• Mondo
  • Giovedì 15 febbraio 2018

Una bambina di 11 anni può dare il proprio consenso a un rapporto sessuale?

Se ne sta discutendo in Francia: c'entra un modello legislativo che riconosce come tali le aggressioni sessuali solo se si sono verificate con violenza

Una manifestazione contro la violenza sulle donne, Marsiglia, 25 novembre 2017
(ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)
Una manifestazione contro la violenza sulle donne, Marsiglia, 25 novembre 2017 (ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)

Una bambina di 11 anni può dare liberamente il proprio consenso a una relazione sessuale con un uomo di 28 anni? La domanda è al centro di un caso molto discusso da qualche settimana in Francia e che, nelle ultime ore, sembra essere arrivato a una svolta. Prima di andare oltre bisogna sapere che in Francia non esiste per legge la cosiddetta “età del consenso”, cioè una soglia al di sotto della quale si considera che la minore o il minore non possano aver acconsentito all’atto sessuale. La “maggiore età” sessuale è stabilita a 15 anni: al di sotto di questa età, qualsiasi relazione sessuale con un adulto è considerata un “abuso sessuale”, ma non automaticamente uno stupro perché anche una minore di 15 anni può aver dato, secondo la legge, il proprio consenso.

Il caso di cui si discute in Francia risale al ​​24 aprile del 2017: i fatti sono avvenuti nella zona di Montmagny, a nord di Parigi, e riguardano un uomo di 28 anni e una bambina di 11 anni che sui giornali francesi viene chiamata solo con il nome proprio: Sarah. Secondo Mediapart, dieci giorni prima del 24 aprile l’uomo aveva abbordato la bambina appena uscita da scuola, le aveva fatto dei complimenti e le aveva chiesto in quale quartiere vivesse. Quattro giorni più tardi la studentessa gli aveva mostrato il sussidiario per dimostrare che aveva 11 anni. Nel terzo incontro, che è stato anche l’ultimo, l’uomo le aveva fatto nuovamente dei complimenti e le aveva proposto di seguirlo nel suo appartamento. L’uomo non aveva esercitato alcuna violenza fisica su Sarah e lei gli aveva dato ascolto. Una volta entrati insieme nell’ascensore, scrive sempre Mediapart, lui aveva cercato di baciarla. Arrivati al nono piano, le aveva chiesto di praticargli del sesso orale e lei l’aveva fatto. Poi le aveva proposto di entrare in casa, lei lo aveva seguito, lui le aveva chiesto nuovamente del sesso orale e poi di togliersi i pantaloni. A quel punto avevano avuto un rapporto sessuale completo. Non appena la bambina era uscita da quella casa, aveva chiamato la madre che aveva a sua volta chiamato la polizia.

Quando i genitori di Sarah avevano sporto denuncia per stupro, descrivendo una bambina paralizzata e incapace di difendersi, la procura – citando l’articolo 227-25 del codice penale francese – aveva affermato che non c’era stata «alcuna violenza, alcuna coercizione, alcuna minaccia, alcuna sorpresa» e aveva dunque deciso di perseguire l’uomo, che ora ha 29 anni, non per stupro ma per «abuso sessuale su una minore di 15 anni» (“atteinte sexuelle”, in francese), un reato che prevede una condanna a 5 anni di carcere, il pagamento di una multa pari a 75 mila euro e che deve essere giudicato da un tribunale penale.

L’articolo 227-25 del codice penale definisce l’abuso sessuale come un «fatto commesso da un maggiorenne, praticato senza violenza, costrizione, minaccia né sorpresa su una persona minore di 15 anni» (per “sorpresa” si intende il ricorso a uno stratagemma per sorprendere la vittima o per approfittare del suo stato di incoscienza o ubriachezza). La legge stabilisce poi che l’aggressione sessuale (“agression sexuelle”) sia costituita da ciascun abuso sessuale commesso con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa. Lo stupro e gli altri abusi sessuali commessi con violenza sono dunque aggressioni sessuali, ma la legge francese le distingue in due categorie: aggressioni sessuali propriamente dette (quando non c’è penetrazione) e stupro (quando c’è penetrazione). Lo stupro, in quanto crimine grave, deve essere giudicato da un tribunale d’assise, e se commesso su una minore di quindici anni prevede una condanna a 20 anni. Perché in generale sia riconosciuto come tale, va dimostrato da chi l’ha subito che ci sono state violenza, coercizione, minaccia o sorpresa. Nel caso di Sarah, la procura ha dunque stabilito che non si potesse parlare di stupro perché mancavano gli elementi violenti costituitivi dello stupro così come è definito dalla legge.

