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  • Sabato 3 febbraio 2018

Il dibattito sulle “grid girls” della Formula 1

La cancellazione del loro ruolo è stata apprezzata da molti e criticata da altrettanti: diverse di loro hanno protestato per aver perso un lavoro ben pagato e che amavano

Una grid girl davanti all'automobile del pilota neozelandese Brendon Hartley, di Red Bull Toro Rosso Honda, al Gran Premio di Formula 1 del Brasile del 12 novembre 2017 (Peter Fox/Getty Images)
Una grid girl davanti all'automobile del pilota neozelandese Brendon Hartley, di Red Bull Toro Rosso Honda, al Gran Premio di Formula 1 del Brasile del 12 novembre 2017 (Peter Fox/Getty Images)

Dopo che il 31 gennaio Liberty Media, la società proprietaria della Formula 1, ha annunciato che dal prossimo campionato non ci saranno più le cosiddette “grid girls”, cioè le giovani donne che prima dell’inizio di un Gran Premio stanno sulla griglia di partenza, spesso con un ombrello in mano, è nato un acceso dibattito sulle conseguenze della decisione. Tra le prime persone che se ne sono lamentate ci sono molte grid girls: sui social network hanno difeso la propria scelta di fare quel lavoro, hanno detto di essere sempre state ben pagate e trattate con rispetto e hanno accusato «i femministi» di avergli fatto perdere il lavoro. Molti altri hanno accusato Liberty Media di aver cancellato una tradizione.

https://twitter.com/laurenjadepope/status/958751588419620864

«Per colpa di questi femministi abbiamo perso il nostro lavoro! Sono stata una grid girl per otto anni e non mi sono mai sentita a disagio! Amo il mio lavoro, non lo farei se non lo amassi! Nessuno ci obbliga a farlo! È una nostra scelta».

«”Pezzi di arredamento seminudi”, “donne sessualizzate”, “provocanti”, “non permetterei mai a mia figlia di indossare i vestiti delle grid girl”… Sono solo alcuni dei commenti che ho letto oggi e dimostrano che le persone non sanno di cosa parlano visto che questi sono i vestiti che ho indossato in cinque anni in Formula 1».

«Amo il mio lavoro. Sono rispettata, ben pagata e fiera di rappresentare la scuderia per cui lavoro. Non è giusto che qualcuno, figurarsi i “femministi”, giudichi il nostro lavoro dato che stanno rendendo molte donne disoccupate. Dov’è l’eguaglianza e l’empowerment qui?».

Tra le persone che hanno criticato la decisione di cancellare il ruolo delle grid girls ci sono anche l’ex capo di Formula 1 Bernie Ecclestone, che ha accusato i nuovi proprietari del campionato di «moralismo», e l’ex pilota e tre volte campione del mondo di Formula 1 Niki Lauda, che ha definito la fine delle grid girls «stupida» e «contro le donne». Parlando con il quotidiano austriaco Der Standard Lauda ha detto: «Questa decisione è stata presa dagli uomini e riguarda la sorte delle donne. Non aiuterà in alcun modo la Formula 1 e di sicuro non le donne. Quanto sono stupidi? Sono matti?». Secondo Lauda le grid girls sono una parte essenziale dello spettacolo dei gran premi e il loro ruolo non è in contraddizione con la maggiore presenza di donne in ruoli dirigenziali all’interno di Formula 1. Lauda ha anche detto che spera che la decisione possa essere rivista e che ad esempio si possano affiancare dei giovani uomini alle giovani donne che stanno sulla griglia di partenza.

Non solo nel campionato di Formula 1 ci sono le grid girls: ruoli simili ci sono in molte altre competizioni sportive, ad esempio nella MotoGP, dove tendenzialmente le grid girls hanno abiti più succinti. In questa foto ci sono tre grid girls della MotoGP, il 6 agosto 2016, per il Gran Premio della Repubblica Ceca (Mirco Lazzari gp/Getty Images)

In realtà le grid girls non ci sono sempre state: il primo campionato di Formula 1 fu nel 1950, e comparvero solo all’inizio degli anni Novanta. Inoltre, come ha scritto la giornalista sportiva britannica Jennie Gow, in passato le grid girls non erano come quelle di oggi, ma usavano anche la loro personalità e non solo il loro aspetto fisico per rappresentare la scuderia per cui lavoravano. Negli anni Novanta, per esempio, la modella inglese Katie Price rappresentò la scuderia Jordan facendosi chiamare a sua volta “Jordan” e diventando nota come personaggio televisivo trasgressivo (tra le altre cose ha vinto l’edizione britannica del Grande Fratello VIP del 2015). Le grid girls del 2017 invece sono presenti sulla pista sostanzialmente solo per essere guardate e fotografate. Secondo Jennie Gow non ci sarebbe nulla di sbagliato nella loro presenza, se il loro ruolo promozionale non fosse legato esclusivamente al loro aspetto fisico.

