Il caso dei falsi rimborsi del M5S

Le Iene hanno mostrato come almeno due – e forse più – parlamentari abbiano truffato sui soldi che avrebbero dovuto versare al fondo del partito per il microcredito

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Il programma televisivo Le Iene ha pubblicato sul suo sito il servizio sui falsi rimborsi da parte di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle di cui i giornali parlano oramai da alcuni giorni. Nel servizio l’inviato Filippo Roma si confronta con due parlamentari del Movimento, Andrea Cecconi e Carlo Martelli, e li accusa di aver soltanto fatto finta di restituire metà della parte fissa del loro stipendio, una regola interna del Movimento con la quale viene finanziato un fondo destinato al microcredito alle imprese. Venerdì scorso, poco dopo la diffusione delle prime voci sul servizio delle Iene, Cecconi e Martelli hanno annunciato che, se saranno eletti, si dimetteranno (cosa non semplicissima, al di là delle loro intenzioni). Nel servizio delle Iene, una fonte anonima che dice di essere un ex attivista del Movimento spiega che almeno altri dieci parlamentari del Movimento 5 Stelle si troverebbero nella stessa situazione di Cecconi e Martelli.

Le Iene hanno ricostruito che Cecconi non ha versato circa 21 mila euro, mentre Martelli non ne ha versati 76 mila. La tecnica che i due parlamentari usavano era molto semplice: facevano un bonifico al fondo e caricavano una copia della presa in carico dell’operazione sul sito tirendiconto.it, usato da tutti i parlamentari del Movimento per mostrare la regolarità dei loro trasferimenti. Poi, durante le 24 ore successive, revocavano il bonifico, conservando così i soldi ma apparendo del tutto in regola con le restituzioni. Sia Cecconi che Martelli sono considerati due parlamentari molto vicini al capo politico del partito, Luigi Di Maio.

Giovedì sera, con due post su Facebook sostanzialmente identici, i due parlamentari hanno parlato di “gravi ragioni personali” e hanno annunciato che, se eletti, rinunceranno all’incarico, facendo subentrare un altro candidato del Movimento al posto loro. Una volta presentate le liste elettorali, infatti, non è più possibile ritirare la propria candidatura: i due quindi sono costretti a partecipare alle elezioni. Sia Cecconi che Martelli sono candidati in posizioni sicure e saranno quasi sicuramente eletti. I due avrebbero firmato un documento in cui si impegnano a dimettersi, ma questo tipo di impegni è sostanzialmente inutile: ci vorrà un voto del Parlamento per autorizzarli a dimettersi.

Il servizio sarebbe dovuto andare in onda durante la puntata di ieri, ma è stato bloccato per ragioni di par condicio. Secondo quanto scrive la Stampa le Iene non sarebbe un programma giornalistico – non ricade cioè sotto la responsabilità di un giornalista – e quindi rischia di commettere una violazione delle norme mandando in onda immagini di politici in periodo elettorale. Il giornalista della Stampa ed esperto di Movimento 5 Stelle Jacopo Iacoboni ha definito la decisione di non mandare in onda il servizio «opinabile» e frutto di «un’interpretazione assai restrittiva [della par condicio]».

Secondo le stime dei giornali, dal fondo del ministero dell’Economia potrebbe mancare fino a un milione di euro. Lunedì, l’agenzia Adnkronos ha scritto che i dati del ministero dello Sviluppo sui rimborsi effettivamente restituiti e quelli presentati dal M5S differiscono di 226mila euro. A questi, dice Adnkronos, vanno aggiunti quasi altri 300mila euro che mancano dalla somma totale versata dai parlamentari del M5S, e che sono compensati nei documenti del ministero dai rimborsi restituiti dai consiglieri regionali. In tutto, quindi, secondo l’agenzia mancano circa 516mila euro. A questa cifra andrebbero aggiunti anche i circa 600 mila euro provenienti dagli eurodeputati. In tutto, quindi, mancherebbe poco più di un milione di euro. I dirigenti del Movimento 5 Stelle hanno fatto sapere che presto pubblicheranno tutti i documenti relativi. Adnkronos dice di avere ricevuto conferma da alcuni dirigenti del M5S sul fatto che i rimborsi mancanti sono più alti delle cifre riportate sui giornali nei giorni scorsi (intorno ai 100mila euro).

Il servizio delle Iene, la cui fonte aveva parlato di una decina di parlamentari coinvolti, aveva sollevato dei sospetti vaghi e non circostanziati anche sui parlamentari Barbara Lezzi e Maurizio Buccarella. La prima ha scritto su Facebook che lunedì si sarebbe procurata i documenti bancari che testimoniavano che i suoi bonifici erano stati versati correttamente, mentre Buccarella non ha commentato.

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