Il malessere dei diplomatici statunitensi a Cuba è ancora un mistero

Secondo una nuova relazione medica è "una commozione cerebrale senza commozione cerebrale”, tanto che si parla anche di autosuggestione

La sede dell'ambasciata degli Stati Uniti a L'Avana, Cuba (YAMIL LAGE/AFP/Getty Images)
La sede dell'ambasciata degli Stati Uniti a L'Avana, Cuba (YAMIL LAGE/AFP/Getty Images)

A distanza di più di un anno dai primi presunti “attacchi sonori” contro i diplomatici statunitensi a Cuba, un gruppo di medici ha pubblicato una relazione che sembra essere destinata ad aggiungere nuovi dubbi, invece che risolverli. Lo studio dice che si può escludere con “un buon grado di certezza” che i sintomi siano stati causati da una sorta di “arma sonora”, ma non fornisce molte altre spiegazioni.

La vicenda dei sospetti attacchi sonori era emersa per la prima volta nell’estate del 2017, quando il Dipartimento di Stato americano aveva annunciato l’espulsione di due diplomatici cubani in risposta ad alcuni “incidenti” presso l’ambasciata statunitense a Cuba, avvenuti alla fine del 2016. In seguito era emerso che gli “incidenti” avevano provocato dei sintomi al personale diplomatico statunitense, costringendolo ad allontanarsi dall’Avana e ritornare in patria.

Le persone coinvolte avevano segnalato di avere sviluppato un forte senso di nausea, mal di testa e vertigini dopo avere sentito strani rumori e vibrazioni nelle loro abitazioni e stanze d’albergo. Temendo un attacco con una misteriosa arma sonora, l’FBI aveva avviato alcune indagini ma senza concludere molto. I suoni riferiti dai diplomatici erano acuti e ripetitivi, simili a quelli prodotti da insetti come i grilli. La loro fonte era e rimane ignota, così come quella delle vibrazioni percepite solo da alcuni.

Nell’autunno del 2017 circa 80 persone erano state esaminate dai medici, che avevano in seguito identificato 24 persone con sintomi simili. Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American Medical Association, è basato sull’analisi di 21 di quelle persone ed è stato condotto dai medici dell’Università della Pennsylvania. I pazienti hanno mostrato sintomi come difficoltà a concentrarsi, ricorrenti mal di testa e insonnia; alcuni hanno riferito di avvertire peggioramenti subito dopo l’esercizio fisico. In tre pazienti è stata rilevata una marcata perdita di udito. L’analisi per immagini del loro cervello non indica però nulla di anomalo, né tanto meno la presenza di traumi fisici. A distanza di quasi un anno dal presunto attacco sonoro, solo 7 persone su 21 sono riuscite a tornare al loro impiego a tempo pieno.

Douglas Smith, uno dei coautori della ricerca, è rimasto sorpreso dai risultati delle analisi: “È una commozione cerebrale senza che ci sia stata una commozione cerebrale”. Molti di questi sintomi si verificano di solito dopo un trauma alla testa, che però non è avvenuto nei 21 pazienti. I medici ipotizzano che la causa potrebbe essere una nuova patologia ancora sconosciuta, sviluppata condividendo le stesse condizioni ambientali a L’Avana; altri medici che non hanno partecipato alla ricerca sono più scettici e parlano di una possibile autosuggestione dei pazienti, invitando a essere più cauti.

Nello studio su JAMA si dice che non sono noti suoni che possano causare sintomi come quelli riferiti dai 21 diplomatici. Non si può quindi escludere che fossero la conseguenza di qualcos’altro, difficile da definire, ammesso che ci sia stato qualcosa. C’è chi ha ipotizzato che siano stati usati ultrasuoni o microonde, che in alcune circostanze possono causare danni al cervello.

Il problema della nuova ricerca è che si basa esclusivamente sulle informazioni fornite dai pazienti, e senza un gruppo di controllo per verificare il mancato sviluppo dei sintomi in altri esposte agli stessi suoni. Non si può quindi escludere che si tratti di autosuggestione e che altri diplomatici abbiano iniziato a sentirsi male dopo avere parlato con i colleghi, che già avvertivano mal di testa e problemi di concentrazione, che si possono anche associare al semplice stress. Gli stessi medici hanno visitato persone di cui conoscevano già i sintomi, quindi potrebbero avere involontariamente falsato alcune valutazioni. Infine, in ambito neurologico molti sintomi riferiti dai pazienti sono difficili, se non impossibili, da riscontrare oggettivamente e con esami strumentali.