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  • Mercoledì 31 gennaio 2018

C’è un pezzo del Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano

Fino al 24 giugno è al Museo Bagatti Valsecchi, di cui si parla anche nell'omonimo romanzo dello scrittore premio Nobel

Una delle vetrinette del Museo dell'innocenza di Orhan Pamuk, in cui sono organizzati gli oggetti che gli hanno fatto costruire la trama di uno dei suoi romanzi (Museo Bagatti Valsecchi)
Una delle vetrinette del Museo dell'innocenza di Orhan Pamuk, in cui sono organizzati gli oggetti che gli hanno fatto costruire la trama di uno dei suoi romanzi (Museo Bagatti Valsecchi)

Il Museo dell’innocenza è un museo di Istanbul, in Turchia, aperto nel 2012 dallo scrittore premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk. Porta lo stesso nome di un suo romanzo perché libro e museo sono stati pensati e costruiti insieme da Pamuk, a partire dagli anni Novanta: gli oggetti esposti nel museo, raccolti nel tempo tra negozi dell’usato e case di amici, sono serviti a Pamuk per costruire la storia d’amore al centro del romanzo. Dopo essere stata esposta in altre città europee negli ultimi anni, una parte del Museo dell’innocenza è arrivata a Milano: fino al 24 giugno sarà al Bagatti Valsecchi, una casa museo ottocentesca che si trova nel Quadrilatero della moda e che è citata anche in Il museo dell’innocenza perché il protagonista la visita più volte, anche il giorno prima di morire.

Il Museo dell’innocenza è composto di 83 vetrinette numerate, una per ogni capitolo di Il museo dell’innocenza, che contengono oggetti di vario genere e fotografie, in alcuni casi organizzati come in un diorama, in altri – come nella vetrinetta 49 in cui si vede un lavandino – come un pezzo di casa. Chi ha letto Il museo dell’innocenza può riconoscere una serie di oggetti nominati nel romanzo, oltre a molti panorami di Istanbul che vi vengono descritti.

La disposizione di alcune delle vetrine del Museo dell’innocenza esposte al Bagatti Valsecchi di Milano
(Paola Meloni/Museo Bagatti Valsecchi)

Non è indispensabile aver letto il libro per apprezzare l’esposizione, che si può osservare provando a interpretare il significato e l’uso degli oggetti come in una Wunderkammer, una “camera delle meraviglie” che dal sedicesimo al diciottesimo secolo alcune persone facoltose appassionate di collezionismo mettevano insieme raggruppando manufatti, resti animali e vegetali per qualche ragione stupefacenti.  È però utile conoscere per sommi capi la trama del romanzo di Pamuk: il protagonista e narratore Kemal racconta la storia della sua vita e del suo amore con Füsun, una sua lontana parente di cui si innamora da giovane, da cui a un certo punto si separa per non aver dato abbastanza importanza ai suoi sentimenti per lei, pur rimanendole legato fino alla morte.

Le teche che compongono il Museo dell’innocenza sono interessanti non solo per l’esperimento realizzato da Pamuk nella costruzione contemporanea di romanzo e museo, ma anche per l’idea di “museo” che lo scrittore ha cercato di trasmettere con questa sua particolare opera. Lo stesso Pamuk lo spiega in Un modesto manifesto per i musei, un elenco di 11 idee sul tipo di musei davvero necessari, presente nel catalogo del Museo dell’innocenza di Istanbul, L’innocenza degli oggetti, ed esposto anche al Bagatti Valsecchi. Il primo punto di questo manifesto dice:

«I grandi musei nazionali come il Louvre o l’Ermitage hanno preso forma e sono diventati una meta turistica irrinunciabile con l’apertura dei palazzi imperiali e reali al pubblico. Queste istituzioni, ora simbolo nazionale, presentano la storia di una nazione – la Storia insomma – come di gran lunga più importante delle storie dei singoli individui. Eppure queste ultime sono molto più adatte a documentare la nostra umanità in tutta la sua complessità».

L’ultimo punto invece dice:

«Il futuro del museo è dentro le nostre case».

Il Museo Bagatti Valsecchi è una casa costruita nell’Ottocento per somigliare a un palazzo nobiliare rinascimentale: quello che si vede visitandolo sono oggetti di uso quotidiano, dai giocattoli per bambini ai cappelli a cilindro indossati dagli uomini. Leggendo il manifesto di Pamuk sui musei è chiaro perché allo scrittore piaccia molto al punto che in una delle ultime pagine di Il museo dell’innocenza, quando la voce del narratore è quella dello stesso scrittore inserito nella storia come un personaggio, dice: «Il signor Kemal, che alla sua morte aveva visitato 5.723 musei in tutto il mondo, approfittava di ogni occasione per recarsi al Museo Bagatti Valsecchi di Milano: o meglio, per “viverlo”, come diceva lui, perché era “uno dei cinque musei più importanti della mia vita”».

Il Museo Bagatti Valsecchi è aperto da martedì a domenica dalle 13 alle 17.45. Si può fare una visita guidata della parte del Museo dell’innocenza che ospita in alcuni sabati: il 24 febbraio, il 24 marzo, il 21 aprile, il 26 maggio e il 16 giugno, sempre alle 15.30. Il Museo organizza anche un laboratorio per bambini ispirato al Museo dell’innocenza in programma per il primo sabato del mese da febbraio a giugno: nel laboratorio i bambini saranno guidati nella realizzazione di una scatola dei ricordi simile alle vetrinette di Pamuk, usando «alcuni oggetti speciali», come biglietti di ingresso al cinema, disegni o fotografie, piccoli giocattoli.