• Mondo
  • Martedì 6 febbraio 2018

La Svezia smetterà di essere neutrale?

Dopo 200 anni senza fare guerre, l'ipotesi di unirsi alla NATO trova sempre più consensi: c'entra l'atteggiamento provocatorio e minaccioso della Russia

Soldati svedesi durante un'esercitazione militare (ANDERS WIKLUND/AFP/Getty Images)
Soldati svedesi durante un'esercitazione militare (ANDERS WIKLUND/AFP/Getty Images)

La storica neutralità della Svezia in politica estera, che dura ormai da più di 200 anni, potrebbe presto finire. Dopo non aver voluto partecipare alle due guerre mondiali del Novecento, e aver evitato di schierarsi da una parte o dall’altra nel corso della Guerra fredda, in Svezia sempre più partiti politici e pezzi di opinione pubblica pensano che sia arrivato il momento di prendere posizione e di entrare nella NATO per contrastare la minaccia proveniente dalla Russia. Della questione si sta dibattendo molto soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche, che si terranno il 9 settembre, ma per il momento non si è ancora arrivati a niente di definitivo: se le cose cambieranno, la Svezia diventerà uno dei più importanti paesi neutrali e pacifisti del mondo ad avere deciso di re-militarizzarsi.

Il problema per la Svezia è l’atteggiamento aggressivo tenuto dalla Russia in politica estera negli ultimi anni. Gli episodi preoccupanti sono stati diversi. Il più importante è stato l’annessione della Crimea nel 2014, dopo un’occupazione militare in piena regola di un paese straniero – l’Ucraina – e un referendum che in pochi nella comunità internazionale hanno giudicato regolare. Le autorità svedesi hanno confermato anche diverse violazioni avvenute ai propri confini. Nel 2014, per esempio, un sottomarino non identificato entrò nelle acque territoriali svedesi vicino a Stoccolma, la capitale: della violazione fu accusata la Russia, che però smentì, e non furono mai trovate prove per accertare il paese responsabile. Negli ultimi anni sono state inoltre diverse le incursioni di aerei militari russi nei cieli svedesi, tra cui almeno una realizzata simulando un attacco militare contro Stoccolma e il sud della Svezia.

La Svezia ragiona da tempo su come farsi trovare preparata di fronte a un eventuale attacco militare russo. Lo scorso anno il governo di centrosinistra aveva reintrodotto la leva militare obbligatoria, visto che era sempre più difficile raggiungere i 4mila volontari l’anno necessari per mantenere efficienti le forze armate nazionali. Un mese fa ha annunciato la distribuzione di opuscoli contenenti istruzioni su cosa fare in caso di guerra: come garantirsi continuo accesso ad acqua, cibo e riscaldamento, per esempio. Gli opuscoli, ha detto il governo svedese, saranno una specie di versione aggiornata di quelli fatti durate la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda e verranno consegnati a 4,7 milioni di famiglie svedesi.

Gli opuscoli per prepararsi alla guerra distribuiti dal governo svedese durante la Guerra fredda (Kungliga Inrikesdepartementet/Wikimedia Commons)

Le misure prese finora sembrano però non avere soddisfatto i sostenitori dell’entrata della Svezia nella NATO, l’organizzazione militare di difesa nata durante la Guerra fredda in funzione anti-sovietica. L’articolo più importante del trattato istitutivo della NATO è il 5, che riguarda l’automatismo dell’intervento militare in soccorso a un paese membro che è stato attaccato. L’articolo 5 dice:

«Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale»

Negli ultimi anni c’è stato un generale aumento dei consensi verso l’adesione della Svezia alla NATO: hanno cominciato a sostenerla per esempio due partiti di centrodestra che prima erano contrari – il Partito di centro e i Democratici cristiani – adeguandosi al resto del blocco delle forze di opposizione svedesi, formato anche dai Moderati e dai Liberali. In un sondaggio realizzato a inizio gennaio per il quotidiano Aftonbladet, inoltre, è emerso che il 43 per cento degli svedesi pensa che la Svezia debba unirsi alla NATO, contro il 37 per cento che si oppone (il restante 20 per cento non sa rispondere): non si era mai registrato un consenso così alto. Ci sono però ancora diverse resistenze, per lo più tra i partiti di centrosinistra al governo: resistenze che potrebbero indebolirsi in caso di vittoria del centrodestra alle prossime elezioni.