Qualcomm è stata multata per 997 milioni di euro dalla UE

È accusata di avere violato le leggi sulla concorrenza, pagando Apple per ottenere l'utilizzo in esclusiva di alcuni suoi componenti negli iPhone

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

La Commissione Europea ha emesso una multa da 997 milioni di euro nei confronti di Qualcomm, società statunitense tra i più grandi produttori di processori e altri componenti per dispositivi mobili. L’azienda è accusata di avere violato le leggi per la libera concorrenza in una serie di accordi stretti con Apple. Secondo l’indagine della Commissione, Qualcomm pagò svariati miliardi di dollari tra il 2011 e il 2016 ad Apple per assicurarsi che la società utilizzasse in esclusiva i suoi componenti per la ricezione del segnale 4G negli iPhone. La Commissione dice che in questo modo “nessun rivale poteva fare concorrenza a Qualcomm in questo settore di mercato, a prescindere dalla qualità dei propri prodotti”. Questa pratica non è lecita nell’Unione Europea e di conseguenza Qualcomm è stata multata.

Una multa da quasi un miliardo di euro non è mai una buona notizia per un’azienda, ma non lo è ancora di più per Qualcomm, che sta attraversando un periodo molto complicato. Apple le ha fatto causa accusandola di non avere rispettato alcune licenze legate a componenti elettronici. Sul piano aziendale e finanziario, Qualcomm sta cercando inoltre di resistere a un’offerta di acquisto non richiesta pari a 130 miliardi di dollari da parte di Broadcom, altro grande produttore di componenti e sistemi di telecomunicazioni.

Qualcomm ha inoltre problemi legati alla sue quote di mercato, che continuano a ridursi, complici il successo di processori di altre marche compresi quelli di Intel, da non molto nel settore mobile. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, Qualcomm ha visto una riduzione del 90 per cento dei propri utili. La società è inoltre impegnata nella difficile acquisizione di NXP, produttore olandese di microchip, ancora in attesa delle autorizzazioni necessarie da parte dell’antitrust.