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  • Lunedì 22 gennaio 2018

Lo shutdown del governo degli Stati Uniti è finito

I Democratici hanno accettato una legge che finanzierà i servizi statali fino all'8 febbraio, in cambio i Repubblicani si occuperanno dei "dreamers"

Il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell dopo il voto per mettere fine allo shutdown, il 22 gennaio 2018 (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)
Il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell dopo il voto per mettere fine allo shutdown, il 22 gennaio 2018 (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

Il Senato degli Stati Uniti ha votato per mettere fine allo “shutdown”, cioè all’interruzione dei finanziamenti per tutti i servizi statali che era iniziata venerdì scorso a causa del mancato accordo tra Democratici e Repubblicani su una legge per stabilire le destinazioni del budget federale. I senatori Democratici hanno accettato di votare una legge che finanzierà il governo fino all’8 febbraio, in cambio della promessa dei Repubblicani di occuparsi dei cosiddetti “dreamers”, circa 700mila immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini, portati dai propri genitori, che erano protetti da un programma dell’amministrazione Obama, il DACA (“Deferred Action for Childhood Arrivals”), che Trump aveva deciso di cancellare lo scorso settembre.

Era il punto su cui i Democratici insistevano da giorni, e intorno al quale si erano concentrate delle intense trattative con i Repubblicani, complicate da un’iniziale rifiuto di entrambe le parti al compromesso e dalle accuse reciproche di avere causato lo shutdown. La chiusura del governo è però un evento che ha delle gravi conseguenze sull’economia dello stato e sulla vita quotidiana dei cittadini, ed entrambi i partiti erano interessati a riaprire i finanziamenti il prima possibile. Dopo il voto al Congresso (il passaggio alla Camera era scontato, vista l’ampia maggioranza dei Repubblicani), la legge è stata prontamente firmata dal presidente Donald Trump e lo “shutdown” è finito: entro l’8 febbraio, però, dovrà essere votata una nuova legge non a carattere temporaneo.

Donald Trump – che negli ultimi giorni aveva apertamente accusato i Democratici di tenere in ostaggio il governo degli Stati Uniti rifiutandosi di approvare la nuova legge di bilancio – ha trattato l’accordo temporaneo come una grossa sconfitta per i suoi avversari.

In cambio del voto di ieri, i Democratici hanno accettato una promessa da parte del capo dei Repubblicani al Senato – Mitch McConnell – di arrivare entro febbraio a un voto sulla riforma dell’immigrazione necessaria per garantire protezione ai cosiddetti “dreamers”. Fino ad ora la riforma – che è sostenuta anche da Donald Trump – è rimasta ferma perché la Casa Bianca ha sempre chiesto che includesse anche dei nuovi finanziamenti per la polizia di frontiera, un punto su cui i Democratici si sono sempre opposti.

Cos’è lo shutdown e come ci si era arrivati

Tutte le attività del governo federale statunitense richiedono dei fondi garantiti ogni anno dal Congresso con una legge. Il budget del governo si era già esaurito diverse settimane fa, ma in mancanza di un accordo politico si era andati avanti con delle estensioni temporanee, fino ad arrivare alla scadenza del 19 gennaio, quando lo shutdown era cominciato: non succedeva dal 2013. Giovedì la Camera aveva approvato una legge di finanziamento della durata di un mese, che i Democratici al Senato avevano però da subito detto di non volere, perché non soddisfaceva le loro richieste sulle questioni relative all’immigrazione. Per questo non avevano votato in favore al Senato, bloccando la proroga dei finanziamenti statali e causando la “chiusura” del governo.