Mentre qui fa un gran freddo, il Polo Nord è più caldo

E forse le cose sono collegate: la temperatura massima intorno all'Artico è molto superiore alla media, mentre i ghiacci sono sempre meno estesi

(AP Photo/David Goldman)
(AP Photo/David Goldman)

Il freddo molto intenso che stiamo vivendo in questi giorni è causato, almeno in parte, da cosa sta succedendo a migliaia di chilometri più a nord da noi, dove si sta registrando un inverno artico più caldo del solito. L’anomalia è tale da preoccupare diversi ricercatori, che stanno cercando di capire se le temperature polari sopra la media di questo periodo siano un caso o se – come ipotizzano in molti – siano legate a meccanismi più grandi relativi al cambiamento climatico. I dati per ora sono preliminari, ma comunque poco incoraggianti.

La stazione meteorologica di Capo Morris Jesup in Groenlandia, circa 700 chilometri a sud del Polo Nord, la scorsa settimana ha registrato per quasi 24 ore una temperatura sopra gli 0 °C, con una massima che ha raggiunto i 6,1 °C sabato 24 febbraio, prima di tornare a livelli più bassi. Il picco di sabato è stato di circa 7 gradi superiore rispetto alle massime che si registrano solitamente in questo periodo dell’anno. È inoltre il terzo anno di fila in cui sono registrate massime più alte del normale nell’inverno artico, il periodo polare più freddo. Le variazioni tra anno e anno sono comuni e dovute a numerosi fattori, ma il fatto che siano state registrate per tre volte di fila pone molte domande sullo stato di salute del Polo Nord e più in generale del nostro pianeta.

L’inverno artico più caldo del solito sta portando concrete conseguenze sulla quantità di ghiaccio che ricopre la zona. In rapporto a questo periodo dell’anno, i ghiacci hanno un’estensione minima tra le più marcate degli ultimi 40 anni. Temperature più alte implicano un cambiamento nei fenomeni che portano alla formazione del ghiaccio: se ne forma di più sottile, meno resistente al calore solare. Il Polo Nord non vedrà la luce del Sole fino alla fine dell’inverno, ma quando i raggi inizieranno ad arrivare il ghiaccio potrà sciogliersi più facilmente. Quest’estate potrebbe quindi esserci meno ghiaccio del solito, con una calotta polare ulteriormente ridotta.

Già da anni si assiste a una riduzione progressiva della quantità di ghiaccio nell’Artico. La NASA ha stimato che il declino attuale porti a una perdita del 13,2 per cento del ghiaccio ogni dieci anni, lasciando esposta una quantità più ampia delle acque del Mar Glaciale Artico. L’assenza del ghiaccio, che riflette i raggi solari, fa sì che l’acqua marina raggiunga temperature più alte, contribuendo a sua volta allo scioglimento dei ghiacci e ai cambiamenti climatici, che si riflettono poi sul resto del pianeta.

Variazioni nell’estensione della calotta polare (NOAA)

Le temperature registrate sopra la media e il freddo intenso in Europa sembrano dare sostegno all’ipotesi “Artico caldo, continenti freddi”, formulata da tempo da alcuni climatologi. L’idea è che il vortice polare – l’area di bassa pressione in corrispondenza del Polo che solitamente isola i venti gelidi da quelli più temperati delle latitudini più basse – stia diventando meno stabile e di conseguenza accumuli più aria calda, spingendo quella fredda a sud, verso i continenti, raffreddandoli in modo anomalo in alcuni periodi dell’anno. Il sistema è paragonabile a un gigantesco nastro trasportatore, che preleva l’aria più fredda e la spinge verso sud.

Come tutte le ipotesi, anche quella sull’Artico che si riscalda facendo raffreddare i continenti deve essere ancora confermata, e non tutti i modelli sui cambiamenti climatici la comprendono o le danno particolare importanza. L’andamento delle temperature e dei fenomeni meteorologici in Europa di questi giorni sembra comunque dare qualche indizio in più, che ora i ricercatori dovranno analizzare. Altri sono più cauti nel mettere in correlazione le temperature di questi giorni e il cambiamento climatico in generale: dicono che non ci sono elementi a sufficienza per dire con certezza che le variazioni nelle temperature artiche possano diventare più frequenti, e marcate, in un pianeta che comunque continua a diventare più caldo.

La maggior parte dei ricercatori concorda però sul fatto che le fluttuazioni delle temperature stiano avvenendo sempre più velocemente, portando a effetti repentini per quanto riguarda le condizioni meteorologiche. Mentre portano alcune aree del pianeta a raffreddarsi repentinamente, come sta accadendo in questi giorni in Europa, ne possono portare altre a scaldarsi più velocemente, come mostra la mappa qui sotto. Le temperature al di sopra della media stagionale sono indicate in rosso, quelle al di sotto in blu. Nell’immagine è evidente il grande fronte freddo sull’Europa e l’anomalia nell’Artico e nel Nordamerica orientale.

(Climate Reanalyzer)