L’ex presidente delle Maldive e due giudici della Corte Suprema sono stati arrestati

Sono gli ultimi sviluppi della più grave crisi politica nel paese dal colpo di stato del 2008

Soldati pattugliano le strade a Malé, nelle Maldive. (AP Photo/ Mohamed Sharuhaan)
Soldati pattugliano le strade a Malé, nelle Maldive. (AP Photo/ Mohamed Sharuhaan)

Nell’ultimo sviluppo della crisi politica che va avanti da giorni nel piccolo stato tropicale delle Maldive, l’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom è stato arrestato in casa sua, e l’esercito ha fatto irruzione nel palazzo della Corte Suprema, arrestando due dei quattro giudici. Gayoom, che ha governato il paese dal 1978 al 2008 con un regime autoritario, è un forte critico dell’attuale presidente Abdulla Yameen, accusato da molti osservatori di voler riportare il paese in uno stato di dittatura.

Da quando giovedì scorso la Corte Suprema del paese ha ordinato al governo di scarcerare 12 parlamentari dell’opposizione accusati di corruzione e terrorismo, tra cui il primo presidente eletto democraticamente Mohamed Nasheed, nel paese ci sono state proteste represse violentemente dalla polizia. Le manifestazioni, in solidarietà dell’opposizione e contro il governo di Yameen sono aumentate quando il governo si è rifiutato di applicare la sentenza della Corte Suprema, come aveva promesso inizialmente.

Ieri Yameen ha dichiarato uno stato di emergenza di 15 giorni, che tra le altre cose ha previsto la sospensione dell’autorità della Corte Suprema. Le motivazioni degli arresti dei giudici Abdulla Saeed e Ali Hamid non sono state rese pubbliche. La sentenza arrivata la settimana scorsa, oltre a prevedere la scarcerazione degli oppositori di Yameen, ha deciso che dodici parlamentari che erano passati all’opposizione e per questo esautorati dei propri poteri potranno reinsediarsi in parlamento. Il governo vuole impedire l’attuazione della sentenza, anche perché se questo avvenisse l’opposizione otterrebbe la maggioranza al parlamento.

Yameen è il presidente delle Maldive dal 2013. È il fratellastro di Gayoom, che fu succeduto da Nasheed, eletto democraticamente e deposto nel 2012 a seguito di quello che lui definì un colpo di stato. Di fatto, ci furono una serie di manovre parlamentari contro il suo governo, l’esercito occupò strade e piazze e Nasheed fu costretto a dimettersi. Nel 2015 poi fu condannato con l’accusa di terrorismo: una sentenza ingiusta secondo la comunità internazionale, che aveva garantito a Nasheed l’asilo politico nel Regno Unito.

Da quando Yameen è diventato presidente ha spesso usato l’accusa di terrorismo per incriminare i suoi avversari politici, oltre a limitare la libertà di parola e l’indipendenza del sistema giudiziario, e secondo gli osservatori internazionali il paese ha il rischio di tornare a essere una dittatura. Lo scorso luglio alcuni militari in borghese occuparono il Parlamento per evitare una mozione di sfiducia contro il presidente della camera, uno stretto alleato di Yameen. Nasheed ha detto a BBC che tornerà alle Maldive e si candiderà alle elezioni che dovrebbero svolgersi quest’anno.