Per comprendere il caso di Sarah è poi importante capire come la legge francese definisce il consenso: non lo fa dicendo che cos’è il consenso in quanto tale, ma definendo che cosa è l’espressione del consenso. E l’espressione del consenso è definita in negativo: il consenso consiste cioè nell’assenza di violenza, di costrizione, di minacce o di sorpresa. Questo significa partire da una presunzione di consenso: significa prevedere la necessaria presenza della violenza e della minaccia quali mezzi di aggressione per il riconoscimento del reato stesso, e cioè che in mancanza di violenza un rapporto è tendenzialmente consensuale. Ciò che infine in Francia la legislazione attuale non permette è qualificare tutti gli atti sessuali con una minore come necessariamente perpetrati con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa: non fissa cioè un’età del consenso. Nel caso di Sarah tutto questo potrebbe significare che non essendoci stata violenza, Sarah potrebbe essere considerata consenziente.

L’uomo che ha avuto un rapporto con Sarah ha detto innanzitutto che la bambina dimostrava più anni di quelli che effettivamente aveva. Marc Goudarzian, il suo avvocato, ha ribadito che la bambina «è più grande della sua età» e che «nella mente del suo cliente, aveva 17 anni». Goudarzian ha poi detto che «l’accusa di stupro non regge», perché non c’è stata né costrizione né violenza e dunque «c’è stato un consenso esplicito da parte della ragazza»: non si dovrebbe dare credito a Sarah, ha concluso Goudarzian, perché «mente su tutto», «non è nata ieri» e ha accusato il suo cliente solo per «riscattarsi dalla sua stessa condotta».

Per Carine Diebolt, l’avvocata di Sarah e dei suoi genitori, la bambina ha invece subìto la situazione, non poteva essere consenziente, e si trovava in uno stato emotivo di profondo smarrimento. «La questione del consenso di una bambina di 11 anni non dovrebbe nemmeno essere posta», ha detto l’avvocata mettendo in discussione l’attuale legislazione. Per Carine Diebolt nel caso di Sarah sono comunque presenti tutti gli elementi che caratterizzano uno stupro: oltre alla penetrazione sessuale, ci sono la coercizione morale (derivante dalla differenza di età tra l’imputato e Sarah), la violenza («era aggressivo nell’ascensore») e la minaccia («ha minacciato di rovinare la reputazione di Sarah in città se lei avesse parlato»).

Le prime udienze, che si erano svolte al tribunale di Potoise lo scorso settembre, erano state rinviate a febbraio per una questione procedurale sollevata dalla difesa. Martedì 13 febbraio, la parte civile è riuscita a far annullare il processo e il tribunale penale si è dichiarato incompetente a trattare il caso. La decisione è stata considerata una vittoria dall’avvocata che rappresenta Sarah e i suoi genitori, perché significa che il caso sarà molto probabilmente riqualificato come caso di “stupro” e non come un semplice “abuso sessuale” e che sarà di conseguenza giudicato da una corte d’assise.

Gli argomenti utilizzati dall’avvocato difensore e dall’imputato sono stati respinti con forza dalle associazioni dei diritti delle donne, che affermano come queste posizioni vogliano in realtà – come spesso accade nei casi di violenza contro le donne – trasformare la vittima nell’accusata. Due associazioni francesi che lavorano per la tutela dei minori, e che si sono costituite parte civile nel caso di Sarah, hanno detto: «C’è un’urgente necessità di stabilire una presunzione di non-consenso nei rapporti sessuali tra persone minorenni e persone maggiorenni, proprio come è già stato fatto in quasi tutti i paesi interessati alla protezione dei loro bambini».

Nel 2005 la Corte di Cassazione francese aveva stabilito un limite al consenso, ma in modo molto vago e facendo riferimento a «un’età sufficientemente bassa» e in base alla quale la vittima «non potesse avere alcuna idea di che cosa sia la sessualità»: se la formula è facilmente applicabile a una bambina di sei anni, lo è molto meno per una bambina di 11 anni. Diversi paesi europei hanno invece una legislazione più precisa sul presunto non consenso anche se con soglie abbastanza diverse tra loro e che possono variare a seconda della situazione. In Spagna l’età minima è di 16 anni, in Grecia è di 15, in Italia di 14, solo per fare qualche esempio.

Lo scorso novembre in Francia si era discusso di un caso molto simile a quello di Sarah: un uomo accusato di aver violentato una bambina di 11 anni era stato assolto in corte d’assise perché non c’era stata violenza, né costrizione, né minaccia o sorpresa e quindi, di conseguenza, per la legge il rapporto era stato consenziente. Dopo quel caso, molto contestato, il governo aveva deciso di introdurre un’età minima per il consenso: un’età al di sotto della quale qualsiasi atto sessuale diventi automaticamente un atto imposto.

La ministra francese per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini, Marlène Schiappa, e la ministra della Giustizia, Nicole Belloubet, hanno dunque lavorato a un progetto di legge contro la violenza sessista e sessuale che tra le altre cose dovrebbe introdurre la soglia del consenso a 15 o a 13 anni. Sarà discussa dal Consiglio dei ministri il prossimo 7 marzo.

Leggi anche:
– «Tu sei una brava ragazza»: una delle cose che la scrittrice Alice Sebold si sentì dire dall’uomo che la stuprò a 18 anni
– Processo per stupro
– La polizia di New York ha risolto un caso di stupro dopo 23 anni
– Ma eri vestito così?