Come Amazon ha battuto Wall Street

Negli anni ha convinto gli investitori a puntare sul lungo termine, piuttosto che cercare profitti nel breve periodo: e ha funzionato

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(AP Photo/Mark Lennihan)

Questa settimana il New York Times ha dedicato un lungo articolo a spiegare come Amazon, la più grande società di e-commerce al mondo, sia riuscita a imporre la sua visione fatta di scommesse e investimenti a lungo termine su Wall Street, la borsa americana dove invece solitamente regna il desiderio di ampi profitti a breve termine. Amazon, oggi una delle cinque società al mondo più capitalizzate, cioè che valgono di più in borsa, non ha quasi mai distribuito profitti ai suoi azionisti. La sua caratteristica, quasi unica e di cui si discute da anni è che ha sempre reinvestito i suoi guadagni nei vari business di Amazon. Ma invece che allontanarsi in cerca di guadagni più facili, gli investitori non hanno fatto che aumentare il loro interesse.

Il New York Times racconta che tra le decine di analisti di Wall Street che si occupano di Amazon ce n’è soltanto uno che consiglia di vendere le sue azioni. Si chiama Allen Gillespie ed è un socio della società di gestione finanziaria FinTrust Investment Advisors. Dallo scorso luglio, Gillespie ha classificato le azioni di Amazon sotto “vendere”, cioè consiglia ai suoi clienti di liberarsene prima che calino di valore. Gillespie non crede che Amazon si meriti davvero lo straordinario valore che è stato attribuito alle sue azioni ed è convinto che, presto o tardi, la sua bolla sarà destinata a sgonfiarsi. Nel frattempo però, da quando ha cambiato il suo avviso ai clienti, Amazon ha visto aumentare il valore delle sue azioni del 30 per cento.

Analisti ed esperti descrivono quella tra Amazon e gli investitori come una “luna di miele”. Nonostante i lunghi anni difficili passati dalla società e i periodi di crescita in cui nemmeno un dollaro di utile veniva distribuito agli azionisti, Amazon «gode di un lusso concesso a poche altre società: il margine di manovra», scrive il New York Times. Un altro analista finanziario ha definito così questo concetto: la possibilità di poter continuare a perseguire la stessa strategia in maniera continuativa, anche quando le azioni scendono o salgono.

Ma per Amazon non è sempre stato così. Durante gli anni Novanta era solo una delle numerose start-up tecnologiche in perdita, come molte aziende all’inizio della storia. Quando si quotò, nel 1997, era una società non particolarmente promettente rispetto alle altre “dot com”, le prime imprese digitali che comparvero e crebbero moltissimo di valore in quel periodo. Nel 2000 e poi nel 2001, con l’esplosione della prima bolla delle società digitali, il valore delle loro azioni crollò insieme a quello di Amazon. Ma il suo fondatore, Jeff Bezos, si era preparato meglio di molti rivali. La società aveva messo da parte capitali sufficienti a superare un lungo periodo di difficoltà. Bezos li aveva raccolti presentando progetti che sembravano sempre più promettenti mano a mano che la sua società si allargava dal settore dei libri a quello della musica e dei giocattoli.

Grazie al denaro raccolto e alla fiducia dei primi investitori, Amazon poté concentrarsi su una serie di importanti investimenti a lungo termine – su cui non si preoccupò di diffondere molti dettagli. L’investimento ha poi prodotto quella che è oggi la divisione di Amazon che genera la maggior quantità di profitti, Amazon Web Services, che si occupa di cloud computing: in breve, gestisce e affitta grossi e potenti server.

Il successo dell’operazione cloud computing è stato il punto di svolta nella storia della società. Gli investitori, scrive il New York Times, decisero che Bezos sapeva cosa stava facendo e iniziarono a fidarsi della sua strategia che aveva come unico obiettivo il lungo periodo. Oggi, gli investitori aspettano che maturino i frutti di un altro investimento, il più grande mai fatto dalla società: l’acquisto per 13 miliardi di dollari della catena di negozi alimentari Whole Foods. Come all’epoca del cloud computing, anche oggi sono pochi quelli che hanno chiaro cosa abbia in mente Bezos e come intenda far fruttare il nuovo investimento. Eppure i prezzi delle azioni continuano a salire.

Bezos nel frattempo continua ad avere un atteggiamento di grande distacco nei confronti di Wall Street. Da anni l’amministratore di Amazon non partecipa agli incontri in cui vengono discussi i risultati della società con gli azionisti. In un’intervista del 2014 disse che passava soltanto sei ore l’anno a colloquio con gli investitori e che, anche quando accetta di farlo, incontra soltanto gli investitori che hanno scommesso sul lungo periodo e che sono disposti a mantenere i loro capitali investiti anche nei periodi più difficili.

Come a ricordare costantemente la filosofia della società, Bezos invia ogni anno ai suoi azionisti, insieme alla comunicazione con i risultati economici, una copia della prima lettera che scrisse loro nel 1997, l’anno di quotazione della società. In un paragrafo della lettera intitolato “Il lungo periodo è tutto”, Bezos scrisse: «Continueremo a fare investimenti pensando alla leadership di lungo periodo, piuttosto che puntando al profitto di breve termine o tenendo conto delle reazioni immediate di Wall Street».

Secondo alcuni analisti questa potrebbe davvero essere la scelta migliore perché Amazon avrebbe di fronte a sé ancora incredibili margini per crescere. Negli Stati Uniti gli acquisti online rappresentano solo il 10 per cento di tutti gli acquisti in beni di consumo di una famiglia media, in Europa e nel resto del mondo ancora meno. Di questo dieci per cento, la metà viene incassata da Amazon: un ottimo risultato, ma anche un segnale che in teoria la società può fare molto di più. Gli analisti stimano che il mercato che Amazon potrebbe riuscire ad aggredire in futuro abbia un volume di affari totale pari a 5 mila miliardi di dollari solo negli Stati Uniti e un multiplo di questa cifra nel resto del mondo.

Anche Gillespie, l’analista scettico che consiglia ai suoi clienti di vendere le azioni Amazon, ammette che la società e il suo amministratore operano con “estrema abilità”. Ma i suoi dubbi rimangono. L’economia mondiale sta uscendo da un periodo in cui i mercati finanziari erano sommersi da grandi quantità di denaro immesse nell’economia dalle banche centrali. Tanto denaro in circolazione significa che è molto più difficile guadagnare facendo prestiti o investimenti, così i mercati sono andati alla ricerca dei modi più disparati per far fruttare i loro capitali, spesso trascurando i rischi di questo tipo di investimenti.

Secondo Gillespie Amazon è una della società che più hanno beneficiato di questa situazione. Miliardi di dollari sono stati investiti in Amazon, nella convinzione che Bezos, violando le basilari regole di Wall Street, avesse trovato una ricetta per aumentare senza limiti o quasi il valore azionario della sua società. Ma cosa accadrà, si domanda, se in futuro i regolatori americani o quelli europei decideranno che Amazon è diventata troppo grande e troppo monopolista? Oppure se stabiliranno che non paga la giusta quota di tasse?