Andiamo a vedere cosa c’era sotto quell’iceberg gigante

Quello grande come la Liguria che si staccò lo scorso luglio, e che per 120mila anni ha coperto dalla luce solare il misterioso fondale sottostante

Il lato occidentale dell'iceberg A-68, fotografato nell'ottobre del 2017. (Mario Tama/Getty Images)
Il lato occidentale dell'iceberg A-68, fotografato nell'ottobre del 2017. (Mario Tama/Getty Images)

La prossima settimana una spedizione di scienziati partirà per l’Antartide per esplorare il fondale marino nell’area dove lo scorso luglio si staccò l’enorme iceberg A-68, grande quattro volte la città di Londra e più della Liguria. Lo scopo della missione è vedere cosa c’è e cosa abita un ambiente totalmente sconosciuto, che ha iniziato da pochi mesi a ricevere luce solare, per la prima volta in circa 120mila anni.

La spedizione, guidata dalla British Antarctic Survey (BAS), organizzazione britannica che si occupa di ricerca scientifica in Antartide, lascerà il 21 febbraio il porto di Stanley, nelle isole Falkland, di fronte alle coste argentine. L’area esplorata è una delle più grandi piattaforme glaciali dell’Antartide, la sezione C della piattaforma Larsen, quella da cui si staccò l’iceberg A-68.

La spedizione esplorerà un ambiente che qualcuno ha definito “alieno”. Già normalmente sappiamo pochissimo delle cose che vivono e di quelle che succedono nelle grandi profondità marine e nei mari polari. In questo caso, poi, si parla di un’area enorme – 5.818 chilometri quadrati – che è stata sotto il ghiaccio per circa 120mila anni senza ricevere la luce diretta solare, e la cui vita sottostante si è dovuta adattare di conseguenza.

La missione è piuttosto urgente, perché man mano che passa il tempo l’ecosistema cambia, adattandosi alla nuova luce solare. A cambiare comunque è solo quello più superficiale, visto che l’ecosistema profondo continuerà a non ricevere luce, con o senza ghiaccio.

Il lato occidentale dell’iceberg A-68, fotografato nell’ottobre del 2017. (Mario Tama/Getty Images)

La spedizione è formata da scienziati di nove diversi istituti e università, e passerà tre settimane a bordo della nave britannica RRS James Clark Ross raccogliendo più informazioni possibili su qualunque essere vivente – plancton, crostacei, pesci e cetacei che potrebbero aver iniziato a nuotare nelle acque superficiali. Katrin Linse, a capo della spedizione, ha sottolineato che è importante raccogliere presto molti campioni prima che arrivino nuove specie marine.

Non sarà comunque facile, visto che le temperature sono in media di 15 gradi centigradi sotto zero, e ci sono enormi blocchi di ghiaccio. L’esplorazione dell’area sotto l’iceberg A-68 è la prima a essere regolata da un trattato internazionale, approvato nel 2016 dalla Commissione per la Conservazione delle Risorse Marine Viventi dell’Antartide (CCAMLR), che designa come aree speciali per le ricerche scientifiche quelle liberate dal ritiro o dal distacco della calotta polare.

Nei mesi scorsi una spedizione condotta dall’Università di Leeds aveva studiato Larsen C, analizzando i cambiamenti nel ghiaccio della piattaforma dopo il distacco dell’iceberg A-68. L’iceberg è tra i più grandi mai osservati nella storia dell’uomo, e la sua separazione dalla calotta ha modificato in parte la geografia della Penisola Antartica. Da quando è alla deriva nell’antistante Mare di Weddell, l’iceberg si è in parte rotto in pezzi più piccoli. Il suo spessore medio è stimato in 190 metri, con punti massimi che raggiungono i 210 metri e la parte fuori dall’acqua di circa 30 metri. La distanza tra Larsen C e A-68 è di diversi chilometri.

L’iceberg potrebbe smettere di allontanarsi e bloccarsi in prossimità di Larsen C: è già successo in passato che altri iceberg, seppure più piccoli, si fossero incagliati senza possibilità di proseguire la loro deriva nel medio periodo, diventando parte integrante della superficie ghiacciata che contorna la Penisola a oriente.