Il Madagascar ha un grave problema di rospi

Sono arrivati negli ultimi dieci anni, sono velenosi e si riproducono in fretta: potrebbero alterare l'ecosistema e far estinguere animali locali

Un rospo comune asiatico in Madagascar (Pagina Facebook del Madagascar Fauna & Flora Group)
Un rospo comune asiatico in Madagascar (Pagina Facebook del Madagascar Fauna & Flora Group)

In Madagascar ci sono moltissimi animali e vegetali che non sono presenti da nessun’altra parte e che si sono evoluti grazie alla posizione isolata dell’isola, che si staccò dal continente africano 90 milioni di anni fa. Il suo ecosistema è però molto vulnerabile alle invasioni di specie provenienti da altri ambienti attraverso le rotte commerciali. Tra queste c’è un tipo di gamberi che si clona da sé e il rospo comune asiatico (Duttaphrynus melanostictus), che si è diffuso in Madagascar dal 2014 e di cui ora ci sono milioni di esemplari. Questo rospo è più grande e si riproduce più in fretta delle rane malgasce, e causa la morte dei serpenti e degli uccelli che lo scelgono come preda senza essere immuni al suo veleno: per queste ragioni potrebbe alterare gli equilibri della fauna e della flora del Madagascar, portando all’estinzione di specie autoctone.

I primi esemplari di rospo comune asiatico furono notati alla fine del 2013, vicino al porto di Toamasina, sulla costa orientale del Madagascar. Non si sa bene come siano arrivati, anche se si pensa che sia successo tra il 2007 e il 2010 attraverso un container proveniente dal Vietnam e aperto nell’impianto di lavorazione di nichel e cobalto della multinazionale Ambatovy. Quello che è sicuro è che i rospi trovarono un ambiente favorevole e da allora si sono riprodotte molto in fretta: oggi sono una specie invasiva, si stima che nella sola città di Toamasina ce ne siano dai 7 ai 21 milioni. Gli abitanti del Madagascar chiamano i rospi comuni asiatici “radaka boka”, cioè “rospi lebbrosi”, per il loro aspetto molto diverso da quello delle rane locali, più piccole e colorate.

I rospi comuni asiatici, come dice il loro nome, sono estremamente diffusi in gran parte dell’Asia, dal Pakistan alle Maldive, dalla Cina meridionale all’Indonesia e in gran parte del sud-est asiatico. Sono velenosi per gli animali che non si sono adattati alle tossine che producono, e quando si riproducono una femmina depone dalle 10mila alle 40mila uova in una volta. In Madagascar prima del loro arrivo non c’erano rospi ma solo specie di rane. Sono tutte più piccole dei rospi asiatici e molto meno veloci a riprodursi: alcune specie depongono non più di dieci uova alla volta.

I biologi dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) temono che i rospi asiatici possano danneggiare irreparabilmente l’ecosistema del Madagascar, dato che nel mondo le specie invasive sono la seconda maggiore causa di estinzione, dopo la distruzione degli habitat per le attività umane. I rospi potrebbero danneggiare anche la popolazione umana del Madagascar: causando una diminuzione del numero di serpenti, potrebbero portare a un aumento di quella dei ratti, notoriamente vettori di malattie come la peste bubbonica. C’è stata una diffusione della malattia nel 2017, che potrebbe essere legata alla questione dei rospi.

Già nel 2014 tra chi si occupa di salvaguardia degli ecosistemi ci si preoccupava per la presenza dei rospi asiatici in Madagascar: un gruppo di 11 scienziati scrisse una lettera pubblicata sulla rivista Nature in cui si prefigurava un «disastro ecologico» nel caso in cui la diffusione dei rospi non fosse stata fermata. Il Madagascar però è uno dei paesi più poveri del mondo: l’80 per cento della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. Per questo è difficile trovare fondi per operazioni di salvaguardia ambientale, particolarmente difficili nel caso dei rospi per la resistenza di questi animali, che possono sopravvivere a lungo senza cibo, acqua e ossigeno. La popolazione è stata invitata a uccidere i rospi con la motivazione che sono velenosi anche per le persone (anche se finora c’è stato un solo caso conclamato di morte per veleno di rospo, diversi studi fatti dicono che possa provocare arresti cardiaci se ingerito), ma questa e le altre contromisure adottate finora non sono state sufficienti e ormai ci sono troppi rospi per sperare di sradicarne la popolazione facilmente.

Secondo James Reardon, un esperto di eradicazione di specie straniere del governo neozelandese, il Madagascar avrebbe potuto sbarazzarsi dei rospi spendendo l’equivalente di 4mila euro dieci anni fa, di 406mila uno o due anni dopo, mentre per farlo oggi servirebbero molti milioni di dollari anche solo per arginare la diffusione degli animali.

In questo video, realizzato da James Reardon, si vede la cattura e la conta di rospi comuni asiatici nella zona di Toamasina:

I rospi comuni asiatici non sono un problema solo in Madagascar, ma anche in alcune isole dell’Indonesia, dove le popolazioni di anfibi locali si sono molto ridotte a causa della loro presenza e ora si teme per i draghi di Komodo, le più grandi lucertole del mondo che vivono solo sulle isole Komodo, Rinca, Flores, Gili Motang e Gili Dasami. Il timore degli scienziati è che i rospi continuino a diffondersi di isola in isola, arrivando su quelle abitate dai draghi di Komodo, e li avvelenino e causino una riduzione della loro popolazione.