Liberty Media ha motivato la decisione di eliminare il ruolo delle grid girls dicendo che non è in linea con l’immagine del marchio Formula 1 che sta cercando di costruire da quando ha acquisito la proprietà del campionato nel 2016. Tra i recenti cambiamenti subiti dal campionato c’è stato anche quello del logo, e altre modifiche di carattere grafico avverranno nel corso della prossima stagione.

Tutte le persone che hanno commentato la cancellazione del ruolo delle grid girls hanno legato la decisione al più generale dibattito sulle molestie sessuali subite dalle donne sul posto di lavoro iniziato con le accuse nei confronti del produttore cinematografico Harvey Weinstein e il movimento #metoo. Il campionato automobilistico non è stato la prima organizzazione sportiva a riconsiderare la presenza di giovani donne scelte in virtù del loro aspetto fisico nelle proprie manifestazioni: il 27 gennaio la Professional Darts Corporation (PDC), la federazione sportiva britannica che organizza varie competizioni mondiali di freccette, aveva annunciato che nei propri campionati i partecipanti non saranno più accompagnati alle postazioni di lancio da giovani donne che indossano tacchi alti e abiti corti, le cosiddette “walk-on girls”. Come nella Formula 1, il ruolo di queste donne era rendere più attraenti le competizioni per il pubblico, prevalentemente maschile. Il presidente della PDC Barry Hearn, in disaccordo con la decisione, l’ha criticata incolpando «la brigata progressista».

Il giocatore di freccette inglese Phil Taylor saluta i propri fan affiancato da una “walk-on girl” durante il William Hill PDC World Darts Championship, il 15 dicembre 2017, a Londra (Linnea Rheborg/Getty Images)

Dopo la decisione della PDC Women’s Sport Trust, un’organizzazione no profit fondata nel 2012 nel Regno Unito per aumentare la visibilità degli sport femminili e promuovere la presenza di nuovi modelli di atleti, aveva invitato altre organizzazioni sportive (tra cui quelle del ciclismo e della boxe) a imitarne l’esempio dicendo che «il pubblico di molti eventi sportivi è portato ad ammirare gli uomini forti e di talento che prendono parte alle competizioni, mentre il ruolo delle donne nelle stesse è basato solo sul loro aspetto fisico». Secondo il Women’s Sport Trust è importante che le donne non siano considerate un semplice «abbellimento» nelle manifestazioni sportive, cosa che rafforza dei vecchi stereotipi e dà alle ragazze un esempio sbagliato delle cose a cui aspirare.

Dopo l’annuncio sull’analoga decisione della Formula 1, il Women’s Sport Trust ha diffuso un comunicato:

«Non è questione di femministi contro modelle, che sembra la chiave di lettura con cui molti hanno voluto interpretare questa storia. Questi cambiamenti stanno avvenendo perché le società di tutto il mondo stanno facendo delle scelte ponderate sul modo in cui le donne devono essere apprezzate e rappresentate negli sport nel 2018. Per questo meritano un elogio».

Il Guardian ha intervistato varie persone sulla vicenda, tra cui la modella Melissa James, che ha fatto la grid girl per otto anni e in un’occasione è stata anche una walk-on girl. James ha detto: «I piloti preferiscono non parlare con i giornalisti e con i fan, vogliono stare nel loro mondo. È a quel punto che interveniamo noi. Stiamo lì e parliamo con i fan, gli vendiamo l’esperienza. Non si tratta solo di stare in piedi sull’asfalto». James ha anche detto di non considerare questo lavoro sminuente e di non essere mai stata molestata. Nello stesso articolo è citata la giornalista Beverley Turner, che seguì la Formula 1 dal 2001 al 2003 e scrisse un libro sugli aspetti negativi del campionato. Secondo Turner: «Le grid girls vengono condotte fuori, un po’ come capi di bestiame, poco prima della corsa e stanno vicino alle automobili con un ombrello o un cartello numerato in mano. I meccanici pizzicano loro il sedere, i fotografi si siedono per terra dietro di loro per fotografarle da dietro o da sotto le gonne. Loro devono ridacchiare e fare finta che sia ok».

Un’opinione ancora diversa è quella di Eve Livingston, che in un articolo d’opinione sempre sul Guardian ha detto che il dibattito sulle grid girls è una distrazione dalle questioni più importanti che riguardano le donne e il mondo del lavoro. Tra le altre cose Livingston ha scritto che al centro del dibattito non ci dovrebbe essere né l’oggettificazione del corpo delle donne e nemmeno il loro empowerment o «qualche intrinseco diritto di essere sexy», ma le questioni più ampie della disparità salariale per genere e delle molestie sul luogo di lavoro.