aziende tecnologiche, che comunque mantengono per il 2018 un andamento più che positivo. Netflix ha guadagnato da inizio anno l’89 per cento, Amazon il 55 per cento e Microsoft il 28 per cento. Gli analisti consigliano di proseguire a investire in queste aziende e nelle ultime ore vedono soprattutto con favore Amazon, che ancora una volta ha diffuso una trimestrale molto positiva.

Per la media delle aziende quotate in borsa negli Stati Uniti e non solo, in termini assoluti Facebook continua a produrre enormi quantità di ricavi grazie al suo social network e ad altre applicazioni come Instagram. Negli ultimi anni l’azienda aveva abituato gli analisti a superare quasi sempre le loro aspettative, con una crescita che fino a mercoledì scorso sembrava mantenere ritmi molto alti. È importante saperlo, per evitare di pensare che il crollo di giovedì sia il crollo di un’azienda in crisi: nell’ultimo trimestre Facebook ha prodotto ricavi per 13,23 miliardi di dollari, con un aumento del 42 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli utili sono stati di 5,1 miliardi di dollari, un aumento su base annua del 31 per cento. Il crollo c’è stato perché le previsioni di crescita erano però state più alte, e così anche quelle legate al numero di utenti che mensilmente e giornalmente accedono al social network: molti azionisti devono aver pensato che quei titoli non avrebbero mai più avuto un valore così alto, e quindi sarebbe stato opportuno venderli per realizzare un utile (e poi magari ricomprarli una volta che il titolo fosse sceso).

Andamento del numero di utenti giornalieri nel Nordamerica (Recode)

In ogni caso, sono i dati sugli utenti a preoccupare di più gli analisti e gli investitori. Gli iscritti non sono praticamente aumentati nel Nordamerica e sono lievemente diminuiti in Europa, i due mercati più importanti e redditizi per Facebook. Una crescita di utenti c’è stata a livello globale, ma in aree non ancora strategiche e dove Facebook ottiene in media 1,91 dollari dalla pubblicità per utente, a fronte dei quasi 26 che ottiene negli Stati Uniti e dei circa 9 in Europa. Gli stessi dirigenti di Facebook hanno annunciato che le cose potrebbero continuare in questo modo per qualche trimestre, mentre l’azienda riorganizza parte delle proprie attività. Questa prospettiva ha aggiunto ulteriori inquietudini che hanno contribuito al risultato di ieri in borsa.

Facebook da due anni deve fare i conti con seri problemi che hanno avuto una grande rilevanza mediatica. Per citarne solo un paio: le interferenze della Russia nelle elezioni statunitensi del 2016, effettuate anche tramite Facebook e inizialmente trascurate dall’azienda, il caso di Cambridge Analytica che ha portato alla diffusione incontrollata dei dati di milioni di iscritti al social network, mostrando le trascuratezze negli anni passati sul tema della tutela della privacy degli utenti. Facebook finora era sembrato praticamente immune a tutto questo, continuando a produrre trimestrali di cassa molto positive e superando le attese degli analisti. Le cose ora sono cambiate soprattutto per effetto della minore crescita di utenti, vista come un indizio preoccupante sul futuro di Facebook.

In molti si sono chiesti che cosa sia andato storto negli ultimi giorni per portare a un crollo di queste dimensioni del titolo in borsa. L’ipotesi prevalente è che Facebook abbia comunicato molto male i suoi ultimi dati finanziari, fallendo nel mettere in evidenza i risultati positivi e nell’offrire una prospettiva sui prossimi traguardi. Altri ipotizzano che i dirigenti dell’azienda abbiano prospettato volutamente uno scenario più pessimistico del dovuto, in modo da ridurre di molto le aspettative degli analisti e degli investitori, in vista dei prossimi mesi ancora difficili. Un’ipotesi non esclude l’altra e probabilmente è stata la combinazione di entrambe a portare a questi risultati.

Naturalmente il crollo di ieri in borsa non indica che Facebook corra un pericolo immediato o rischi di non esistere più. La società continua a essere una delle più grandi e redditizie degli Stati Uniti, ha una base di oltre 2,5 miliardi di iscritti in tutto il mondo e relazioni con aziende di ogni tipo, a partire da quelle per la pubblicità online. La società potrebbe incontrare comunque qualche difficoltà in più nel recuperare in borsa rispetto allo scorso marzo, nel pieno del caso Cambridge Analytica. Il pessimismo degli investitori sembra essersi strutturato un po’ di più e spetterà a Facebook dimostrare come intende affrontare il futuro, superando i numerosi errori che ha compiuto negli ultimi anni compromettendo la fiducia degli investitori e dei suoi iscritti.