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Cos’è questa storia del Museo Egizio e Giorgia Meloni

Fratelli d'Italia ha accusato il museo di fare "razzismo al contrario" per un'iniziativa rivolta a chi parla arabo, con minacce di cambiare i direttori dei musei se andrà al governo

Fratelli d’Italia ha annunciato che, se vincerà le elezioni con il centrodestra e andrà al governo, provvederà alla sostituzione dei direttori dei musei nazionali italiani. L’annuncio è stato diffuso in seguito a una polemica con il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, accusato di essere “razzista nei confronti degli italiani”. La vicenda ha fatto molto discutere anche perché, nel caso di Greco, non spetterebbe al governo decidere la nomina.

L’annuncio è arrivato ad alcuni giorni di distanza da un acceso confronto tra la leader di FdI, Giorgia Meloni, e Greco. Il video del loro incontro davanti alla sede del Museo Egizio è stato molto condiviso sui social network, dove Greco ha ricevuto lodi e apprezzamenti per la pacatezza con cui ha risposto alle accuse di Meloni, spiegandole come funzionano il museo e le iniziative culturali che organizza per avvicinare la popolazione alle sue collezioni.

Il Museo Egizio di Torino è tra i musei di antichità egizie più importanti al mondo (secondo solo a quello del Cairo in Egitto per alcune classifiche), sia per la vastità delle sue collezioni sia per il loro valore, in molti casi inestimabile. Fu aperto nel 1824 e da allora ha subìto progressivi ampliamenti e modifiche ai suoi spazi espositivi, nel pieno centro della città. L’ultima grande ristrutturazione è durata quasi cinque anni e ha portato a raddoppiare la superficie espositiva, con oltre 60mila metri quadrati, e a renderla più fruibile. Grazie agli ampliamenti e al lavoro della fondazione privata che se ne occupa – su licenza del ministero per i Beni e le Attività Culturali – il Museo Egizio è da anni ai primi posti nella classifica dei musei più visitati in Italia, con più di 800mila visitatori ogni anno. I suoi successi, anche in termini economici e di gestione, si riflettono sulla città soprattutto per quanto riguarda il flusso di turisti.

Mentre si trovava a Torino per fare campagna elettorale, venerdì 9 febbraio Giorgia Meloni ha organizzato una breve protesta all’esterno del Museo Egizio per contestare una delle iniziative di marketing dell’istituzione dedicata a chi parla arabo. L’iniziativa, già sperimentata in passato, si chiama “Fortunato chi parla arabo” ed è dedicata ai “nuovi italiani”, con l’obiettivo di avvicinarli a una delle culture più importanti del mondo antico e di conseguenza alle loro radici. La promozione consente alle coppie di entrare pagando un solo biglietto e di utilizzare altri servizi del museo, come le audioguide in lingua araba. Secondo Meloni l’iniziativa è una forma di “razzismo al contrario” perché svantaggia gli italiani.

Quando ha saputo che un capannello di persone si era radunato per protestare davanti all’ingresso dell’Egizio, Christian Greco è uscito dai suoi uffici per incontrare Meloni e spiegarle le ragioni dell’iniziativa. Le ha ricordato che la cultura è universale e che il primo obiettivo dei musei è farsi visitare, cercando di avvicinare le persone meno interessate con iniziative e stimoli di vario tipo. Ha ricordato che il Museo Egizio organizza continuamente promozioni per chi non vuole o non si può permettere la spesa del biglietto intero, come per esempio sconti per le coppie il giorno di San Valentino, riduzioni in alcuni giorni della settimana e l’ingresso gratuito nel giorno del proprio compleanno.

Meloni ha ribattuto dicendo che l’iniziativa discrimina chiaramente su base religiosa, dimostrando di fare confusione tra religione e lingua parlata. Greco le ha infatti ricordato che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani: in Egitto ci sono milioni di cristiani copti, che certamente parlano arabo ma non sono musulmani. Greco ha infine elencato i successi del museo negli anni della sua direzione, ricordando che i bilanci sono in attivo e che l’istituzione non grava sulle finanze pubbliche, altra cosa che Meloni non sembrava avere molto chiara.

Forse anche in seguito al successo del video che mostra l’incontro tra Meloni e Greco, domenica 11 febbraio Fratelli D’Italia ha diffuso un comunicato di Federico Mollicone, responsabile della comunicazione nazionale del partito. Nel testo, piuttosto ambiguo, si dice che: «Una volta al governo Fratelli d’Italia attuerà uno spoil system automatico per tutti i ruoli di nomina». Nel comunicato si fa anche riferimento al direttore del Museo Egizio con uno “stia tranquillo” che a molti è sembrato minaccioso per il suo futuro all’interno dell’istituzione. In seguito a diverse agenzie e titoli di giornale che avevano attribuito la volontà di FdI di far cacciare Greco, Mollicone ha scritto un post su Facebook per chiarire la posizione del partito e il senso del suo comunicato di ieri.

FdI ha comunque definito l’iniziativa per chi parla arabo “ideologica e anti-italiana” e diversi suoi esponenti hanno fatto riferimento al museo parlando di “istituzione culturale pubblica”, dimostrando nuovamente di sapere molto poco di quello di cui parlano.

Dal 2004 la responsabilità della gestione del museo ricade sotto la Fondazione Museo delle Antichità Egizie, in seguito al conferimento in uso per 30 anni delle collezioni del museo. Della Fondazione fanno parte le amministrazioni locali dal comune di Torino fino alla Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. Al ministero dei Beni e delle Attività Culturali spetta soltanto uno dei cinque posti nel consiglio di amministrazione, proprio per rendere più equilibrata la gestione dell’organizzazione. Il governo quindi non può intervenire direttamente per rimuovere il direttore del Museo Egizio: non può farlo quello attuale, che ha dato pieno sostegno e solidarietà a Greco, e non potrà farlo un eventuale futuro governo avverso all’attuale gestione.

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